Capitolo 2. A cena con il Diavolo

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Non so da quanto tempo sono in piedi davanti allo specchio, a grandezza d'uomo tra l'altro, ad esaminare con attenzione ogni singolo particolare del mio volto.

Credevo che una volta sveglia non mi sarei riconosciuta, a causa della mutazione, invece nello specchio osservo la stessa ragazza di sempre, proprio come mi aveva assicurato Lucifero del resto.

Gli stessi lunghi capelli neri mi ricadono sulle spalle in boccoli disordinati come al solito, gli stessi occhi castani con le solite pagliuzze rossastre tutto intorno all'iride - mi hanno sempre affascinato se devo dirla tutta, secondo mia madre mi rendono unica- forse adesso un po' più sgargianti ma non ne sono sicura al cento per cento, potrebbe essere solo il frutto della mia immaginazione in questo caso.

Comunque sia anche la carnagione olivastra è rimasta la stessa di sempre, più levigata magari ma sempre identica a prima, con l'unica fastidiosa differenza che adesso due occhiaie violacee mi circondano gli occhi stanchi e affranti dal dolore e dalle troppe lacrime versate in così poco tempo.

Constatare lo stato pietoso cui verso non fa altro che incrementare il mio odio per loro, e anche per me stessa.

Detesto il dolore e la sofferenza che ancora minacciano di sopraffarmi, e tutto questo a causa di quei bastardi...

E poi sarei io il mostro?
Se penso che avrei dato la vita per ciascuno di loro mi si rivolta lo stomaco, solo ora mi rendo conto che in tutti questi anni non hanno fatto altro che sfruttarmi fino a quando hanno potuto, per poi vendermi al miglior offerente, in questo caso Lucifero.

A proposito di Lucifero, non lo vedo da quella sera...

Ho un milione di domande per la testa,  e ovviamente l'unico in possesso delle risposte decide di sparire chissà dove!

Alla fine immagino che il Diavolo avrà parecchie faccende da sbrigare, ad esempio mandare avanti gli Inferi e tutto il resto.

Vorrei solo sapere qualcosa di più sulla mia trasformazione, cosa è cambiato in me?

Penso con un moto di frustrazione mentre mi lascio cadere pesantemente sul letto lussuoso, come tutto del resto.

Sembra di essere in una suite di un albergo a cinque stelle con tutti i comfort del caso, moquet nera così soffice che sembra di camminare su di un prato curato minuziosamente.

Letto matrimoniale con lenzuola di seta rosso cremisi, talmente soffice che mi sembra di fluttuare nell'aria.

Persino l'arredo deve valere una fortuna, si tratta infatti di mobili antichi compreso l'enorme armadio in legno di noce rosso.
Inoltre ho il bagno in camera, dotato di tutti i comfort di ultima generazione.

Non si bada a spese qui...

Penso con un sorriso sarcastico sulle labbra, dubito che per lui sia stato difficile ottenere questo lusso considerando il suo "lavoro".

Immersa come sono nelle mie riflessioni, sussulto violentemente quando qualcuno bussa alla porta con decisione.

«Chi è?» domando ad alta voce mentre mi avvicino alla porta.

Senza ricevere risposta alcuna, la porta si apre e nella stanza -alla faccia della privacy! - entra una donna vestita interamente di nero, dalla maglia sbracciata particolarmente aderente, ai pantaloni in pelle che risaltano le curve assolutamente perfette del corpo.

«Sono Mary, per questa sera ti aiuterò a prepararti per la serata ma non prenderci gusto ragazza.» mi dice lei dopo avermi squadrata da capo a piedi, lo sguardo altezzoso e fiero, per non dire sprezzante.

Et lux in tenebris: infernumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora