60. LI Chapter

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Entriamo seguiti dal buttafuori che ci apre la porta girando la testa a destra e a sinistra, come se stesse controllando qualcosa.
Elliot e Jake entrano per primi, riesco a sentire il rumore assordante della musica già da qui, Christian mi fa cenno di passare per primo,  obbedisco e proseguo verso il lungo corridoio. È pieno di led, sia sopra che nelle pareti, assomiglia tanto al backstage di qualche artista famoso, percorriamo il tutto fino ad arrivare ad una grande porta simile a quelle di emergenza. Christian si fa spazio e tira il ferro facendo fuoriuscire un odore di festa, alcol e sudore mescolati. Rimango sbalordito dall'immensa sala, ci sono luci dappertutto, nessun posto è buio, ad ogni angolo si balla, si urla, si beve. La pista da ballo padroneggia l'intero locale, affiancato ad essa c'è un bar con due baristi alle prese con i cocktail. Il volume della musica vieta di parlare, è impossibile instaurare una conversazione qui. Elliot cammina verso la lunga scalinata e noi lo seguiamo subito dopo, arriva ad un altra grande porta che costeggia dei tavolini. È il bagno, siamo finiti in bagno, prendo un lungo respiro perché qui c'è puzza, chissà quanti non riescono ad arrivare al water e sono costretti a farla qui, per terra. Un uomo con cappuccio dall'aspetto trasandato e evidentemente molto più vecchio di noi alza lo sguardo e accenna un sorriso a Jake, poi a Elliot ed infine a Christian, quando i suoi scuri occhi filtrano i miei sembra sorpreso ma passa subito all'indifferenza più totale rivolgendo qualche balbettio a Jake che nel frattempo lo raggiunge, posizionandosi davanti a lui. Riesco a notare dei passaggi di mani, non vedo molto ma abbastanza per riuscire a capire. L'uomo abbassa di nuovo il capo e il volto si nasconde di nuovo grazie al cappuccio. Christian mi prende per il braccio e mi invita ad uscire.
«Bene ora torniamo a casa, ho perso fin troppo denaro, quello è un truffatore» si lamenta Jake «com'è possibile che abbia speso tutti questi soldi per tre piccoli sacchetti?!» continua sbuffando.
«Non urlare, è stata una tua decisione venire qui» lo rimprovera Elliot mentre scendiamo le scale.

La macchina nera è ancora parcheggiata davanti al retro dell'ingresso, entriamo tutti in pochi secondi e ci avviamo verso una strada buia. Non so bene perché sono andato via con loro, mi sembrava divertente l'idea di svagarmi, di divertirmi. Pensavo saremo andati a giocare a bowling o andati a fare quelle semplici cose che i giovani come noi si spingono a fare, ma a quanto pare loro sono diversi.
Jake accosta davanti un piccolo condominio, è vecchio e fuori città, il costo dell'affitto sarà misero ed è questo il tipo di appartamenti che si comprano i ragazzi.
Saliamo le scale cigolanti e arriviamo davanti ad una porta rovinata, gira la chiave e la apre.
C'è un piccolo tavolino al centro della camera, una cucina con lo stretto necessario e un divano-letto, il bagno suppongo sia nella porta accanto alla cucina. C'è odore di fumo qui dentro e mi limito a respirare lo stretto necessario per i miei polmoni.
Jake butta sul tavolo le bustine che precedentemente teneva in tasca.
«Preparate tutto, io nel frattempo vado a prendere dell'alcol per dopo» annuncia «Harry, giusto?» faccio un sussulto e accenno un sì, «Tu vieni con me, ho bisogno di una mano».
Lo seguo verso lo stanzino in parte al piccolo salotto, non saranno neanche due metri di lunghezza e qui dentro non si respira, non c'è aria. Una luce illumina l'intero spazio e riesco a vedere perfettamente cosa c'è: tanti scatoloni posizionati uno sopra all'altro, sembra una sorta di piramide. «Aiutami a spostarli per favore» inizio con quello più in alto e li appoggio uno sopra all'altro, lui fa lo stesso e alla fine abbiamo creato una pila alta quasi un metro e mezzo. Una ventina di bottiglie si intravedono dietro l'ultimo scatolone.
«Ora mi arrangio, grazie» sembra tutta un altra persona, non mi aspettavo riuscisse ad essere anche gentile. Prende due bottiglie da un litro di whisky, hanno veramente intenzione di bere tutta quella roba? Rimango stupito per un momento ma mi avvio verso gli altri, ci sono una decina di piccole righe tutte bianche, sembra gesso ma so che in realtà è tutt'altro.
«Ora incominciamo a divertirci veramente» ci raggiunge Jake posizionando le bottiglie al centro della tavola e prendendo quattro piccoli bicchierini, simili agli shots, dal lavabo.
«Una riga e quattro bicchierini, uno dopo l'altro» dice Elliot, ho capito bene? Spero di no.
Quando tutti siamo seduti intorno al tavolo tutta la stanza è buia eccetto dove siamo noi, la luce sopra alle nostre teste illumina il tavolo intero.
«Vado io» annuncia Christian, piega il collo in avanti e con un dito della mano destra si tappa la narice corrispondente, con l'altra fa un respiro pesante e l'intera riga bianca scompare mano a mano che va avanti. Pazzesco, non ci posso credere. I quattro bicchierini sono ora pieni di liquido e dopo essersi alzato con la testa ne infila uno dopo l'altro in gola, non ci posso credere, non può averlo fatto veramente, è un suicidio.
«Il primo che si arrende è obbligato a passare la nottata fuori, nessuno, neppure io, potrà dormire in macchina» spiega Jake.
«Io non gioco» è troppo rischioso, finirei per andare fuori di testa.
«Oh si invece».

Obsession || Larry StylinsonDonde viven las historias. Descúbrelo ahora