Capitolo 57

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Presa di coscienza.

Visione lucida di ciò che fa stare male unitamente alla propensione a lasciar andare, a mollare la presa, a non accanirsi più contro l'altro, cominciando a conoscere finalmente se stessi.

Ed io lo stavo facendo.

Mollare la presa intendo.

Fare un passo indietro, assumendo una realtà quanto più possibile distaccata della situazione in cui mi trovo.

E forse era arrivato il momento che più mi agghiacciava.

Erano anni che non provavo il malessere che un attacco di panico può portarti.
Il cuore si è disconnesso dal resto del corpo, mentre il respiro ha iniziato a dettare le regole a suo piacimento.

Non so fino a che punto si è coscienti quando un black out del genere ti annebbia il cervello.

L'esterno sembra prendere le somiglianze di un sogno che viene dimenticato l'indomani successivo, astratto, senza forme, come l'idea della visione di un miope senza gli occhiali a portata di mano, portandoti al disorientamento più totale.

Provo a recuperare quella lucidità che da un po' si trova in crisi con il mio io.
Recupero a fatica la percezione della concretezza che mi incornicia.

Stephen in due falcate è praticamente addosso a me.
"Ehi ehi calmati, respira con me, così" inspiro ed espiro seguendo i suoi gesti, ma la paura di non ammirare più quelle iridi tanto belle da così vicino non aiuta per niente.

A mano a mano, ritorno al mio stato normale, facendo scendere i battiti che mi stavano togliendo il fiato.
"Brava così" le sue carezze sulle guance sono una tortura così amabile.
Mi siedo sullo sgabellino davanti al tavolino bianco abbellito dai trucchi di scena.

"Non devi avere paura, rintraccerò chi sono questi bastardi che ci stanno prendendo di mira" cerca di tranquillizzarmi a sua insaputa.

È convinto che tutta questa situazione mi spaventi, ma non nel senso che intende lui.
Mando giù un po' di saliva.
La gamba sinistra che non smette di dondolare dallo stress.

"Stephen" provo a dire, ma mi blocco il secondo dopo.
Cristo non sono pronta.
Cazzo se non sono pronta ad affrontare tutto quanto.
Un forte desiderio di scappare mi invade, ma ho smesso di essere una pusillanime.

Mi tiro forte i capelli, sentendo la cute chiedere pietà.
Stephen rimane in silenzio davanti al mio atteggiamento, un ruga sulla fronte conferma lo stato di dubbio che inizia a prevalere nei suoi pensieri, in una muta richiesta di spiegazione.

"Perché sei così agitata? È solo uno stupido messaggio intimidatorio, riuscito male per giunta"

Chiudo gli occhi, preparandomi psicologicamente.

"E se il messaggio non fosse per far intimidire te, ma avvertire me?" Lo vedo tirare indietro le spalle, preso contropiede  dalla mia domanda.
Non comprende.
"Avvertire di cosa scusa?" Una risata nervosa esce dalle sue labbra scolpite.
Poi scuote la testa e si avvicina a me, inginocchiandosi davanti la mia figura ancora seduta.
Prende le mie mani, accarezzando le nocche con i suoi pollici.
"Megan ti ho già detto che nessuno si avvicinerà mai a te" il suo confortami così insistente mi fa sanguinare il cuore.

Quanto avrei voluto sperare in un futuro insieme amore mio.
Penso guardando i piccoli cerchi che Stephen continua a fare sul dorso della mano nel vano tentativo di acquietarmi.
Una mia lacrima solitaria cade sull'anello d'oro che porta al dito.

Lui, dal canto suo, alza lo sguardo sul mio volto attraversato dalla consapevolezza di star per perdere la prima ed unica persona che è riuscita a riportare emozioni forti nella mia vita incolore ed insapore.

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⏰ Letzte Aktualisierung: Oct 05, 2022 ⏰

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The mysterious dancerWo Geschichten leben. Entdecke jetzt