21. XIII Chapter

11.9K 785 125
                                    

In lontananza sentivo un ambulanza.
Nonostante la mia scarsa vista riuscii a intravedere una sagoma, aveva le mani rigide e le braccia tremendamente forti. Ricordo che mi stava tirando su dal duro asfalto, ad un certo punto sentii una sensazione di vuoto, come se stessi volando, ed invece no, mi stava solamente portando in braccio, verso l'ambulanza che sentivo sempre più vicina.
«Non preoccuparti, ci sono io adesso»- la sua voce si fece sentire come un sussurro ed io mi sentii finalmente al sicuro. Il suono si bloccò e una serie di voci sentii provenire da tutte le parti. Ero tra le braccia di quel ragazzo e i paramedici gli ordinarono di mettermi nella barella.

Persi i sensi.

Ricordo poco del resto della serata. Ero entrato in ospedale e c'era un lungo corridoio che portava ad una grande porta. Cosa mi avrebbero fatto? Avevo paura, ancora.

Persi i sensi di nuovo.

Mi svegliai in uno scomodo letto ad una piazza, l'odore dell'ospedale si faceva sentire ed era così rivoltante. Mi guardai intorno, avevo una flebo attaccata al polso sinistro e un aggeggio attaccato al dito indice, forse serviva per la pressione, ma non ne ero sicuro. Non potei non notare la persona di fianco a me, aveva il volto che guardava in basso, le mani negli occhi e capii solo dopo che era Louis. Non riuscivo ancora a parlare e provai a fare dei movimenti per fargli capire che ero sveglio, stavo bene.

Più o meno.

Vidi la sua faccia piena di lacrime, aveva pianto per tutta la notte ed io mi sentivo così in colpa.
«Amore, sei sveglio finalmente»- con le mani si asciugò gli occhi, sperava che non lo vedessi in quello stato. Accennai un sorriso e provai ad allungare la mano per prendere la sua. «Mi hai fatto spaventare, Harry»- disse con le lacrime agli occhi,«Appena ho ricevuto quella chiamata ho subito pensato che ti avrei perso». Era bello avere qualcuno a cui importava di te.
«Il sangue cattivo non muore mai»- sogghignai cercando di finire la frase senza sembrare troppo ebete. Sorrise e quello per me era l'obbiettivo principale.
Si alzò dicendomi che sarebbe andato a chiamare mia madre, anche lei era li da tutta la notte e si stava riposando nelle sedie della sala d'attesa. Avevo sonno. Molto sonno.
Non ricordavo niente di quello che era successo, nella mia mente echeggiò secondo per secondo quella macchina, era impossibile che non mi avesse visto, non c'era ne buio ne nebbia. Perché mi aveva investito?
«Harry, come stai?»- chiese preoccupata mia madre appena mi vide sveglio, assorto dai pensieri. Riuscii solo a dire «Sto bene», non sapevo come veramente mi sentivo, ero ancora frastornato.
Entrò il dottore seguito da una bionda infermiera con un blocco appunti in mano.
«Il signor Styles ha perso i sensi per tutta la notte, è normale si senta così adesso. Tornerà a casa nel pomeriggio se non presenterà traumi o ulteriori svenimenti. Ora è bene che dorma, deve riposare»-

«Louis vuoi che ti porta a casa? Verremo a prendere la tua macchina in mattinata, sarai stanco immagino»- mia madre in momenti come questi riusciva sempre ad essere gentile e premurosa.
«Non si preoccupi signora, starò qui per il resto della notte, lei vada pure a casa, controllerò io suo figlio». Era stanca, si vedeva, e aveva bisogno di andare a letto, così, dopo averla convinta ritornò a casa con la promessa che sarebbe ritornata in mattinata verso mezzogiorno.
«Ora riposati Harry, hai bisogno di dormire. Io starò qui di fianco a te e se c'é qualcosa che non va basterà un cenno»- Louis cercava di farmi stare meglio e ci riusciva, non so come ma ci riusciva. Mi prese la mano, se la portò alla bocca, le diede un bacio e mi diede la buonanotte.
Mi addormentai con la sua mano nella mia, mi sentivo al sicuro, ed ero così felice.
La mattina arrivò presto e fui svegliato dall'infermiera che mi portò la colazione.
«Mangia tutto, mi raccomando»- si assicurò.
Non avevo fame, dovevo solo andare in bagno, era dal pomeriggio prima che non ci andavo e ne avevo necessità.
«Ti accompagno io in bagno Harry»- si offrì Louis. Pensavo stesse dormendo, invece era più sveglio di me.
Annuii ancora intontito dalla notte e ci avviammo facendo attenzione a non cadere verso il bagno a pochi passi dalla camera. Avevo il braccio nella sua spalla e il suo braccio nel mio fianco per riuscire a tenermi in piedi. Riuscivo a camminare da solo ma mi piaceva l'idea che mi stringesse così forte. «Devo accompagnarti anche al water?»- chiese ridendo.
«No, ce la faccio»- risposi facendo uscire le fossette che avevo tenuto nascosto per un giorno intero.
Mi riaccompagnò in camera e aspettammo insieme il pomeriggio, parlando del più e del meno e di come festeggiare il mese insieme, dal momento che quella sera non avevamo fatto niente.
«Forse andare al ristorante non è poi una buona idea»- disse sorridendo.
Il ristorante. Dove era finito il mio completo blu? «Già»- risposi.
Arrivò il pranzo ed era pessimo, praticamente immangiabile. Non vedevo l'ora di tornare a casa a ingozzarmi con un bel po di cioccolata. Ne avevo bisogno, veramente.
Presto arrivò mia madre e nel pomeriggio tornai a casa con il consiglio da parte del dottore di stare a casa da scuola per almeno due o tre giorni.
Perfetto pensai.

Arrivai a casa esausto, solo l'aria d'ospedale mi metteva sonno e starci per quasi ventiquattro ore era una cosa straziante.
Dopo poco arrivò anche Louis e venne in camera mia a vedere come stavo.
«Stai meglio ora?»- chiese preoccupato.
«Certo, è meglio che vai a casa, è da questa notte che sei in piedi e devi riposarti»- dissi.
«Voglio stare ancora un altro po qui con te, andrò a riposarmi più tardi».
Doveva almeno farsi una bella doccia calda, sapeva da ospedale ed era rivoltante.
«Le mutande e calze sono nel primo cassetto. I vestiti mettiti pure quelli dell'armadio»- dissi cercando di convincerlo ad andarsi a fare un bagno. «Okay capo»- rispose ironicamente.
Passammo il resto della serata distesi sul letto, abbracciati l'un l'altro, stavo benissimo qui, con lui.
«Sai, dovremo sposarci tra un paio di anni»- propose mentre guardava il soffitto.

Obsession || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now