2. Dobbiamo allearci (parte 1)

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Tra gli innumerevoli non-morti che le passarono davanti, Axsa riconobbe qualcuno dei minatori con cui aveva parlato poche ore prima, nel villaggio fuori dalle miniere. La negromante non si vedeva da nessuna parte, ma era presumibile che avesse attaccato quell'agglomerato di casupole per potersi fare un piccolo esercito e mandarlo in avanscoperta per i cunicoli.

Che lurida infame.

«Axsa, quelli son-»

Un cacciatore le sussurrò nell'orecchio con tono carico di cupo terrore, ma lei lo zittì tappandogli la bocca con entrambe le mani.

Perché aveva deciso di portarseli dietro? La stavano solo intralciando! Però, in effetti, le azioni di Zellania avrebbero potuto ribaltarsi a suo favore; ricordava bene la velocità con cui in passato era riuscita a polverizzare i non-morti dell'emissaria di Celenwe, quindi forse per lei quelli erano avversari più semplici rispetto ai mostriciattoli verdi.

La bambina si aprì in un ghigno sadico, tornò a voltarsi verso lo spiraglio da cui aveva osservato la schiera di minatori avanzare e, dopo aver atteso che anche l'ultimo li superasse, rese partecipi gli umani dei suoi pensieri.

«Quelli ci apriranno il passaggio, facendo il lavoro per noi. Lasceremo che i goblin e i non-morti si combattano a vicenda, poi potremo uscire e finire i superstiti. Inoltre, la mia magia è particolarmente efficace contro ai cadaveri.»

Anche i gemelli sorrisero, riacquisendo un poco di sicurezza, e ben presto negli stretti passaggi presero a rimbombare gli echi della battaglia. Urla acute e straziate, suoni metallici e rantoli terrificanti facevano supporre che i goblin stessero avendo la peggio e Axsa decise di muoversi rapida verso il luogo dello scontro per poter capire come agire.

Permise ai gemelli di riaccendere le loro torce e si fermarono di nuovo al limitare dello spiazzo, assistendo di nascosto al barbaro assassinio degli ultimi goblin. Il suolo roccioso si era ricoperto di corpi sanguinanti e polvere, mentre una ventina di non-morti era ancora in piedi e in salute, per quanto dei cadaveri potessero esserlo. Si allontanarono, proseguendo in gruppetti attraverso i tre cunicoli che si aprivano nella parete antistante alla loro posizione.

«Beh, direi che possiamo anche andarcene, visto che non ci sono più goblin da uccidere!»

Deret parlò allegro, scompigliandosi i capelli, ma l'elfa oscura lo fulminò con lo sguardo. «Io vi ho pagati per accompagnarmi all'interno.»

L'altro fratello sbuffò, allargando le braccia. «Ma li hai visti? Quelli sono non-morti! Non abbiamo mai affrontato nulla del genere.»

Axsa dapprima strinse un pugno, poi si rilassò e incrociò gli arti al petto, alzando un sopracciglio. «Quindi volete fuggire? Cosa pensate che succederà quando quei cadaveri ambulanti avranno finito i vivi da uccidere qui dentro? Gila non è poi così distante da qui, no?»

Si era espressa canzonatoria e crudele, facendo intendere agli umani che la loro città sarebbe stata il prossimo obiettivo dei non-morti, cosa che lei sapeva benissimo essere una gigantesca menzogna. Il modo in cui i due fratelli si rabbuiarono, chiudendo le spalle con gli occhi fissi al massacro che avevano davanti, le fece capire di aver colto nel segno.

Oh, era davvero semplice circuire gli umani.

Senza aggiungere altro, la bambina li precedette nello spiazzo dove ormai il piccolo falò era stato spento dai corpi che ci erano finiti sopra. Camminò attenta a non inciampare nei morti e si trattenne dallo stringersi le narici con le dita a causa del fetore che permeava l'aria, rendendola pesantissima. Lasciandosi guidare dal richiamo della lacrima, l'emissaria scelse il passaggio al centro e avanzò circospetta. Avrebbero potuto ritrovarsi a fronteggiare i servi di Zellania da un momento all'altro, quindi esortò i cacciatori a tenere già in pugno le spade.

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