Dopo più di due anni che non li vedeva, cosa avrebbe dovuto dire come prima cosa ai genitori che l'avevano rinchiusa in un ospedale psichiatrico dove aveva subito violenze fisiche e in cui per di più, non erano mai andati a trovarla?
A ripensarci un brivido le attraversò la schiena.
Era ormai arrivata a 'casa' da 5 minuti, ma non sapeva bene come comportarsi, così era rimasta davanti alla porta senza fare niente.
Alla fine si decise a bussare e un "un attimo" arrivò come risposta.
'Merda non ho deciso come salutare' pensò sbattendo una mano in fronte, si guardò intorno e decise di fare dietrofront, sarebbe andata dopo, chi glielo diceva che Alessandro non aveva bisogno di lei per fare le valigie?
Ma ovviamente il suo piano fallì, e la porta si aprì quando stava per scendere l'ultimo scalino.
"Esmeralda" urlò la voce di una bimba.
Emma le corse incontro abbracciandola per i fianchi, Esmeralda dall'alto la guardò e gli fece due carezze sulla testa.
"Esmeralda" sussurrò la voce di una donna.
Sua madre si trovava sulla soglia della porta con una mano al petto e una davanti alla bocca, gli occhi lucidi che erano pronti a dar il via alle lacrime di scendere la guardavano come se stesse commettendo un crimine.
Si voltò sbattendo la mano sul muro e aprendo la bocca come se volesse dire qualcosa.
"Tr-Trevor, caro vieni" riuscì a dire poi a bassa voce, ma il tanto che bastava a farsi sentire dal marito.
L'uomo dai capelli neri e gli occhi verdi comunicò che sarebbe arrivato subito, e dopo pochi secondi, mentre Esmeralda e la madre si guardavano, appari da dietro l'angolo e si avvicinò alla moglie.
Appena guardò fuori dalla porta e la vide, scanzò la moglie e uscì prendendo tra le braccia la figlia.
"Mai più. Non lascerò più che ti mandi così lontano" disse sussurrando all'orecchio della figlia.
Effettivamente il padre le era sempre sembrato contrario a mandarla al Bethlem Royal, ma aveva comunque le sue colpe.
"Vieni entra, Karen fa passare nostra figlia forza" disse lui portando la ragazza in casa.
Il padre aveva iniziato a parlare e a chiedere dove fosse stata, cosa fosse successo, dove aveva preso i vestiti che aveva addosso, mentre lei non aveva ancora aperto bocca, allora quando si mise a sedere sul divano andò dritta al punto.
"Ho bisogno di soldi" disse sbalordendo i genitori.
La madre si alzò annuendo e correndo in cucina dove tenevano i soldi nascosti.
"Perchè? Cosa è successo? Ti hanno rapita? Ti stanno minacciando?" Chiese tra le lacrime porgendogli prima 2 pezzi da 100, poi direttamente tutta la busta con 2000 euro in tutto, e infine una carta di credito.
"Il codice è 230233"
"Dobbiamo chiamare il detective Trevor, avvisa che nostra figlia è qui e ha bisogno di aiuto.
A chi devi darli i soldi tesoro? Vieni togliti questi vestiti che li butto" era agitatissima e la ragazza quasi non riusciva a starle al passo, ma quando sentì che avrebbe buttato i maglioni fatti da Molly, prese un lembo del maglione di Fred e lo strinse in un pugno.
"Sono per me, mi trasferisco" disse alzandosi per poi salire le scale e andare verso camera sua.
Sentì i genitori bisbigliare sconvolti.
"Cara, cosa stai dicendo?" Chiese la madre seguendola.
"Ciò che hai sentito, Karen" disse lei prendendo la valigia bianca dall'armadio.
Iniziò a buttarci dentro tutti i vestiti, materiale per disegnare, i soldi che aveva appena ricevuto, un materassino e un lenzuolo.
I genitori fermi alla porta la guardavano.
"Mi trasferisco. Ho 20 anni ormai, posso" disse quando concluse di mettere l'essenziale in valigia.
Si mise a sedere sul letto e guardò la madre dritta in faccia.
"Mi hai fatto rinchiudere in un ospedale psichiatrico perchè sei così ferma sul fatto che ciò che non puoi vedere non è reale, che non ti rendi nemmeno conto che vivi male così.
Non credi nemmeno nelle sirene, roba da matti. Chi non crede alle sirene?" Disse acida sistemandosi sul letto.
"E tu? Tu sei stato davvero contrario alla sua decisione? Ti sei ribellato per davvero quando ha detto che sarei dovuta andare in quel postaccio?" Chiese al padre che sembrava sconvolto.
"Certo che no. Da così tanti anni ormai hai lasciato che comandasse a bacchetta tutto quanto, non ti accorgi che non hai voce in capitolo nemmeno per ciò che riguarda tua figlia"
"Sono stata stuprata dallo psicologo la dentro, te lo hanno detto? La colpa principale è tua, se non fossi stata lì non sarebbe successo"
La madre sembrava sul punto di svenire, abbassò il capo e annuì.
"Morgana mi ha detto ciò che hai raccontato.
Dopo che sei sparita, il direttore ha deciso di mettersi a lavoro, la scomparsa e le tue accuse hanno destato sospetti, così hanno fatto dei test su quell'uomo ed è uscito fuori che avevi ragione tu" disse senza guardarla, si vergognava e faceva bene.
"Certo che avevo ragione io."
"Ora vi racconto come è andata.
Stavo parlando con Fred e mi trovavo sul tetto" iniziò a spiegare, e i due genitori si guardarono ricordando la donna con il pupazzo tra le mani di due anni prima, che aveva detto che una ragazza dai capelli neri era caduta dal tetto.
"Sono caduta, ma non ho toccato suolo. Mi sono addormentata durante la caduta in quanto avevo le medicine in corpo, e quando mi sono risvegliata mi trovavo ad Hogwarts.
Con Fred Weasley.
Si, la mia anima gemella.
Possiamo comunicare quando entrambi pensano all'altro, e quando il contatto tra di noi finisce, sentiamo un brivido che ci attraversa il corpo.
Ci sono due mondi paralleli, è tutto uguale cambia solo il tempo e le persone.
Ho vissuto mesi con Sirius Black che è diventato praticamente un padre, questo me lo ha regalato lui a Natale" disse mostrando il braccialetto con i ciondoli dei tre animali.
"Questo è di Fred" disse indicando il maglione.
"E questo è il mio" disse alzando il maglione con la F rivelando quello con la grande E.
"Ce li ha fatti Molly per Natale" spiegò riabbassando il maglione.
"Questa è la collana che mi ha regalato Fred, e questo, è l'anello"
Continuò mostrando il tutto.
"Sono stata torturata da Bellatrix Lestrange. Sono stata praticamente un vegetale per un bel po' prima di riprendermi.
Mi sono sposata.
Sono rimasta incinta e-" di bloccò asciugandosi una lacrima.
"L'ho perso"
Guardò davanti a sé.
Era la seconda volta che lo diceva in poco tempo.
"Ma abbiamo deciso di volere un figlio così ora sono incinta di nuovo" disse guardandoli in faccia.
"Ti credo" disse il padre fissandole la pancia.
"Non pensavo le cose fossero davvero così. Vedevo Alessandro troppo tranquillo per uno che ha perso la sua migliore amica, quindi ho immaginato che fosse in contatto con te.
Ma immagino che lui sapesse tutto, per questo si comportava così"
"Non tutto. Ma sapeva più o meno cosa fosse successo"
La madre la guardava con gli occhi ridotti a due piccole fessure.
"Tu non andrai via. Non riesco a...credere a tutto ciò.
Ti è successo qualcosa Esmeralda, devi farti controllare.
Se è vero che sei incinta forse è perchè sei stata stuprata e tutte questi...regali. Potrebbero essere rubati o ti hanno solo fatto credere che quello a cui credevi fosse vero" disse alzandosi di scatto e bloccando la porta.
La chiuse e diede la chiave al marito che rimase a guardare il piccolo pezzo di ferro nella mano.
Alzò lo sguardo verso la ragazza che lo fissava, sapeva che l'unico modo per farsi perdonare era lasciarla andare via.
