25. XVII Chapter

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La voce di Louis sembrava quasi un sussurro, non mi ero reso conto che fosse già arrivata mattina, la notte era passata così velocemente che non feci nemmeno in tempo a riposare.
Ci volle un paio di minuti per comprendere ciò che successe la sera prima, pensavo fosse stato un sogno e invece no, era stato reale, tutto reale.
Aprii gli occhi piano piano perché la luce del sole mi accecava.
«Dai Harry, svegliati, ho un brutto presentimento» disse guardandomi, ancora assonnato.
Corrugai le sopracciglia. «Cioè?» chiesi girandomi con gli occhi semi chiusi.
«Ci siamo dimenticati di chiudere la porta a chiave ieri sera, ho paura che mia madre ci abbia visti»
Sapere queste cose di prima mattina non fa bene pensai. Prima o poi avremo comunque dovuto dirglielo quindi se lo è venuto a sapere adesso non avremo dovuto sprecare fiato successivamente. Inizialmente non pensavo fosse un grande problema e mi girai dall'altra parte per continuare il mio lungo sonno. Ma ecco che il lenzuolo si sollevò ed io rimasi completamente nudo, avevo il sedere congelato cazzo.
«Perché?» perché mi aveva tirato via il lenzuolo? Dovevo dormire io. Misi le mani negli occhi per oscurare completamente la vista e provare a riaddormentarmi.
«Beh, ci sono svariati motivi per cui tu dovresti alzarti» disse con il suo sorrisetto beffardo.
Mi buttò giù dal letto, nel vero senso della parola e in un batter d'occhio mi sentii pronto ad affrontare la giornata.
«Ah si Louis, una cosa..»
«Dimmi» chiese sorridendo, contento che mi sia alzato dal pavimento.
«Vaffanculo» ora il sorrisetto non ce l'aveva più, era comparso magicamente sul mio volto dove si potevano intravedere anche le fossette.
Era stato facile vendicarmi.
Andai in bagno a prepararmi, la doccia me la sarei fatta nel pomeriggio, a casa mia, presumibilmente da solo. Andammo a fare colazione in cucina e c'era sua madre arrabbiata, chissà cosa aveva.
«Vorrei sapere cosa vi è preso ieri sera» chiese infuriata con tono turbato.
Io e Louis ci guardammo e deglutimmo insieme, i nostri occhi si incrociarono e ci girammo verso sua madre che stava ancora aspettando una risposta. Batté il piede e alzò le sopracciglia in segno di muoverci. Non sapevamo cosa dire.
Sapeva tutto e stava aspettando un riscontro.
Il mio cuore batté all'impazzata, era tutto così frustante.
«Allora qualcuno mi spiega perché nessuno si è preso la briga di prendere quei bicchieri che sono caduti? Louis pensi di vivere in un albergo? Sei grande ormai e dovresti avere una certa responsabilità su queste cose»
Ci riguardammo negli occhi e scoppiammo a ridere, era tutto li? Mi ero cagato addosso per quello?
«Scusa mamma, la prossima volta starò più attento» si mise la mano davanti alla bocca per evitare di ridergli in faccia. Sua madre si girò ancora infastidita e buttò i vetri dei bicchieri dentro al cestino della cucina.

Mia mamma cazzo.
Non sapeva che sarei stato a dormire da Louis.
In questo momento mi starà cercando.
Si starà preoccupando.
«Devo andare a casa Louis» dissi alzandomi dalla sedia con ancora il culo morente.
Annuii con la bocca piena di cereali, si mise le scarpe in fretta e andò a prendere la macchina.
Salutai sua madre dandole un bacetto nella guancia e scusandomi di ciò accaduto la sera prima (cercando di essere più convincente possibile). Salii in macchina facendo attenzione a non lasciare niente a casa sua, non volevo tracce che potessero riportare a quella serata.
C'era il sole quella mattina e Louis era decisamente più affascinante del solito: portava degli occhiali neri, forse della Carrera, aveva il sorriso stampato in faccia e non riuscivo a non guardarlo.
Era perfetto. Troppo.
Arrivammo davanti al vialetto di casa, «È stato il più bel mesiversario che abbia mai passato, è stato fantastico Harry e ti amo ogni giorno di più»
Ero felice. Un sorriso a trecentosessanta gradi si formò sulla mia faccia e lui si mise a ridere.
«Vieni in casa» lo desideravo più di ogni altra cosa, non riuscivo a stare lontano da lui neanche un attimo, era come una droga per me. Non sapevo come spiegarlo.

Entrammo in casa e c'era solo mio padre, seduto sul divano a guardare chissà quale programma tv.
Sbattemmo la porta per indicare il nostro arrivo.
«Ciao» salutò alzandosi dal divano e venendo verso di noi. «Tu sei l'amico di Harry, giusto?»

