⠀⠀⠀⠀𖤐 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟔: 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨

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Una delle poche cose positive che offriva quell'edificio dalle pareti colorate di giallo e dagli interni composti da labirinti era la libertà durante l'ora di pranzo

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Una delle poche cose positive che offriva quell'edificio dalle pareti colorate di giallo e dagli interni composti da labirinti era la libertà durante l'ora di pranzo. Durante quel lasso di tempo, ognuno degli studenti decideva autonomamente dove stare e cosa fare.

Cercando di evitare la mensa scolastica gremita di gente, Jungkook passava quel tempo a fumare sul tetto o nella palestra, a scaricare la tensione che gli provocavano i pensieri fin troppo soffocanti che elaborava il suo cervello.

Dopo ciò che era successo in classe, infatti, aveva passato l'ora successiva a rimuginare sull'intervento di Kim Taehyung.
Il ragazzo dai capelli rossi non si era mai interessato a lui nei tre anni in cui aveva frequentato quella scuola, neanche quando si erano ritrovati in classe insieme, al secondo anno.
L'ipotesi più plausibile era quella che lui sapesse della droga e che stesse tentando di avvicinarlo per riavere i soldi. A quel punto, però, il suo intervento in classe non avrebbe avuto sento considerando che l'argomento non aveva neanche lontanamente a che fare con i suoi affari e quelli dei suoi amici.

Si avvicinò agli attrezzi messi a disposizione e tirò su uno spesso materasso da poggiare contro un muro, in verticale, in modo da creare un sacco da boxe improvvisato.

Si infilò le cuffiette con la musica a volume altissimo e si fasciò le mani, per limitare alla meglio i danni alle nocche.

Cominciò a saltellare sul posto e a sferrare alcuni colpi nel vuoto, in modo da riscaldarsi alla meglio.

Quando fu abbastanza carico, si spostò davanti all'ammasso di spugna sistemato in precedenza e ritornò a vagare nei meandri della sua mente.

Era così tanto concentrato nell'assestare quei colpi secchi e tremendamente precisi che non si accorse di essere stato raggiunto da qualcuno e che quel qualcuno si stava avvicinando velocemente alla sua persona.

Avrebbe continuato a ignorarlo, con la musica a trapanargli i timpani, se solo questo non si fosse messo in mezzo tra il suo pugno e il materasso, fermando ed incassando il violento colpo con il suo corpo.

«Se tutti i miei cinque amici e i segni sul tuo volto non mi avessero confermato, non avrei mai creduto che Suga fosse riuscito sul serio a colpirti» rise Taehyung massaggiandosi il punto colpito con una smorfia «dimmi un po' ragazzino, com'è che non hai reagito davanti a lui? A giudicare dalle tue azioni sconsiderate, come i debiti che ti sei creato e lo sfidare costantemente le persone sbagliate, e da alcune delle parole che escono spesso dalla tua bocca, ti reputo così stupido da dare inizio anche ad uno scontro fisico di cinque contro uno»

«Dovresti smetterla di fare lo sbruffone Kim» sbottò il blu, riconoscendo il ragazzo dai capelli rossi «ti prendi troppa confidenza anche con persone che non conosci minimamente»

«Ti conosco quel che basta per sapere che mi stai fregando» rispose allora l'altro, avvicinandoglisi pericolosamente «sbaglio o hai un debito con me ragazzino? Vedo che le botte prese ieri da Suga non ti sono bastate»

«Dovresti smetterla di chiamarmi ragazzino o, ancora peggio, Jungkookie. Non ne hai il diritto» inarcò un sopracciglio il minore «e si, ti devo dei soldi, ma Park mi ha dato una settimana di tempo per recapitarteli perciò non mi rompete il cazzo e aspettate altri due giorni»

Venne afferrato nuovamente per la camicia dell'uniforme scolastica. Era la terza volta che qualcuno lo faceva, nel giro di tre giorni per giunta, e il blu stava iniziando leggermente a stancarsi.

«Non me ne frega un cazzo di quello che ha detto Jimin, quei soldi sono miei e li voglio ora, per cui...» avvicinò nuovamente il suo volto a quello del più piccolo, facendo quasi sfiorare i nasi «o sganci i soldi esattamente in questo momento o da domani lavorerai per me a tempo indeterminato e farai tutto quello che ti dico senza obbiettare minimamente»

Gli occhi marroni del maggiore si scurirono ancora di più, man mano che il suo sguardo si assottigliava nel tentativo di spaventare in qualche modo quel ragazzo che non sembrava temere nulla.

«Non sono uno spacciatore» sbottò Jungkook

«Aggiungiamolo alla lista delle cose di cui non mi frega una beata minchia» gli soffiò in faccia Taehyung «domani all'uscita vieni a casa con noi, non accetto obbiezioni e non provare a farne parola con qualcuno»

«Figurati» rise il minore «a chi diamine dovrei dirlo?»

«Magari a mammina o papino» rispose con tono sprezzante il maggiore

«Fidati principino, non c'è alcun rischio»

«Stai giocando con il fuoco Jungkookie, sarei capace di ucciderti anche in questo momento» sussurrò l'altro puntandogli un coltellino alla gola, lo aveva tirato fuori dalla manica in cui lo custodiva in mezzo secondo

Cominciò ad avvicinare la punta al suo collo, facendogli provare un leggero fastidio «non fai più il simpatico ora»

«Io non faccio il simpatico» ghignò Jungkook «io sono simpatico, principino»

Il maggiore, irritato, strinse maggiormente la presa sul coltello andando a recidere leggermente la pelle alla base del collo del blu «ti ho avvertito ragazzino. Attento a ciò che dici e fai altrimenti ne pagherai le conseguenze»

«Non mi fai paura Taehyungie, niente di tutto questo potrà mai farmi paura» rise il più piccolo «ma odio avere debiti con la gente, per cui verrò»

«Sia chiaro» sussurrò il maggiore ritirando il coltello e avvicinando il viso a quello del suo interlocutore, così tanto che i loro respiri si mischiarono ed i nasi entrarono quasi in contatto «io sono il capo e tu sottostai alle mie regole»

«Certo principino, senza alcun dubbio»

Ed eccolo, l'inizio della fine.

Ed eccolo, l'inizio della fine

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