38. XXX Chapter

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Aveva un ampio cancello in cui si intravedeva la distesa enorme di verde all'interno. Aveva fiori qua e la, piante di colori tutti diversi, una siepe che nascondeva tutto quel bel vedere e che dava quel pizzico di privacy che tutti desideravano.

«Ti piace?»

«È stupenda Lou»

«Vieni, entriamo» mi cinse il fianco e mi portò avanti, fino ad arrivare alla porta principale. C'erano due sentieri, uno che arrivava al garage e l'altro alla porta. Erano fiancheggiati da enormi fiori che facevano sembrare tutto ciò ancora più bello.
«È bellissimo» sussurrai tra me e me.

Lou prese le chiavi dalla tasca posteriore e aprì la porta facendo scivolare le chiavi nella serratura.
«Come fai ad avercele?» chiesi in tono interrogatorio, forse un po' troppo.

«Me le ha date quella dell'agenzia immobiliare, ci tenevo la vedessi anche tu» rispose senza far caso al mio tono.

Rimasi sbalordito dall'immensa casa che mi trovai davanti. Era rivestita di un moderno lussureggiante, vi era un ampio divano ad angolo davanti a noi, preceduto da un tappeto color grigio scuro, davanti c'era un camino, un bellissimo camino. Mi scrollai di dosso la mano di Louis e feci un passo in avanti cercando di capircene qualcosa. La cucina ad angolo era bianca, grigia e nera, tutta lucida ed un tavolo attaccato ad essa.

«La casa era già arredata, i proprietari erano moglie e marito e hanno vissuto qui per pochi anni, fino a quando hanno divorziato»

«È perfetta Louis»

«Vieni, ti faccio vedere una cosa» mi prese la mano e mi diresse sopra le scale, nell'ultima stanza.

Le candele riaffioravano sopra i comodini marroni, c'era un grande letto con al soffitto un grande quadro tutto colorato, contrastava il colore della camera. Un armadio a due ante era davanti ad esso. Wow.

«Lou..»

«È la mia camera preferita, è perfetta»

«La nostra camera» sussurrai tra me e me.

«Si» mi prese i fianchi e se li portò a sé.
«La nostra casa» mi baciò le labbra.

«Allora?» mi chiese mentre aprì la portiera della macchina. «Cosa ne pensi?» chiese sorridendo, con aria nervosa.

«La amo Lou. È solo che..» mi bloccai e spostai lo sguardo verso il basso.
«Come faremo a pagarla?»

«Te l'ho detto, mio padre ha creato un conto per me in banca, prenderemo i soldi da li per adesso»

La suoneria del suo cellulare fece distrarre entrambi.

«Pronto?»
Il suo viso non era lo stesso. Divenne pallido, la sua mano divenne un pugno stretto, difficile da non notare. Mi lanciò un'occhiata e si rigirò con lo stesso sguardo. Era preoccupato. Cos'aveva?

Mise in moto la macchina e sfrecciò a casa mia guardando dritto, due occhi fissi sulla strada. Due occhi terrorizzati, labbra serrate, mani dure sul volante.

«Chi era al telefono?» ero sbigottito, chi o che cosa poteva avergli cambiato l'umore così tanto?

«Non era nessuno Harry. Niente di preoccupante. Davvero» la sua bocca si incurvò in un mezzo sorriso finto.

«Devo andare a casa. Ti vengo a prendere domani mattina»

Non risposi. Eravamo una coppia e avevo il diritto di sapere cosa cavolo fosse successo, sopratutto se era la causa del suo atteggiamento. Dovevo farci quattro chiacchiere, non poteva permettersi di trattarmi così, come un oggetto. Venirmi a prendere e portarmi a casa quando voleva lui. Non lo avrei accettato una seconda volta.

Mi distesi sul divano con un bel the caldo, era una cosa rilassante in quei casi. Accesi la tv girovagando tra i canali, non c'era niente di interessante così decisi di spegnere tutto e di dedicarmi al silenzio più totale. I miei genitori non c'erano e sinceramente stavo meglio così, non avevo voglia di vederli, non avevo voglia di parlare. In un certo senso mi sentivo solo e se ci pensavo bene era veramente così. Per Louis ero solo un oggetto e questo mi faceva stare male, molto male, era l'unica persona di cui mi potevo fidare ciecamente ma quel comportamento mi faceva pensare a ben altro.

Andai a scuola da solo, decisi di dirigermi verso la mia classe in anticipo, per evitare di vederlo. Doveva capire quanto ci fossi rimasto male.

«Harry!» John mi abbracciò amichevolmente con aria insolita.
«Tutto bene?» chiese staccandosi da me e sedendosi successivamente nella sedia.

«Si,va tutto benissimo» sul giornale tempo fa avevo letto che quando una persona sta dicendo una bugia non guarda mai dritto negli occhi, cerca sempre di distogliere lo sguardo guardando in alto, in basso, ai lati.
"Guardalo negli occhi. Guardalo negli occhi".

«Dai siediti, oggi sarà una giornata lunga»

"E quando non lo è?" Alzai un sopracciglio e mi accomodai.

A ricreazione mi sedetti al solito posto, con la speranza di vederlo e di potergli parlare.

Eccolo arrivare davanti al bancone della mensa e dirigersi verso di me.

"Mantieni la calma".

«Ciao» mormorai.

«Ciao» ribatté.

Un minuto di silenzio.

«Non mi hai aspettato stamattina» disse con tono accusatorio.

«Avrei dovuto?» chiesi già agitato.

Alzò le spalle.
«Pensi che sia un oggetto?» stavo scoppiando.
«Pensi di poter far di me quello che vuoi? Venirmi a prendere e poi riportarmi a casa senza una minima spiegazione?»

«Abbassa la voce, ci stanno guardando tutti» disse guardandosi intorno.

Nel culmine della mia rabbia, nel momento in cui lo stavo per abbattere con le mie ragioni, mi prese la mano e mi tirò lungo il corridoio, seguiti da migliaia di occhi.

«Scusami ok?» si mise la mano nei capelli esasperato. «Ho solo bisogno di stare con te e di non doverti riportare a casa ogni santo giorno»

«Questa non è una motivazione» gli feci notare.

«Lo so, scusami Harry»

Come potevo restare arrabbiato? Lo amavo talmente tanto che non sapevo nemmeno che pesci pigliare. Anche questa volta l'aveva passata liscia. Oh Louis.

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«Complimenti, l'acquisto della casa è stato effettuato con successo»

"Oh merda"

Obsession || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now