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"Vediamo come posso farmi perdonare". Harry chiuse la porta alle sue spalle con un calcio, senza separare i loro due corpi.

La fece indietreggiare, continuando a baciarla ad occhi chiusi in quella casa che ormai aveva imparato a conoscere, fino a raggiungere la stanza da letto. Quando arrivarono li, la fece voltare e tirò giù la zip del suo vestito, scoprendo con piacere che indossava solo un paio di minuscoli zip neri e nient'altro.

"Se mi dicevi che stavi andando in giro con solo queste addosso, ti portavo a casa tre ore fa" scherzò lui, giocando brevemente con l'elastico dei suoi slip.

Claire fece per ribattere, stava per arrabbiarsi di nuovo, ma Harry la mise a tacere prima che lo facesse, unendo le loro labbra disperato. E così lei cedette, non voleva più litigare, voleva solo che la facesse sua.

La spinse sul letto, mentre freneticamente si toglieva la giacca e iniziava ad allentarsi la cravatta che ancora teneva al collo.  "Avevo detto che l'avrei usata su di te e - come sai - sono un uomo di parola". Si chinò su di lei, ancora vestito, e raggiunse le braccia della ragazza, le fece sollevare sopra la sua testa in un gesto rapido e le bloccò in alto, legando le mani tra loro alla testiera del letto con l'aiuto della cravatta che si era appena tolto.

"Harry ma..." provò a ribattere lei, muovendosi.

Ma Harry la ignorò. Vederla così bella, nuda, inerme, stesa sul letto ai suoi piedi e bloccata in modo da non potersi muovere, lo portò in paradiso, mentre allo stesso tempo sentiva la patta dai suoi pantaloni stringere sempre di più.

"Aspetta, ma cosa stai...".

"Per l'amor del cielo, Claire sta zitta". Gettò la camicia ai piedi del letto prima di passare a liberarsi finalmente di quegli opprimenti pantaloni. Poi tornò ad occuparsi di lei. Risalì il letto, sovrastando il suo corpo mentre la vedeva agitarsi per il fatto che non poteva muoversi liberamente. Le lasciò un bacio leggero sulle labbra prima di scendere sul suo collo, accarezzarlo lascivamente con la punta della lingua e poi baciare ogni centimetro di pelle che aveva a disposizione.

Arrivò all'altezza dei suoi seni e li torturò, stringendo il suo capezzoli tra i denti al punto da sentirla gemere e dimenarsi per liberarsi - ma senza successo.

"Vorrei chiederti dove hai imparato a fare dei nodi così stretti ma forse è meglio che io non lo sappia..." sospirò lei, mordendosi il labbro inferiore.

Harry sorrise malizioso, fissandola dal basso. Aveva una visuale da sogno da quella angolazione. "Ho fatto vela per tanti anni..." ammise. Era ormai arrivato a baciare il suo interno cosce con una lentezza flemmatica, studiata. Lei teneva gli occhi chiusi, come se così potesse in qualche modo tutelarsi da quello che l'aspettava. Scostò con un dito le minuscole mutandine che - lo sapeva per certo - lei aveva indossato solo per lui quella sera e la vista di quanto fosse pronta, di quanto fosse desiderosa, di quanto lo stesse aspettando lo mandò in tilt.

"...e poi ho fatto tanta pratica" aggiunse, appositamente ambiguo, mentre affondava finalmente con la lingua nel suo punto più sensibile. La vide dimenarsi ed emettere un suono acuto di piacere; la cosa lo mandò in estasi. Se c'era qualcosa che amava più del sesso, era sicuramente vederla provare un piacere così forte da sembrare fastidioso, doloroso, pressante. 

"Oh dio" gemette lei, gettando la testa all'indietro in un lamento disperato. Sentiva le braccia indolenzite per quella posizione scomoda e le gambe molli, come se non ne avesse più il controllo.

"Non osare venire" mormorò con voce roca, soffiando sulla sua pelle per provocarle dei brividi leggeri.

"E allora tu... smettila di fare... quello che stai facendo" disse la ragazza a fatica, ansimante, respirando a bocca aperta per cercare di mantenere la calma.

THE APPLE OF MY EYES [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora