Her // Lalisa (Blackpink) × y/n

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One-shot richiesta da agustdina_di_yoongi

Y/n sedeva sulla ruvida poltrona del vecchio salone di sua nonna, poggiata sul fianco teneva tra le mani la rigida copertina di un libro dagli angoli rovinati e lo sguardo fisso sulle stesse due pagine che da ore stava passando in rassegna. Le parole scritte con l'inchiostro scorrevano veloci sotto i suoi occhi, portando con sé racconti fantastici e avventure di cavalieri medievali, con la leggera pioggia che batteva sul vetro delle grandi finestre mentre in sottofondo note sommesse di una delle tante sinfonie di Bach si mischiavano all'atmosfera malinconica prodotta dal temporale primaverile, accompagnando i suoi pensieri che vagavano per la mente soffermandosi sulle cose più inutili. Arrivata a fine pagina sospirava e ricominciava da capo, cercando ogni volta di ricordarsi ciò che aveva letto, con scarsi risultati. Esaminava con attenzione quelle dannate lettere, ne osservava la forma e il colore, la distanza tra un termine e l'altro, guardava con attenzione la carta ingiallita sulla quale erano stati stampati, eppure una volta finito non ricordava nulla; le parole perdevano significato, la storia non aveva più senso. Sapeva in cuor suo che quella era una delle tante mattinate nelle quali i suoi stessi pensieri diventavano insopportabili, una di quelle giornate in cui i libri e la musica non avrebbero zittito le voci insidiose nella sua testa.

Stringeva tra le mani il romanzo iniziato a leggere la sera prima, sentendo sotto i polpastrelli la copertina in pelle usurata dal tempo. Di tanto in tanto rivolgeva gli occhi celestiali alla pianura dietro l'enorme finestra del salone; gli alberi si ergevano alti nel cielo come a voler sfiorare le grigie nuvole e in lontananza macchie rosse ricoprivano il terreno e l'aria sapeva di pioggia. La primavera stava per finire, ben presto Maggio avrebbe lasciato il posto a Giugno e Giugno avrebbe fatto lo stesso con Luglio, seguendo un ciclo continuo che la natura aveva con cura designato. La testa le si era fatta pesante, i pensieri fittizi; chiuse con forza il libro e le due estremità del volume si scontrarono con un tonfo secco, perdendosi poi nell'aria con la stessa velocità con la quale era stata interrotta la quiete. Sospirò rumorosamente, sentì la gola bruciare e gli occhi velarsi di lacrime. Si era promessa di non piangere, di non dare al mostro che viveva nella sua mente quella soddisfazione, non gli avrebbe permesso di prenderla di nuovo come aveva fatto le altre volte. Spesso quella sensazione di vuoto che la divorava dall'interno si faceva più forte e le voci diventavano così numerose da non riuscire a distinguerle né a calmarle, trasformandosi in creature che non facevano altro se non distruggerla ogni notte. E quando non era più in grado di sopportarle correva in bagno, si toglieva via di dosso qualsiasi indumento rimanendo con la morbida camicetta di flanella che sua nonna aveva cucito per lei con tanta cura e fissava la propria immagine nello specchio.



Guardava con odio la pelle imperfetta, i capelli troppo spenti, le braccia troppo magre; ispezionava ogni difetto che riusciva a trovare, andando alla ricerca di nuove imperfezioni come un esploratore intento a trovare territori mai conosciuti prima di allora. Piangeva senza nemmeno sapere il perché: forse voleva porre fine a tutte quelle torture, oppure sperava in una notte tranquilla almeno per quella volta. Pregava Dio affinché le concedesse qualche ora di pace, ma nel cielo non c'era nessuno ad ascoltarla e la terra era troppo fredda per accoglierla. Sembrava non ci fosse alcun posto per lei in quel mondo fatto di disgrazie e sciagure, ovunque andasse si sentiva fuori luogo. E non riuscendo a trovare alcuna risposta si rivestiva, coprendo i lividi e i graffi sulla pelle marmorea con strati di velluto, e tornava nella buia camera illuminata solo dalla luce della luna nascosta dietro gli alberi. Certe notti rimaneva sveglia fino all'alba, aspettando con pazienza di vedere il sole rinascere sulla linea dell'orizzonte e uscire allo scoperto dal suo nascondiglio dietro le gelide montagne; non provava alcun affetto nei propri confronti ma quando poggiava i nudi piedi sull'erba del giardino ricoperta di rugiada pensava veramente di essere felice almeno per un istante, anche se sapeva con certezza che era tutto pura illusione.

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