'L'amico'

«Si, si chiama Louis, viene nella mia stessa scuola» dissi presentandolo.
«Va bene, beh io tra un oretta devo andare a lavoro, avremo tempo di conoscerci stasera» disse salendo su per le scale, probabilmente per andare a cambiarsi. «Fai come se fossi a casa tua, non preoccuparti» sorrise e fece i primi scalini.
Louis non rispose, forse era troppo impaurito dalla sua profonda e suscettibile voce, faceva quell'effetto un pò a tutti ma una volta conosciuto bene diventa quasi simpatico.

Quasi.

Quel giorno non andammo a scuola, era troppo tardi e la voglia non c'era.
«Tua madre penserà che ti dia un brutto esempio Harry, così non va bene» si rivolse a me con voce divertita.
Emisi un sorriso e mi dirigi verso la camera.
«Non vieni?» chiesi con esitazione.
Accennò un 'si' con la testa e andammo in camera, sentii la porta del bagno aprirsi e dei passi andare giu per le scale. «Harry vado, il pranzo è in frigo, tua madre tornerà nel tardo pomeriggio, fate i bravi» urlò dal piano di sotto, sentii la macchina accendersi e partire verso l'autostrada.
«Ti devi fare una doccia Harry, vado a prepararti la vasca» si girò e andò in bagno. Riuscii a sentire l'acqua scorrere, misi le mani nel collo e ricordai tutte quelle incredibili sensazioni che la sera prima avevo provato tutte insieme. La mia vita era completamente cambiata, avevo perso la verginità con un uomo ed ero ancora scettico all'idea. Mi buttai nel letto e, ad occhi chiusi, quasi mi addormentai ma il bagno era pronto e dovevo andare.
«Dai spogliati» disse con braccia consorte.
Alzai le sopracciglia per fargli capire che doveva andare fuori.
«Se stai aspettando che esca dal bagno hai sbagliato tutto, avanti, spogliati oppure lo dovrò fare io» il suo perverso sorriso si fece vedere ed io alzai la testa al soffitto in segno di sconfitta.
Incominciai a tirarmi via la maglietta e lui continuò a guardare, esitante.
Incominciò a togliersi i pantaloni.
«Cosa fai?» chiesi.
«Ho deciso che me lo farò anche io il bagno»

Non prometteva bene.

Mi svestii fino alle mutande, mi vergognavo anche se mi aveva visto la sera prima completamente nudo.
Mi tolsi anche quelle e feci presto ad entrare in acqua, non volevo fare spettacolo con il mio amichetto che penzolava.
Cercai di fargli posto nella parte opposta a dov'ero io alzando le gambe.
«Spostati in avanti» si tolse i boxer ed entrò, dietro di me.
Eravamo strettissimi, le mie gambe seguivano le sue fino ai piedi, le sue mani correvano giù dalle mie braccia, la sua testa si appoggiò nella mia spalla.
Incominciò a baciarmi il collo scendendo poi nella spalla, nel braccio, nella mano.
Prese i miei fianchi e li portò sù per essere allo stesso livello.
«Non temere, non ti farò del male» avevo ancora il culo morente dalla sera prima e quello non mi fece tranquillizzare.
Entrò d'un punto in bianco e incominciai ad ansimare, inarcai la testa nella sua spalla e mi lasciai andare, continuava, sempre più forte, sempre più veloce. Lo volevo, lo volevo più di ogni altra cosa. Volevo toccarlo. Avevo bisogno di toccarlo.
«Esci» ordinò.
Mi tirò su i fianchi e, con esitazione, mi alzai cercando di fare attenzione a non cadere, era tutto scivoloso. Lui mi seguì e, senza asciugarci, mi spinse addosso il muro, vicino al mobiletto.
Mi baciò.
Una.
Due.
Tre volte.
La sua lingua cercò la mia, le labbra giocavano così profondamente che era difficile persino respirare. Mi spinse fuori dalla porta, si potevano vedere le scie di acqua che i nostri corpi facevano cadere a terra. Arrivammo in camera, cademmo insieme nel letto, uno sopra all'altro, le coperte continuavano a bagnarsi, le tirò via, si aggrappò alle lenzuola e prese la 'rincorsa'. «Trattieni il respiro»
Forse lui aveva più esperienza quindi decisi di obbedire.
Una.
Due.
Tre spinte.
Una più potente dell'altra, dio mio.
Ansimo.
Non ce la faccio più ma voglio che continui.
Uscì esausto e si alzò dal letto. «Ho fame»
Scese al piano di sotto, nudo.
Mi affrettai e lo seguii con ancora il sedere bruciante. Presi il lenzuolo per coprirmi e andai giù.
«Togliti quella cosa che hai addosso Harry, voglio passare il pomeriggio nudo, insieme a te»

Era matto.
«Ti amo Harry»

Obsession || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now