Capitolo 11. Michele (parte 1)

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Mi sveglio urlando come una pazza furiosa probabilmente nel cuore della notte, un nuovo e spaventoso incubo si è insinuato con prepotenza nel sonno profondo cui ero caduta.

Un incubo così terribile da apparire dannatamente reale, così nitide le immagini da togliermi il fiato.

Ancora così dolorante e debole per la ferita non ancora rimarginata, non so neanche come faccio a balzare fuori dal letto per poi crollare in ginocchio sul soffice tappeto in mezzo alla camera.

Ma ciò che più mi spaventa - talmente tanto che l'incubo in confronto è una passeggiata - sono i miei poteri che vorticano attorno a me come una piccola tromba d'aria impazzita.

Sento vagamente la voce della guardia che deve essere entrato in camera al sentire le mie urla stridule che adesso si sono tramutate in gemiti soffocati dal palmo della mia mano che ho iniziato a premere con forza sulla mia bocca da alcuni attimi.

Nel panico più totale - unito a terrore puro e dolore - le immagini angustianti continuano ad affollare la mia stanca mente; continuo a rivedere una casa in fiamme stranamente familiare ma che sono certa di non aver mai visto, o almeno non lo ricordo, rivedo ancora una volta gli accadimenti di quella dannata sera di molti anni addietro, rivedo i volti di tutti quei mostri, lo sguardo di Thomas e di sua moglie, gli anni in cui sono andata così vicina ad arrendermi.

Rivivo ogni cosa con una potenza inaudita, perfino il tentativo di Syl e Ghork di reclamare la mia vita, per terminare con l'incontro con quei pezzi di merda che mi hanno quasi schiacciata nel corso degli anni, di coloro che chiamavo madre e padre e che per essi avrei persino dato la mia vita per salvare la loro.

Infine vengo sopraffatta da tutte queste immagini che recano seco un dolore eterno e insostenibile, mi ritrovo a boccheggiare alla ricerca di aria quando i miei poteri sfuggono al mio controllo.

Le fiamme divampano incendiando il tappeto e i mobili attorno a me, una nube di oscurità ed energia mi circonda avviluppando il mio corpo ed infine un lieve tremore si propaga dal mio corpo.

Con le braccia avvolgo il mio corpo proprio quando inizio a dondolarmi avanti e indietro sovrastata dal dolore e dal panico e dalla paura in crescita esponenziale, non sono ancora in grado di controllare come vorrei la mia nuova emotività demoniaca e questo incrementa ulteriormente il panico dilagante.

Non avverto più il demone che da pochi attimi aveva iniziato ad imprecare, non avverto più la stanza, non avverto neanche più il mio corpo.

Tutto quello che riesco a percepire sono i miei poteri, il mio dolore, il mio panico, la mia rabbia e il mio terrore. . . Fino a quando qualcosa riesce a fare breccia nello scudo oscuro che io stessa mi sono creata attorno inconsapevolmente.

Un qualcosa che dapprima non riesco a distinguere, uno strano calore mi pervade le spalle inizialmente per poi propagarsi al petto e alla schiena e alla nuca.

Un calore così familiare, così dolce e rassicurante. . . Conosco questo calore eppure la mia mente così sconvolta non riesce ancora ad identificarlo.

-Va' tutto bene, sono qui.- la sua voce si insinua con prepotenza nella mia testa e di colpo finalmente riconosco il calore.

Due forti braccia mi tengono premuta ad un tonico petto nudo, una mano poggiata sulla mia nuca. . . Il suo profumo diventa l'aria che respiro e di colpo un barlume di lucidità torna in me.

Lucifero è riuscito a penetrare il mio scudo, a raggiungermi con il suo calore, infine a riportarmi alla realtà quel tanto da riuscire a tornare a percepire me stessa, lui e la stanza in fiamme a questo punto.

-Va' tutto bene Jo, domina le emozioni.- mi sussurra quando infine riesco a circondargli la vita con le braccia per poi premere il volto contro al suo petto.

Et lux in tenebris: infernumWhere stories live. Discover now