- 24 -

2.1K 82 30
                                    

Ma Claire non riusciva a prendere sonno.
Se ne stava sul letto, immobile, fissando il soffitto come se fosse mattina. Improvvisamente tutta la stanchezza del giorno era passata e lei non riusciva neanche a chiudere occhio.

Aveva provato con un po' di tv spazzatura, poi una tisana rilassante e una maschera per il viso ma niente. Quindi sbuffava annoiata, girandosi e rigirandosi nel letto con gli occhi spalancati.

Forse era colpa di Harry.
Doveva ammetterlo, era così. Odiava veramente tanto il solo pensiero che fosse così e odiava più di tutti se stessa per questa cosa ma l'idea di Harry a pochi metri da lei la teneva sveglia come se fosse mattina. Ripensava allo sguardo malizioso con cui l'aveva accolta poco prima nella stanza, alla sua camicia aperta e al petto scolpito ricoperto da tatuaggi. Il modo sensuale con la quale faceva una cosa così banale come lavarsi i denti fissandola la teneva sveglia, sveglissima, ad osservare tutti gli angoli del soffitto immacolato di quella costosa stanza di albergo.

Claire si diede uno schiaffo sulla fronte, così forte che si fece quasi male. Ma... se lo meritava. Si meritava davvero gli schiaffi in faccia per i pensieri osceni che stava facendo in quel momento su quel ragazzo.

Poco dopo mezzanotte, dopo aver passato almeno un ora a rigirarsi nel letto invano, Claire si sedette in mezzo al letto, al buio, sbuffando e sbattendo le mani sul letto. Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa per uscire da quel limbo, altrimenti avrebbe probabilmente passato la notte in bianco.
Si alzò come un automa, senza pienamente riflettere su cosa stesse per fare. In realtà non sapeva bene cosa voleva ma sicuramente non voleva stare in quella stanza al buio a fissare il soffitto. E nel giro di qualche minuto, era davanti alla porta di Harry e aveva bussato.

Ma non fu Harry ad aprire la porta.

Davanti a lei c'era una ragazza alta, altissima, sicuramente una modella. Stava ridendo poco prima di aprire la porta perché Claire vide sul suo viso spegnersi lentamente un sorriso mentre fissava gli occhi su di lei. Aveva un caschetto di capelli neri, lisci come spaghetti e un paio di occhi azzurri glaciali. "Ah... non è il servizio in camera" disse solo, con tono deluso e un forte accento russo, voltandosi per richiamare l'attenzione di Harry che era qualche metro dietro di lei.

Claire non riusciva a smettere di fissare la ragazza con la bocca semi aperta. Era una divinità. Indossava un vestito nero corto e stretto e un paio di sandali gioiello altissimi che slanciavano ancora di più la sua figura. Claire si sentiva alta quanto una delle sue gambe lunghe e, per di più, era in pigiama, struccata, con i capelli arruffati. Voleva sotterrarsi.

Sentendo l'esclamazione della ragazza, Harry si voltò verso la porta e assunse una espressione interrogativa vedendo Claire in pigiama in piedi sull'uscio. Aggrottò le sopracciglia. "Claire... va tutto bene?". Aveva un tono quasi preoccupato.
Lui fece qualche passo verso di loro, lasciando la bottiglia di champagne con la quale stava armeggiando quando Claire aveva bussato. Era ancora scalzo ma stavolta a petto nudo, segno della enorme confidenza che doveva esserci tra i due: d'altronde, era notte fonda, di certo non stavano chiacchierando del più e del meno, pensò Claire.

"Si-si, certo, tutto bene. Io volevo-" balbettò qualcosa, senza senso.

Harry la interruppe. "Stiamo aspettando la cena, vuoi entrare?". Sembrava gentile ma Claire voleva solo nascondersi in un angolo buio della stanza e non uscirne mai più.

"No" rispose di impulso, con tono antipatico. Poi aggiustò il tiro. "Nel senso... no grazie, non voglio disturbare... volevo riguardare dei documenti prima di domani ma è tardi ormai, vado a letto".

"Claire, aspetta, sicura che...?".

Ma Claire era già lontana, trafficando con la carta magnetica della 602 per sparire quando prima nell'oscurità della sua stanza.
Si poggiò con la schiena sulla porta e chiuse gli occhi. Cosa diavolo le era passato per la testa? Bussare in stanza di Harry a notte fonda. Era stata una decisione davvero idiota. Cosa pensava di fare? Una chiacchierata amichevole prima di addormentarsi? Si sentiva una stupida ed in imbarazzo per il modo in cui si era presentata e - ancora peggio - come era scappata via.

E per di più, adesso non si sentiva all'altezza. Harry le aveva riservato delle attenzioni negli ultimi mesi, era palese a tutti. E sicuramente ciò era avvenuto a causa della scommessa ma non poteva essere stato solo quello. Tuttavia Claire aveva sempre declinato tutti i suoi apprezzamenti come se fosse un gioco.
Adesso, invece, si sentiva come se le persone che circondavano il mondo di Harry competevano per una categoria completamente diversa dalla sua. E lei non c'entrava niente con quel mondo.
Come aveva solo potuto pensare che lui e lei....?

Claire si precipitò al comodino, dove prese il telefono tra le mani. Con rapidità compose un numero che sapeva ormai a memoria da tempo. Sentiva il bisogno viscerale di conferme, anche banali, da parte di qualcuno che faceva parte del suo di mondo (almeno era stato così in passato).

Ciao, questa è la segreteria telefonica di Aaron. Al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio dopo il bip e vi richiamerò (ma solo se mi siete simpatici).

Biiiip.

"Aaron, ciao. Sono io" disse piano, poi si fermò per prendere una pausa. Cosa voleva dirgli davvero? "Non so perché ti sto chiamando. Forse non per i motivi giusti" ammise, quasi più a se stessa che a lui. Lo stava chiamando solo per quello che era appena successo con Harry? C'era la possibilità che fosse così. "Ma lo sto facendo. Volevo dirti che sono a LA per lavoro, è stata una cosa improvvisa e del tutto inaspettata. Un po' come il biglietto che hai lasciato sul tavolo prima di partire per San Francisco... ok, questo forse non dovevo dirlo". Claire si passò una mano sugli occhi, scuotendo il capo per le sue stesse idiozie. "Ascolta Aaron, davvero non so cosa sto dicendo in questo messaggio e spero vivamente che non lo ascolterai mai ma... se lo farai e se c'è qualcosa che in questo ultimo mese hai pensato di volermi dire e non l'hai fatto, beh questo forse è il momento giusto per farlo, ok? Sono al Waldorf Astoria Di Beverly Hills e...".

La voce meccanica la avvisò che era terminato il tempo disponibile per il messaggio e Claire riattaccò il telefono all'istante. Se avesse riascoltato il messaggio registrato probabilmente l'avrebbe cancellato o peggio si sarebbe voluta cancellare dalla faccia della terra.

Si gettò sul letto a faccia in giù, sbattendo i piedi e le mani contro il materasso e soffocando un urlo strozzato.

Si meritava gli schiaffi.
Doppi.

THE APPLE OF MY EYES [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora