Capitolo 5. Esecuzione

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Non so da quanto tempo sono davanti allo specchio a fissarmi incredula, forse da intere ore oppure solo una manciata di secondi non saprei dirlo con esattezza.
Fatto sta che non riesco a capacitarmi di ciò che vedo, o meglio dello stato in cui è il mio volto.
Mi immaginavo di vedere almeno un paio di violacei lividi, magari qualche graffio evidente in via di guarigione, e invece la mia pelle è liscia e levigata!
Nessun segno della lotta della notte precedente, a parte i capelli in evidente disordine, non c'è niente fuori posto, non ci sono neanche le solite occhiaie compagne di una vita intera dannazione!
Come se non bastasse i dolori lancinanti al petto sono spariti nel nulla, come se qualcuno mi avesse inondato con una forza vitale impressionante, come se adesso fossi in grado di fare qualsiasi cosa.

Possibile che il processo sia terminato così in fretta?

Mi chiedo ancora sbalordita, anzi sono del tutto incapace di staccare gli occhi dal mio viso riflesso sulla fredda superficie dello specchio, non so come spiegarlo ma qualcosa in me è mutato per sempre e da un momento all'altro mi aspetto di scorgere tale cambiamento anche nel viso.
Vengo distratta dai miei pensieri - salto praticamente in aria in effetti - quando qualcuno bussa con insistenza alla porta della camera.

‹Chi è?› chiedo con voce ferma, sbaglio o è più squillante la mia voce? Sembra... Velluto ecco.

‹Astaroth, chi vuoi che sia?› mi dice con sarcasmo mentre entra senza attendere il mio permesso, e se fossi stata mezza nuda?!

‹Finalmente sei una di noi!› esclama raggiante confermando così le mie teorie.

‹Finalmente? Non è stato tutto troppo veloce?
Lucifero ha detto che ci sarebbe voluto come minimo un giorno.› gli dico sempre più confusa e sconvolta.

‹Jo, sei rimasta incosciente per quasi tutto il giorno.› mi dice con un sorrisetto divertito, che poi si trasforma in risata quando vede il mio sconcerto.

‹Cosa?!› esclamo a dir poco incredula, come è possibile che ho passato tutto il giorno a poltrire a letto?

‹Il tuo corpo, o meglio quella parte umana che ancora avevi, doveva averne bisogno immagino.
Non preoccuparti una cosa del genere non capiterà di nuovo con tanta facilità, ora che sei un demone a tutti gli effetti guarirai a una velocità che neanche immagini, e il tuo corpo è assai più forte e resistente.› mi dice dopo aver ridacchiato per alcuni istanti.

‹Quindi non corro più alcun rischio?› gli chiedo aspettando la fregatura che si cela dietro l'angolo.

‹Non ho detto questo, ti allenerò personalmente Jo.
I demoni non sono invulnerabili, anche noi possiamo essere uccisi, e no... Non siamo immuni alle armi.› mi dice sempre più divertito.

‹Quindi anche noi invecchiamo come gli umani?› gli chiedo sentendo crescere in me una curiosità allucinante.

‹Certo ma ad un ritmo mille volte più lento di quello degli umani, io per esempio ho già superato il secolo da un pezzo.› mi dice con aria fiera.

‹Ma Lucifero allora...› inizio a dire quando lui mi interrompe subito con un cenno della testa.

‹Lucifero è il Re degli Inferi Jo, e non dimenticare che è l'angelo caduto.› mi dice e in effetti la mia domanda era abbastanza sciocca.

‹Giusto.
Quindi se tu hai più di cento anni e non mostri segni di invecchiamento, Simeon quanti secoli ha sulle spalle?› gli chiedo ricordando i bianchi capelli del demone.

‹Di preciso non lo so, ma credo si aggiri intorno ai settecento anni, se non addirittura agli ottocento.› mi dice come se niente fosse lasciandomi letteralmente a bocca aperta.

Et lux in tenebris: infernumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora