Cinquantanove

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Il resto della giornata passò anonimamente per Jimin, l'idea di tornare in azienda era tanta ma voleva godersi il suo ultimo giorno di "vacanza" in qualche modo. Anche volendo però la sua idea di giornata ormai era associata alla presenza di Jungkook, alle sue carezze, alle sue attenzioni, alle sue frasi semplicemente perfette per ogni momento.

Si diede uno schiaffo nel ritrovarsi a pensare certe cose sull'altro, lui era un uomo indipendente, non aveva mai avuto bisogno di qualcuno per fare ciò che amava, tantomeno di un alpha. 

Allora perché si sentiva così?

Aveva aiutato Yoongi, aveva parlato da esterno e aveva usato ogni metodo per estraniarsi dalla sua situazione, era passato sopra l'antipatia per Taehyung, del tutto infondata tra l'altro, aveva fatto del suo meglio per dare ottimi consigli al suo migliore amico, per far si che fosse felice, anche con uno o due alpha.

Perché lui non ci riusciva?

Aveva ammesso a se stesso di provare dei sentimenti, ma la vita da accoppiato non faceva per niente al caso suo, come se non fosse già abbastanza difficile vivere come aveva vissuto fino a quel momento, oltre tutto se fosse uscito tra i giornalisti che la My Style era stata creata da un omega e dal suo compagno, il suo lavoro sarebbe finito nell'immondizia in qualche giorno, le vendite sarebbero scese sotto lo zero e la sua grande fortuna si sarebbe dissolta, insieme a quella ogni possibilità di mantenere gli altri con spese sia per vivere normalmente, sia per tutti i farmaci. 

Non avrebbe di certo perso tutto per colpa di un alpha e soprattutto non avrebbe perso tutto perché lui stesso si era innamorato di quello che aveva sempre invidiato con tutto se stesso.

Jungkook era la perfezione davanti ai suoi occhi, anche quella difficoltà di trattenere la rabbia. Era bello da togliere il fiato, ogni volta che lo guardava se ne rendeva sempre più conto, aveva sempre messo il lavoro al primo posto come effettivamente aveva fatto anche Jimin, era puntuale su tutto al limite del fastidioso, anche se il biondo preferiva prendersi per tempo, Jungkook non si era mai presentato o aveva approvato qualcosa in ritardo. Tutto quello che aveva fatto era sempre stato per il bene della sua e poi loro, azienda. Jungkook aveva abbandonato il suo edificio per trasferirsi da lui e al loro arrivo dal viaggio, Namjoon lo aveva avvisato che i lavori per mettere il nuovo nome sull'insegna erano ultimati. 

La sua individualità non esisteva più ma a Jimin non sembrava pesare anzi, quello stesso nome che aveva trovato Jungkook emanava la perfezione che lui vedeva nel collega. Era stato perfezione anche quando l'aveva protetto, quando lo aveva stretto in quel taxi, quando aveva deciso di portarlo in giro per la città semplicemente per vederlo divertirsi, improvvisamente si alzò dal suo comodo di letto pieno di pensieri e aprì violentemente la valigia. 

Il cappellino che gli aveva comprato, senza chiedergli nulla in cambio se non un piccolo e caldo sorriso una volta indossato, lo osservò per un tempo indefinito, quei giorni a Tokyo gli avevano mostrato un'altra parte di Jungkook, una parte nuova, dolce, premurosa, preoccupata di vederlo stare bene nonostante tutto, quella parte che gli aveva dimostrato di volergli bene, forse di amarlo, Jimin sorrise tornando a sedersi sul suo letto con il cappello ancora stretto tra le mani. Jungkook c'era stato per lui, in ogni momento del giorno, quando stava male e piangeva, quando aveva paura, anche quando per quelle poche ore si era distratto, quando avevano deciso di mostrarsi per quello che effettivamente erano, Jimin aveva sempre pensato di volere il lupo di Jungkook, trasformarsi in un forte animale dal pelo scuro e gli occhi cremisi, ma quel giorno vedendo l'altro con quel corpo, si era reso conto di volerlo nella sua vita e non essere lui. 

Jungkook c'era stato per lui e lui?

Cosa aveva fatto?

Era riuscito a salvarlo quella sera per non riusciva a capire quale miracolo e poi aveva vissuto semplicemente secondo le attenzioni dell'altro, non si era mai preoccupato di renderlo felice, si era comportato da egoista, come mai nella sua vita, anzi come sempre nella sua vita. Il suo unico pensiero era sempre stato rivolto a se stesso, era quello il motivo per cui lui e Jungkook avevano iniziato a odiarsi fin da subito, era naturale che Jungkook volesse fare il possibile per buttarlo giù dalla sua posizione indipendentemente che fosse alpha o omega, Jimin si era sempre comportato da primadonna e l'altro aveva tutti i motivi del mondo per vederlo sfigurare e cambiare carattere. Anche personalmente se avesse conosciuto qualcuno con la stessa tipologia di pensiero avrebbe cercato di umiliarlo e ora, che ci rifletteva un momento in più, si rendeva conto che Jungkook si era presentato con quel carattere, con la copia del suo odioso modo di fare e ovviamente lui aveva iniziato ad odiarlo.

Ma non era durata a lungo, lentamente si era reso conto che erano più i momenti in cui aveva bisogno di lui, dei momenti in cui era meglio averlo lontano dai piedi e la prova lampante era quel viaggio nella capitale nipponica. Jimin aveva in ogni modo bisogno di lui e lui c'era, lui gli aveva fatto capire che la differenza tra lupo e persona era solo un'idea vaga che si era creato lui nella mente perché voleva essere diverso da quello che effettivamente era.

Guardando il suo soffitto con fare particolarmente interessato comprese che lui era sempre stato se stesso, omega, alpha, beta, persona a parte, lui era Jimin, soltanto Jimin, magari omega, ma un omega con in carattere, con personalità e anche probabilmente stronzo.

Rise stringendo tra le braccia il morbido cappellino, notando l'ora tarda e decidendo di dormire.

Forse era arrivato il momento, il momento di parlare, il momento di comunicare, il momento di essere se stesso, senza preoccuparsi di genere o sesso.

Solo Jimin. Prima di addormentarsi si promise di parlare con Jungkook il giorno dopo, la sua mente aveva raggiunto la chiarezza e l'avrebbe mostrata all'alpha

Al suo alpha.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Where stories live. Discover now