Cap.26

973 31 0
                                    

"Facciamo qualcosa?" chiede Mirea

"Io so esattamente cosa fare" dice Blaise con tono di malizia avvicinando Adela al suo corpo e stampandole un bacio che pareva più un morso sul collo. Adoro l'intesa tra quei due.

"Anch'io ho da fare scusa" le rispondo quasi imbarazzata

"Ced?" mi chiede lei a conferma

"Mh, Mh" mi limito ad annuire

"Andiamo anche noi, abbiamo da fare " interviene freddo Draco afferrando il polso di Pansy e tirandolo bruscamente voltandosi.

So esattamente a cosa si riferisce... ma la parte che sicuramente odio di più è che mi dà fastidio.

Tanto fastidio.

Trattengo l'irritazione mentre saluto gli altri prima di dirigermi verso l'infermeria.

Cammino a passo svelto ripensando a tutti gli avvenimenti successi fino a quel momento.

Non posso che sentirmi in colpa verso Cedric: aveva fatto tutto per me, era sempre stato al mio fianco... gentile, premuroso, educato... e chi più ne ha più ne metta e io cosa avevo fatto? Mi ero legata, anche se inconsciamente, al cavaliere oscuro, a Draco... un ragazzo a cui non importava nulla di me se non per il sesso.

Quanto sono stupida.

I pensieri mi accompagnano fin davanti alla porta dell'infermeria. Afferro la maniglia sentendo una strana sensazione di sbagliato, come se non dovessi essere lì, come se quello non fosse il mio posto. Scaccio l'idea dalla mia mente varcando la soglia di quella stanza.

Mi avvicino al letto dove trovo il mio ragazzo sdraiato a dormire beatamente. Prendo una sedia e l'avvicino al letto cercando di non fare troppo rumore per non svegliarlo. Madama Pomfrey intanto ha notato la mia presenza.

"Sta bene tranquilla, lo dimetterò prima di cena" mi rassicura.

Le sorrido a risposta mentre passo delicatamente la mano sul viso ormai del tutto guarito.

"Mi dispiace" sussurro tra me e me.

Ammettere a me stessa di essere dalla parte del torto visti i miei sentimenti contrastanti è sicuramente la parte più difficile ma il peso che mi provoca tenermi tutto dentro è troppo oppressante. Sussurrare quelle parole di certo non cambiava la situazione ma mi sollevava; dentro di me è come se avessi confessato una parte delle mie colpe.

Imprimo un bacio sulla fronte del bell'addormentato che avevo davanti...

"Passo a prenderti tra qualche ora" mormoro riprendendo una posizione eretta senza staccare gli occhi da lui.

Esco da lì pensando a quale sarebbe stata la prossima tappa del mio pomeriggio.

Se il libro ha la parola babbani all'interno del titolo sapevo esattamente dove sarei dovuta andare in primo luogo: dalla Burbage. Guardo l'ora: le 16.00. In teoria la sua lezione dovrebbe essere già terminata.

Raggiungo l'aula della professoressa di babbanologia con ancora il fiatone per la corsa appena fatta. Busso delicatamente sulla porta semichiusa.

"Prego, prego" la voce all'interno dell'aula mi invita ad entrare

"È permesso?" chiedo accedendo educata

"Oh signorina Culligan benvenuta, si accomodi pure... cosa la porta nella mia aula?"

"Buon pomeriggio professoressa Burbage, vede io mi chiedevo se poteva darmi qualche informazione in più a proposito di questo"

Cammino verso la cattedra mentre ravano nella sacca per appoggiare delicatamente il libro sulla superficie del tavolo in legno.

ReptiliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora