Il primo indizio che John ebbe sul fatto che si stessero muovendo fu la sua schiena che colpiva il muro; quando si separarono, la bocca di Paul era rossa e bagnata e John era così duro che uno starnuto lo avrebbe finito

"Johnny" disse ancora Paul, a bassa voce. Erano sotto le scale, registrò John lentamente.

Le scale erano una sgangherata spirale, simile a una scala anti-incendio, che portava al piano di sopra, e alla luce del giorno non avrebbero fornito alcuno shermo. Di notte, tuttavia, nelle fioche luci stroboscopiche della discoteca, erano un luogo appartato.

Tutti sapevano a cosa servissero i luoghi appartati nei locali.

John riusciva a malapena a respirare, con la testa che ronzava veloce.

"Cosa..." iniziò a dire, "Non devi – Paul –"

"Non posso uscire in questo stato" disse Paul, "Farebbe saltare la mia copertura, vero? Imbarazzante". Voleva sembrare casuale, ma le parole traboccavano da lui in fretta, lasciandolo senza fiato.

Era quasi consolante, il nervosismo palpabile.

Come se Paul fosse imbarazzato, ansioso, ma stesse dicendo lo stesso quelle cose, portando l'attenzione di John al – Dio – al rigonfiamento del suo cazzo che spingeva via la gonna dal suo corpo. Come se Paul si stesse spogliando di fronte a lui come in un offertorio, un sacrificio perché John potesse sentirsi al sicuro, e quello era totalmente da Paul: il disarmo unilaterale, John Libero.

Il cuore di John si strinse nella sua gola come un pugno.

"Dio" riuscì a dire, e poi, "Piccolo".

Per un secondo la parola aleggiò tra loro come una sfida, e John quasì desiderò non averla mai detta, ma era la sua mossa, il suo turno. Paul stava aspettando.

Allungò la mano.

La lasciò posarsi delicatamente, molto delicatamente, sulla coscia di Paul, e già questo era surreale, sentirne la morbidezza così familiare, e sentire il profumo di Paul, familiare anch'esso ma in un modo così brutalmente diverso.

Il fiato di Paul si spezzò, e John rimase gelato.

Si sentiva come se il cuore fosse sul punto di esplodergli.

Iniziò gracchiando, "È..." e si fermò.

Paul esalò un respiro tremante. Le sue dita strette intorno al polso di John, forti e ferme.

"Sì" disse piano, e spinse, esortando la mano di John a salire. "Tu – mh – è colpa tua, hai detto che saresti stato carino con me".

"Oh, cazzo" John stava perdendo la testa, così sembrava, e la voce tesa di Paul, il suo fottuto – è colpa tua – era come se non riuscisse neanche più a processare la realtà, le sue ginocchia che cedevano.

D'improvviso, freneticamente, spinse la mano in alto, e carezzò l'interno caldo della coscia di Paul, percepì i muscoli che guizzavano, ascoltò i piccoli e irregolari ansiti di Paul – oh john oh.

Poteva sentire il suo calore a tre centimetri di distanza; quasi si aspettava di trovarlo bagnato e pronto come una ragazza quando finalmente la sua mano raggiunse la giunzione delle sue cosce ma, Dio, la realtà era migliore, Paul teso nelle sue mutande, duro e umido e disperato come John stesso si sentiva.

"Gesù" disse Paul, quasi singhiozzando, e John ancora lo aveva a malapena toccato, ma capiva la sensazione. Ansimava come fosse stato lui quello a essere toccato, poteva sentirsi mentre lo faceva, e quando chiuse il pugno intorno alla spina del cazzo di Paul, anche attraverso i suoi boxer, gli sembrò che il cuore fosse sul punto di scoppiargli via dal petto.

𝐁𝐎𝐘, 𝐘𝐎𝐔'𝐕𝐄 𝐁𝐄𝐄𝐍 𝐀 𝐍𝐀𝐔𝐆𝐇𝐓𝐘 𝐆𝐈𝐑𝐋 - mclennonWhere stories live. Discover now