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Stiles pov
mi sveglio la mattina presto, la luce del sole  entra dalla finestra illuminando la stanza e rimango a guardare il soffitto aspettando l'allarme della sveglia.
Mi sento vuoto e oggi tornerò a scuola dopo due settimane di inferno. Non so spiegarmi ancora quell'illusione di averla tra le mie braccia, sembrava così reale, sentivo la sua pelle e il suo respiro eppure non era lì.
Il suono della sveglia mi trilla nelle orecchie, mi alzo dal letto e mi vesto: felpa nera, jeans scuri e le solite nike, mi copro la testa con il cappuccio della felpa, prendo lo zaino in spalla e esco di casa dimenticando la colazione.

Arrivo a scuola: la folla di studenti nel corridoio crea una gran confusione, che mi rimbomba nelle orecchie provocandomi il mal di testa. Raggiungo l'armadietto dove Scott mi sta aspettando con un accenno di comprensione del suo volto, è pronto ad aiutarmi a qualunque mia richiesta di aiuto ma l'unica cosa che riesco a fare adesso è chiudermi in me stesso.
"Hay Stiles, mi sei mancato" dice avvolgendomi un braccio al collo e stringendomi al suo petto. Riesce a strapparmi un accenno di sorriso mentre arriviamo in classe e ci sediamo ai banchi.
Non ascolto mezza parola delle cinque ore di lezione ma mi ha fatto stare bene stare con Scott e gli altri, provavano a tirarmi su l'umore mentre cercavano di non citare il suo nome, Allison mi guardava in silenzio quasi come a condividere il dolore e il senso di colpa che mi sento a dosso.

Ho lasciato Scott alla sua moto promettendogli di incontrarlo più tardi, attualmente mi sto dirigendo verso la casa di Stella, vorrei parlargli, scusarmi perché in fondo è colpa mia se quella sera se ne è andata e parlare con lei mi può servire anche a cercare di affrontare più con leggerezza la situazione.
Busso alla porta e poco dopo si apre mostrando la donna stanca e frustrata dai pensieri che si nasconde nella casa, Stella fa un cenno del capo per invitarmi a entrare, mi indentro della casa mentre lei si chiude la porta dietro le spalle.
"Sono venuto a chiederti scusa, veramente mi dispiace mi sento così in colpa..." la donna alza una mano come per frenare il mio papiro di scuse.
"È testarda, non darti una colpa, hai fatto il tuo possibile"
"No, potevo fare di più"
"Ci abbiamo provato Stiles, ora calmati, so quanto ti sei sforzato in queste settimane a cercarla e so che ci tieni tanto" la guardo in silenzio mentre prende una tazza di tè dal tavolo e ne beve un goccio mettendosi una mano tra i capelli.
"Il problema è che non riesco a sognarla" dice a bassa voce come se stesse parlando con se stessa e non con me.
"Sognarla?" Ripeto avvicinandomi.
"Cosa?...eh lascia stare" va verso la camera ma la fermo prendendole un braccio:"io l'ho vista" lei si volta lentamente quasi incredula, si avvicina alla mia faccia.
"cosa hai visto?" mi guarda negli occhi aspettando delle risposte e io gli racconto tutto: le sue cicatrici, la t-shirt, i capelli arruffati... ogni particolare.
"Sei entrato in simbiosi con lei" dice infine con gli occhi lucidi e un accenno di sorriso sulle sue labbra, mi accarezza la guancia vedendo il mio volto perplesso e confuso.
" significa che il tuo amore viene ricambiato da lei, tra voi si è creato un legame dove l'uno è essenziale per l'altro. Anche se lontana riesci a vederla e ogni volta vi incontrate, una sua cicatrice si segna sulla tua pelle..." dice alzando la manica della felpa e mostrandomi lo stesso livido che lei aveva quella sera "se uno dei due smette di amare l'altro allora la simbiosi finisce" una lacrima mi solca il volto mentre lei mi guarda con gli occhi lucidi e un gran sorriso.
"Sono contenta che tu sia in simbiosi con lei" e mi abbraccia.

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Ritorno a casa, poso le chiavi della jeep sul tavolo e urlo: " sono a casa" rivolto a mio padre che probabilmente è di sopra in camera sua, dopo poco scende le scale e mi raggiunge in cucina guardandomi frugare nel frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare.
"Come stai?" Mi dice mentre prendo della pasta avanzata il giorno prima e comincio a stuzzicarla con una forchetta.
"Benino" dico continuando a tenere lo sguardo sulla pasta.
"Stavo pensando che magari... potresti abbandonare la ricerca e lasciare tutto alle autorità" rimango in silenzio mangiando un boccone di pasta.
"Stiles... credo che sia la cosa migliore, devi continuare la tua vita, anche senza di lei, non poi soffrire così. Le ricerche stanno continuando e te lo giuro che un giorno la troveremo Stiles"
"Va bene" dico sempre con lo sguardo baso e pensando che la prossima volta, che la vedrò, gli chiederò dove si trova e tutto finirà.
Immagino sul volto di mio padre gli occhi sbarrati, colpito dalla mia risposta.
"A-ah...okay" mi alzo lasciando la forchetta nel lavandino insieme al piatto sporco e vado in camera, guardo una camicia posata sulla sedia della scrivania, la stessa camicia che lei aveva messo qualche settimana fa:
si mette la camicia a scacchi bianca e nera, gli arriva fino a sopra il ginocchio e mi fa ridere come cerca di arrotolarsi le maniche ma non ci riesce, è buffa ma bella, i capelli mori lunghi, gli vanno davanti alla faccia.
"Perché ti compri le camicie così grandi?!" Rido mentre mi avvicino e gli rotolo le maniche fino al polso, mentre sento il suo sguardo fisso su di me.
"Fatto" dico facendo un passo indietro e lei ruota facendo gonfiare la camicia come un vestito e poi si ferma mi guarda e dice: "grazie" gli sorrido.
La vedo con la coda del l'occhio annusare il tessuto e poco dopo esclama: "adoro il tuo profumo" gli rivolgo lo sguardo e vedo arrossare per la vergogna.

My Teen Wolf ||Stiles StilinskiWhere stories live. Discover now