Lo avrebbe perdonato più in là, aveva solo bisogno di tempo.
"No" disse allora alzandosi.
Esmeralda fece lo stesso prendendo la valigia.
"Come?" Chiese la moglie con lo sguardo infuocato.
Dal piano inferiore si sentì la porta sbattere e Emma urlare che era arrivato Alessandro.
La mamma si voltò verso la ragazza.
"Lui lo sa"
Esmeralda annuì.
"Apri questa porta Trevor" disse poi al marito continuando a guardare la ragazza.
Lui aprì la porta e quando la moglie fece per uscire, la bloccò subito. La prese per i polsi e la portò al centro della stanza.
"Spero solo di ricevere vostre notizie prima o poi. State bene" disse il padre dopo avergli guardato la pancia e avergli fatto cenno di uscire.
Lei acconsentì e uscì sentendo le urla della madre che la intimavano a non uscire, scese le scale e trovò Alessandro sul bracciolo del divano con un bicchiere di succo in mano che guardava i cartoni con Emma.
"È arrabbiatissima" disse senza voltarsi.
"Infatti è meglio che andiamo" disse andando verso l'attaccapanni per poi essere fermata dalla sorella.
"Non ci sono più le tue, le ha buttate non le piacevano"
Alessandro rise notando la ragazza infuriata.
"Andiamo" sbuffò per poi aprire la porta.
"Aspettate" urlò Emma.
"Ve ne andate?" Chiese vedendo le valigie.
Loro annuirono e la bimba si rimise sul divano, Esmeralda si avvicinò per consolarla ma quando parlò di nuovo si bloccò sul posto.
"Te ne vai per sempre Alessandro?"
Il ragazzo guardò Esmeralda e con un cenno di scuse si avvicinò ad Emma.
"Non vado via per sempre, ma ora devo andare con Esme.
Lo sai che per me siete come sorelle, sono stato con te quando lei non c'era ma ora devo andare con lei, così magari non sparisce più, la proteggo io, d'accordo?" Le spiegò brevemente.
Sembrò soddisfatta perchè si mise a guardare di nuovo i cartoni senza nemmeno salutare.
"Aspetta Esmeralda" urlò di nuovo.
"Veloce Emma" guardò verso le scale dove la mamma ancora si lamentava e gridava il suo nome.
"Posso usare la tua camera per i miei giochi?"
"Brutta stronzet-"
"Ok andiamocene" disse Alessandro portandola via prima che la ragazza finisse di insultare la sorella.
Una volta in strada, dopo essersi allontanati dalle case dei due, Alessandro la prese per il polso.
"Dove dobbiamo andare?"
"Nel Devon"
Alessandro si accigliò.
"Dobbiamo lasciare la mia moto allora?" Chiese con la voce di un bimbo di 10 anni.
Esmeralda gli mise una mano sulla spalla e annuì.
"Come pensavi di mettere le valigie sulla moto?"
"Il modo lo trovavo" sbuffò per poi dirigersi verso la stazione ferroviaria.
"Quanto ti hanno dato?" Chiese lui tirando fuori il portafogli.
"3500 dollari in contanti, pensavano che fossi sotto ricatto o qualcosa del genere appena glieli ho chiesti, mamma mi ha lanciato la busta senza nemmeno controllare quanto ci fosse.
Poi ho 150 dollari che tenevo da parte per comprarmi dei vestiti prima di arrivare nell'altro mondo e...una carta di credito" disse tirando fuori dalla tasca dei pantaloni la carta di credito.
"Io avevo 1000 dollari e la mamma me ne ha dati altri 700. Non voleva che il suo bambino andasse a vivere sotto un ponte"
Disse imitando la madre.
"Non volevo accettarli così tanti ma poi mi sono ricordato che te non mi hai detto dove saremmo andati, e che loro sono ricchi"
"Com'è che avevi tutti quei soldi da parte?" Chiese curiosa guardandosi intorno.
Erano vicino alla stazione, voleva prelevare i soldi prima che la madre decidesse di bloccarle la carta così da farla tornare a casa.
