93. LXXXIV Chapter

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Sembra di esser ritornato al primo giorno di scuola di qualche mese fa, quando quella ragazza mai vista prima si offrì di darmi delle dritte, spiegandomi in modo generale la struttura della scuola.
«Si, sono io» il ragazzo biondo scuro dagli occhi azzurri mi sorride, sembra un tipo simpatico a prima vista, indossa un paio di pantaloni della tuta e una maglia bianca a maniche corte.
«Il preside mi ha dato l'ordine di farti da tutor per questi primi giorni di scuola» spiega «sei all'ultimo anno vero?» ci dirigiamo verso il corridoio principale che porta ad un numero esorbitante di aule e laboratori, non pensavo ce ne fossero così tanti.
«Si, questo è il mio calendario delle lezioni» gli porgo il foglio con scritti tutti gli orari di tutte le lezioni, compreso il numero dell'aula, per fortuna.
«Abbiamo delle lezioni insieme a quanto vedo» ringrazio il cielo per aver conosciuto almeno una persona, spero non scompaia per il resto dell'anno. «Ora hai letteratura, vieni, ti ci porto io» è molto affidabile e disponibile, spero di potermi rivolgere a lui per qualunque dubbio o domanda.
«Come mai il preside ha dato l'incarico a te?» non voglio sembrare il solito ragazzo timido dalle poche parole, in questi ultimi mesi voglio cambiare caratterialmente, vorrei mostrarmi per come sono veramente.
«Beh diciamo che ho qualche materia insufficiente e per poter accumulare crediti mi sono offerto come tuo aiutante» continua a sorridere, mentre saliamo le scale saluta un suo amico che sembra troppo preso dal telefono per ricambiare il saluto.
«Eccoci qua, a fine lezione vengo a prenderti, ci vediamo più tardi» lo saluto educatamente ed entro in aula. Non c'è tantissima gente, forse una quindicina di persone si e no, mi posiziono nell'unico banco libero, quello davanti alla cattedra.
Dopo aver preso posto mi guardo un po' attorno, sono tutti assorti nello studiare, sembra che nessuno si sia accorto del mio arrivo. Meglio così.
«Oh, tu sei quello nuovo» non faccio tempo a girarmi che una ragazza mora dagli occhi castani si rivolge a me con un sorriso da un polo all'altro della bocca. Qui sono tutti così felici?
«Ehm si, mi chiamo Harry» mi presento alla vecchia maniera porgendole la mano, la stringe e pronuncia a denti serrati il suo nome. Penso di aver capito bene, si chiama Kristy, non è un nome molto comune, o almeno, fino ad ora non lo avevo mai sentito.
«Ti piace letteratura?» È una domanda insolita, di solito la gente punta sul "da dove vieni?" "perché sei qui?" o "sei fidanzato?"
«Si, più o meno, diciamo che non è la peggiore» ammetto, la storia dei poeti e il significato dei loro testi mi hanno sempre incuriosito più delle altre cose, trovo interessante farsi una cultura di questo tipo.
«Io invece la odio» fa un risolino forzato e quando se ne accorge lo interrompe subito.
«Però adoro il professore, è buono e comprensibile con gli studenti» caratteristiche strane per un insegnante, fino ad ora li ho trovati tutti scorbutici e lunatici, sono curioso di conoscerlo.

         
                           *          *          *

Kristy aveva ragione, il professore è un tipo simpatico e ci ho messo poco a prendere confidenza con il suo modo di insegnare, mi ha chiesto da dove venivo e mi ha confidato che prima di venire a lavorare qui abitava in un paesino vicino al mio. Avrà massimo quarant'anni, non di più, è alto e porta gli occhiali. Sono sicuro che il resto dell'anno passerà veloce con lui.
«Domani passeremo la giornata a parlare di un'argomento che tuttora passa un po' inosservato, siateci tutti mi raccomando» chissà di cosa vorrà parlare, quando esco dall'aula mi viene incontro il ragazzo di prima, mi sono pure dimenticato di chiedergli il nome.
«Ehila, ora cos'hai?» tiro fuori il foglio dalla tasca dei pantaloni e do una rapida occhiata all'orario. «Filosofia» dico.
«Oh perfetto, quest'ora la passeremo insieme allora» scendiamo le scale e percorriamo l'ampio corridoio di prima, questa scuola è così grande che non riuscirò ad ambientarmi in questi pochi mesi rimasti, dovrà farmi da guida per il resto delle settimane.
«Comunque prima non mi sono presentato, mi chiamo Niall» entro in classe dopo di lui, questa è più affollata di quella di prima, ci saranno minimo trenta persone e l'aula è molto più grande.
«Sediamoci qui» mi fa cenno in un posto già occupato, lo guardo con aria interrogativa, non posso sedermi in braccio. «Mark per oggi mettiti da un altra parte, il nuovo arrivato ha bisogno del banco migliore» il ragazzo si alza facendo una smorfia e Niall lo ringrazia con una pacca sulla spalla.

Quando la professoressa vestita di tutto punto e tacchi a spillo arriva tutti si alzano in piedi e le urlano in coro "buongiorno", faccio lo stesso solo con leggero ritardo. Non fa caso a me e incomincia subito a spiegare leggendo dal libro.
«Tieni» mette il suo libro in mezzo ai due banchi ed io mi avvicino con la sedia per leggere bene. Per ora non capisco nulla, sembra tutto più difficile, la filosofia che facevo io era più semplice.
«Con questa prof copiare è una passeggiata, non preoccuparti» ricambio il sorriso e cerco di stare attento per lo meno il minimo indispensabile.
«Per quale motivo ti sei trasferito?» questa domanda non poteva mancare, ci potevo scommettere.
«Beh ecco il mio fidanzato ha un lavoro fisso qui in questa città così abbiamo deciso di trasferirci entrambi» sembra un po' scettico all'idea che io possa avere un fidanzato ma svia l'espressione stupita dicendo «Si, Londra offre grandi opportunità lavorative per tutti gli ambiti»

Passiamo il resto dell'ora a parlare del più e del meno, mi racconta delle sue scappatelle con le ragazze che incontra per i pub e del football che pratica da ormai dieci anni. Da come parla della sua vita sembra non abbia nemmeno un po' di tempo libero per studiare e capisco quindi il motivo delle sue materie insufficienti.

                                *        *        *

Quando l'ultima campanella segna la fine delle lezioni tutti si precipitano fuori dal cancello, sembra un esercito pronto alla guerra, seguo Niall con lo sguardo e appena mi ritrovo fuori faccio un lungo respiro, ce l'ho fatta, sono vivo.
«Ci si vede domani!» mi saluta da lontano ed io ricambio, nello stesso momento noto la macchina di Louis parcheggiare davanti scuola così mi affretto e la raggiungo.
Louis è seduto al volante, ha i capelli scompigliati e quando mi vede arrivare sorride mettendo in marcia il motore.
«Ciao amore» mi allungo per dargli un bacio e poi ritorno nel sedile del passeggero. Quando ci dirigiamo verso l'uscita del parcheggio gli sguardi della gente ci squadrano dalla testa in giù, è il primo giorno di scuola, "è normale", ripeto tra me e me.

«Allora come è andata?»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora