🩹5 - Fango e orgoglio

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Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin. Accademia.

Tre giorni prima dell'arrivo di Akami. Notte.

Nion arrivò nei pressi del canneto nel momento in cui l'allievo di Iriba ne emergeva.

«Chi l'ha autorizzata a uscire dalla sua stanza?» gli domandò perentorio.

Con un moto d'orgoglio Konran-Jun si raddrizzò. «Nessuno mi ha autorizzato» replicò con voce aspra.

«Dunque chiarisca. Quale ragione la spinge a violare il regolamento e a ridursi all'ipotermia?»

«Oh, Aku, è così ovvio! Un bel bagno di fango gelato. Pelle giovane e corpo tonificato» rispose beffardo, trattenendo a malapena il tremore nella mascella.

«Reputo il suo maldestro tentativo un assoluto fallimento.»

«E perché mai?» si finse meravigliato Konran-Jun.

«Primo: optare per lo stagno per la depurazione delle acque è da stolti. Secondo: scegliere questo tocco e questa temperatura, considerate le caratteristiche del suo fisico, è altrettanto irragionevole. Terzo: il suo viso e il suo torace non mostrano d'aver ricavato alcun beneficio.»

Konran-Jun lo guardò indeciso se dargli del cretino o mettersi a ridere. "Mi sfotte o davvero ha preso sul serio le mie parole?"

L'imperturbabile espressione Aku di Nion lo convinse della seconda possibilità.

«Tsh!» esclamò. Zoppicando si avviò verso il muro di cinta.

Nion lo seguì.

«Non ho bisogno della sua pietà!» lo guardò storto.

«Sono il preposto alla sorveglianza. È mio dovere, non compassione.»

«Se lo dice lei...»

Una volta rientrati nel perimetro dell'Accademia, Nion chiuse la porta.

Konran-Jun zoppicò fino a una panca di ci si lasciò cadere seduto. Sollevò i piedi e vide che il loro stato non era molto diverso da quello del torace o delle mani. "Vulcani marini! Mi ci vorrà fino all'alba per arrivare in camera" gemette.

Cercò di alzarsi ma Nion lo fermò.

«Non un movimento, non un respiro» gli intimò un attimo prima di allontanarsi.

Konran-Jun stava per rispondergli per le rime, quando una figura si stagliò nell'arco d'ingresso all'edificio principale. Chiuse la bocca e trattenne il fiato.

Nion raggiunse l'allievo di secondo rango e si frappose tra lui e la vista sul muro esterno.

«Vengo dall'osservatorio, sono diretto nel mio alloggio» si giustificò il giovane ancor prima che Nion aprisse bocca.

«Proceda senza indugiar oltre» gli disse socchiudendo appena gli occhi.

L'altro annuì e lo salutò con un inchino accennato, come dovuto a un allievo più anziano.

Nion lo seguì fin nella corte.

Konran-Jun li vide sparire oltre l'arco d'ingresso. La nebbia iniziò a pungergli la pelle e fu scosso da un brivido. Dentro, però, bruciava di rabbia. "Diventerò lo zimbello dell'Accademia! Basta piangersi addosso" s'impose al suo stesso dolore. Puntellandosi alla panca, si alzò.

Deciso a utilizzare le piante come sostegno, si diresse verso il tunnel di tassi che collegava le serre con l'edificio principale. Era arrivato a destinazione, quando riapparve il sorvegliante Aku accompagnato da un altro allievo poco più alto di lui.

La Cricca - I giorni dell'AccademiaWhere stories live. Discover now