"La scorsa estate ho lavorato, poi i bimbi mi hanno sempre invitato fuori e andare in vacanza con loro, ma avevo il pensiero costante che tu non ci fossi così non sono mai uscito chissà dove e non ho mai speso troppi soldi" spiegò guardando avanti.
Esmeralda si voltò a guardarlo.
"Mi dispiace. Non volevo causare così tanti problemi e farti sprecare due anni della tua vita" disse sinceramente.
"Ma sta zitta. Non ha importanza ormai, sei qui"
Il telefono di lui squillò, rispose e quando buttò di nuovo giù sospirò.
"Prima ho chiamato Morgana, mi ha dato il suo numero la prima volta che sono andato a parlarle.
Le ho detto che sei tornata, sta arrivando così parliamo, aspettiamola in quel bar che deve dirti una cosa"
Lei acconsentì e proseguì verso un bancomat che aveva adocchiato.
"Wow. Ci sono 95.640 dollari qui. Cosa è successo in questi due anni?"
"Una figlia sola, per di più piccola, non aveva nessuno che le chiedesse soldi di continuo" disse provocandola.
"E poi i soldi da parte di quelli del Bethlem Royal per averti 'persa' diciamo, e quelli vinti nella causa contro...contro quello lì" disse abbassando sempre di più il tono della voce.
Esmeralda lo guardò ma non disse niente.
"Beh visto che li hanno grazie a me direi che posso prenderne un po'"
Prelevò 500 dollari e poi altri 500.
"Non mi piace questa cosa che per averli tutti subito devo andare in banca. I bancomat esistono apposta" si lamentò la terza volta che ripeteva il procedimento.
"La carta può essere rubata, testina" disse Alessandro ridendo.
Esmeralda sbuffò e lasciò perdere.
"Il resto li prendiamo poi. Speriamo che quella donna non blocchi nulla" disse per poi sedersi al tavolo del bar che aveva detto Esmeralda.
Aspettarono almeno 20 minuti prima di intravedere la donna venirgli incontro.
Esmeralda sorrise.
"Sai che grazie a te ho ripreso i rapporti con mio fratello?" Disse appena arrivò davanti a loro.
Ordinò subito al cameriere tre lattine di the freddo e si mise a sedere davanti ad Esmeralda.
"Felice di essere d'aiuto"
"Immagino ci siano cose che quando eri là non ti hanno spiegato perchè non sanno quasi niente sui due mondi. Ti dirò tutto ciò che mi ha detto mio fratello se vuoi"
"Sono pronta a tutto"
"Già pure io" esclamò Alessandro eccitato all'idea di saperne sempre di più. Le due lo guardarono così lui aprì la lattina che gli avevano appena messo davanti e abbassò lo sguardo.
Morgana ridacchiò e le diede una piccola pacca sulla spalla.
"Iniziamo" sospirò poi.Spazio🌻☀️
Arrivata quasi alla fine del libro mi rendo conto di aver dato molto poco spazio alla spiegazione sullo stupro e allo stato d'animo di Esmeralda per quel motivo.
Ma c'è anche da contare che lei si ritrova in un altro mondo ed è tutto sconosciuto e fantastico quindi tralasciando i piccoli momenti di tristezza, cerca di pensarci il meno possibile.
Comunque, ieri ripulendo la biblioteca di wattpad mi sono imbattuta in un libro.
'Afrodite figlia del mare'.
Raga cringe.
Lo scrissi io nel primo periodo in cui ero su wattpad e tipo ero fissata con gli dei.
L'ho riletto e volevo cavarmi gli occhi, il problema è che ero anche convinta di essere brava cioè. Mi ha stupito il fatto che abbia mille visualizzazioni e anche qualche like così a caso.
Però vabbè è stato 6 anni fa quindi ok, la passiamo.
Comunque niente. Torno a fare videolezione ciao, spero che il capitolo vi piaccia.
☀️🌻
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Weasley, Fred Weasley
FanfictionAl compiere dei 17 anni, i maghi possono sentire la voce della propria anima gemella e comunicare mentalmente. Ma non tutti i maghi sono così fortunati da avere la propria anima gemella in un certo senso...vicina. Tralasciando i personaggi creati d...