⠀⠀⠀⠀𖤐 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟕: 𝐭𝐢 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐝𝐨

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Il giorno successivo, all'uscita del complesso scolastico, Jungkook trovò ad aspettarlo, come da precedente avviso, Taehyung e Jimin

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Il giorno successivo, all'uscita del complesso scolastico, Jungkook trovò ad aspettarlo, come da precedente avviso, Taehyung e Jimin.

Una lussuosa e lucida limousine nera si trovava ferma sul ciglio della strada, pronta a scortare i tre verso una meta sconosciuta al ragazzo dai capelli blu e familiare per gli altri due.

«Eccoti ragazzino, finalmente direi» sbottò il ragazzo dai capelli rossi «datti una mossa, non abbiamo tempo da perdere»

«Oh senza dubbio principino, non vorrei mai rimanere con te, con voi, per più tempo di quanto necessario» rispose acido il minore

«Siamo più grandi di te, dovresti davvero iniziare a portare rispetto» intervenne Park Jimin con un'espressione infastidita stampata in viso

Jungkook dovette ammetterlo, seppur quel tipo fosse più basso di lui, la sua prestazione fisica suggeriva che era decisamente allenato e qualcosa gli diceva anche che, da incazzato, avrebbe suscitato timore a chiunque.

Tuttavia non si trattenne dal roteare gli occhi verso l'alto e ridacchiare «allora, principino e mandarino, potremmo di grazia darci una mossa? Ho cose da fare dopo questa gita»

«Dio Jeon non immagini neanche quanto sia alta la mia voglia di spaccare il tuo naso del cazzo sul cofano lucido della mia macchina» disse Taehyung avvicinandosi pericolosamente al più piccolo, esattamente come aveva fatto il giorno precedente

Così facendo si ricordò, dopo averlo intravisto spuntare fuori dal bordo della t-shirt a girocollo che indossava l'altro, del taglio mediamente profondo che gli aveva inflitto con la lama affilata del suo coltellino «sei veramente un coglione, sai che le ferite vanno coperte?»

«Non sono cazzi tuoi come curo le mie ferite di merda» disse in modo stranamente pacato e serio il diretto interessato «abbiamo finito con queste conversazioni inutili? Possiamo andare finalmente?»

Taehyung si avvicinò ancora a lui, fino ad arrivare al suo orecchio destro nelle vicinanze del quale sussurro «non ti uccido solamente perché voglio i tuoi cazzo di soldi, altrimenti saresti morto da un pezzo»

«Dicono tutti così quando non hanno intenzione di compiere una determinata azione ma vogliono far credere il contrario a colui che hanno davanti» disse il blu con tono impertinente «io dico che non mi uccidi e non mi ucciderai perché ti incuriosisco oltre l'inverosimile, anche se effettivamente non c'è nulla in me di interessante. La tua è tutta un'illusione nata da parole dette in un mio momento di debolezza»

Taehyung in un primo momento non rispose, sempre più sorpreso dall'immensa schiettezza e impavidità che il ragazzino davanti a lui mostrava, nonostante si trovasse in una situazione per lui svantaggiosa al massimo.

«Chiudi quella bocca larga che ti ritrovi se non vuoi che ti strappi la lingua a mani nude» sbottò allontanandosi e voltandogli le spalle «seguimi, immediatamente»

Un risolino di scherno impercettibile, tant'è che neanche il rosso pochi passi più avanti lo sentì, scovolò dalle labbra rosate del più piccolo dei presenti che, senza obbiettare ancora, decise di seguire il suo hyung.

In un modo o nell'altro i due si ritrovavano sempre a dover litigare, che sia per la sfacciataggine del più piccolo o per l'irritabilità del più grande. Tutto ciò divertiva immensamente Jungkook che adorava vedere come Taehyung perdesse il controllo quando lui era nei paraggi. Sapeva di star giocando con il fuoco ma ormai era ben consapevole di non aver nulla da perdere.

Si infilarono tutti e tre nell'auto e cominciarono quel viaggio che durò all'incirca quindici minuti.

Quando il mezzo si fermò, ciò che vide il blu fu un edificio diroccato al di fuori della città. Non era decisamente quello che si aspettava da il ricco Kim Taehyung, ma comprese anche che non poteva aspettarsi di meglio da sei ragazzini spacciatori.

Quello che Jungkook non sapeva era che quella era solo una delle loro sedi, quella che serviva per preservare le apparenze agli occhi dei ragazzini come lui che avevano dei debiti con i Bangtan, e non la sede principale perché quella si trovava alla Kim Corporation.

«Datti una mossa pivello» lo richiamò Jimin uscendo velocemente dall'auto

Jungkook roteò gli occhi e si affrettò a seguirle i due verso l'entrata.

Una volta all'interno, superarono la prima saletta immettendosi in un piccolo corridoio. Alla fine di quest'ultimo si intravedevano numerose stanze ma solo da una proveniva un forte fascio di luce, segno che le finestre fossero state spalancate completamente invece di rimanere chiuse come dalle altre parti.

Quando furono davanti alla porta, altre quattro paia di occhi si puntarono su di loro, più precisamente sul blu.

«Che ci fa qui quel ragazzino? Non gli sono bastate le botte dell'altra sera?» si infuriò immediatamente il ragazzino dai capelli verdi avvicinandosi ai tre appena arrivati

Jungkook alzò gli occhi al cielo e sussurrò un «che irascibile» che di sussurrato aveva poco e niente dal momento che lo sentirono tutti

Il menta oltrepassò Taehyung e si diresse immediatamente verso il blu, pronto a prenderlo un'altra volta a pugni.

«Sta fermo Suga» lo ammonì però il rosso, prendendolo per una spalla «è qui per saldare il suo debito»

«Sta fermo Suga» lo ammonì però il rosso, prendendolo per una spalla «è qui per saldare il suo debito»

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