Capitolo 48

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Attimo.
Momento.
Istante.
Non so più se sta scorrendo la mia vita.
In questo spazio brevissimo di tempo tutto diventa astratto, inanimato.
Non ho nulla di concreto davanti a me.
Viaggio, viaggio con la mente, con i pensieri, isolandomi dal resto che mi circonda.
Mi sento interdetta.
Poso lo sguardo intorno a me, ma in realtà, non sto guardando nulla.
Ho come una patina che mi avvolge.
Le orecchie non captano suoni.
E la mia razionalità non vuole collaborare.
Sento di essermi messa in pausa quando due minuti prima il caos, la paura e la frenesia hanno preso possesso del mio corpo.

Appena arrivati al mercato, sono subito saltata via dalla sella della moto di Max, correndo a per di fiato verso l'accumulo di gente radunata in cerchio intorno all'autoambulanza.
Mi sono fatta spazio tra le persone a suon di gomitate per attraversare il prima possibile quegli ostacoli di mani, braccia e teste curiose.
C'era chi si spostava in automatico, chi per via della mia irruenza, creando un varco davanti a me.
Appena sono riuscita a superare quell'assembramento di gente, la paura ha preso il sopravvento su di me.
I polmoni chiedevano pietà: credo di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
Ho focalizzato il corpo della nonna sdraiato su una barella, mentre dei paramedici la stavano sistemando affinché stesse ben ferma.
Kelly era al suo fianco, vedevo che le teneva una mano e le sussurrava qualcosa.
Per un solo istante ho ripreso fiato, rendendomi conto che Ines era rinvenuta.
In meno di un millesimo di secondo mi sono ritrovata accanto a loro.
"Cosa è successo? Nonna? Nonna come stai?" Il tono tremolante.
La fronte aggrottata per via della tensione che stavo provando in quel momento.
Ines sembrava disorientata, i suoi movimenti erano rallentati, come se ancora non si fosse ripresa totalmente.
Vederla in quello stato mi ha fatto agitare e non poco.
Ho preso le sue mani, accarezzandole.
Lei sembrava cadere dalla nuvole, quando ha girato il volto verso di me.
Le sue palpebre sbattevano lentamente.
Aveva lo sguardo spento.
"Me..." provò a dire, ma non riuscì a finire la parola.
"Sisi, sono io, sono qui" la rassicurai, abbassandomi sulla sua figura per farmi vedere meglio.
Iniziò a tossire forte in cerca di ossigeno.
"Che hai? Oddio che succede?" Ho cominciato a farneticare con le lacrime agli occhi.
"Dobbiamo portarla immediatamente all'ospedale, lei è un familiare?" Mi sentii dire dietro di me.
"Si sono sua nipote"
Nemmeno so a chi abbia risposto.

Gli attimi che succedono dopo rimangono sfogati nella mia mente, come la vista di un paesaggio durante un viaggio in treno.
Sono trascorsi così velocemente che non mi sono nemmeno accorta di essere salita con i paramedici sull'ambulanza.
Credo di aver sentito chiedere da Max e Kelly dove fossimo diretti prima di chiudere gli sportelloni, ma non ne sono sicura.
Dal momento che i miei occhi si sono posati su di lei, ho completamente rimosso chiunque fosse intorno a me.
Ed ora mi ritrovo nuovamente qui, a distanza di poche ore, seduta in questa maledettissima sala d'attesa dell'ospedale di Saint Jay.
Appena entrati mi hanno schiaffato su queste sedioline del cazzo con la scusa che non potessi entrare in reparto con lei, non prima di tutti i controlli e le visite.
Le mie unghie sono praticamente consumate per quanto le sto mordendo dal nervoso.
Mentre entrambe le mie gambe non fanno altro che dondolare incontrollatamente.
I medici sono riusciti a placarle la tosse durante il viaggio verso la clinica, ma a me non è passato inosservato il suo respirare male.
E questo pensiero non ha mollato un attimo la mia mente.
Ho ancora l'eco della sirena che rimbomba nel mio cervello.
Decido di alzarmi per sgranchire un po' le gambe, anche se non so come occupare il tempo che trascorre a rilento.
Non ho mai visto la nonna in quelle condizioni, non sembrava nemmeno lei.
In quest'ultimo periodo ho sputato sangue pur di assicurarmi tutti i farmici ed i controlli che doveva fare, sono riuscita, con il rischio di avere un crollo fisico a guadagnare abbastanza soldi per non rinunciare nemmeno ad una visita di routine ed ora non mi spiego perché abbia avuto questo cedimento.
E quell'affaticamento nel prendere ossigeno...
Abbiamo fatto di tutto, dalla radiografia del torace, all'ossimetria, pur di tener sotto controllo le condizioni dei suoi polmoni.

The mysterious dancerWhere stories live. Discover now