Capitolo 6. Festa

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Quando entriamo nella sala non posso fare a meno di trattenere il fiato sconvolta più che sorpresa, da dove diamine salta fuori l'impianto stereo a cui sta armeggiando Astaroth per attaccare correttamente tutti i cavi, la tavola ovviamente già apparecchiata con una quantità industriale di vino sopra, non è possibile che non avesse già programmato qualcosa!

‹Era premeditata vero?› sussurro a Lucifero che mi sta ancora conducendo a braccetto, il quale scuote la testa veramente esasperato.

‹Penso che abbia progettato tutto quando ti sei svegliata, è irrecuperabile ormai.› mi sussurra di rimando alzando gli occhi al cielo, non riesco a trattenere una risatina divertita al riguardo.

‹Ridi pure finché puoi ragazzina, quando dovrai ballare ne riparleremo.› mi dice con uno sguardo divertito oltre ogni limite.

‹Ballare?!› esclamo con troppa foga, al pensiero di dover ballare davanti a tutti mi scatena una forte nausea, sento già crescere il panico dentro di me.

‹Non vorrai farmi credere che il ballo ti spaventa più della rischiata morte!› esclama lui sul punto di scoppiare a ridere da un momento all'altro, arrossisco violentemente ma non riesco a ribattere, alla fine ha centrato il punto.

‹Stai scherzando!› esclama prima di scoppiare a ridere obbligandomi a fermarmi assieme a lui, fortunatamente i demoni che ci seguivano decidono di avvicinarsi alla tavola come se niente fosse.

‹Non è divertente.› borbotto tra me e me mentre ancora ride, non lo ammetterò mai ma la sua risata mi ha già fatto dimenticare la ragione di tanta preoccupazione.

‹Oh si invece!› esclama di rimando continuando a sghignazzare neanche avessi appena raccontato una barzelletta degna di tale nome.

‹Il giullare di corte è sempre disponibile come lavoro?› gli chiedo mettendo una sorta di broncio, al che lo faccio scoppiare a ridere di nuovo.

Quanto è bello sentirlo ridere così...

‹Sei così impedita nel ballo?› mi chiede dopo essersi calmato abbastanza, ma sono i suoi occhi che continuano a ridere ed è uno spettacolo mozzafiato.

‹Fidati non puoi neanche immaginare quanto.› gli dico abbastanza imbarazzata a dire il vero.

‹Potrei anche decidere di correre in tuo soccorso, sai sono abbastanza bravo a guidare.› mi dice per poi farmi l'occhiolino, e stranamente - nonostante il forte imbarazzo - riesce a strapparmi un sorriso spontaneo.

‹Ve ne sarei eternamente grata, Sire.› gli dico in tono formale senza riuscire a sorridere divertita dalla piega che ha preso il nostro piccolo battibecco.

‹Oh non lo metto in dubbio ragazza.› mi dice divertito quanto me mentre ci avviciniamo insieme alla tavola.

‹Mi piacerebbe che usassi il mio nome quando ti rivolgi a me, Jo.› mi dice quasi in un sussurro mentre prendiamo posto al tavolo.

‹Quando siamo soli, almeno per il momento.› aggiunge con un sorriso spontaneo al quale non posso fare altro che rispondere, sì potrei stare tutta la sera ad osservarlo senza stancarmi neanche per un minuto.

Ma che diamine sto pensando?! È il mio Re diamine...

‹Per il momento?› gli chiedo invece di cambiare argomento come mi stava suggerendo la mia parte razionale, in questo momento probabilmente si sta strappando i capelli per la frustrazione ma non mi importa.

‹Non esiste alcuna regola per la quale il mio nome non deve essere utilizzato Jo, ma in pochi hanno la giusta confidenza per farlo.
Lasciamo calmare le acque, non vorrei dover eliminare qualche altro idiota invidioso, è una scocciatura trovare dei rimpiazzi.› mi dice alzando gli occhi al cielo esasperato al solo pensiero.

Et lux in tenebris: infernumDonde viven las historias. Descúbrelo ahora