Milioni di scartoffie

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Calore, grida, parole sconnesse. Salì su quel palco con il cuore in gola, le gambe molli, e le dita che non riuscivano a star ferme. Nella testa mille pensieri, tra i quali il più imponente: E se nessuno conosce le parole?

Impossibile, ovviamente, ma era quella la scena che vedeva ripetersi nei suoi incubi, ed in quel momento aveva paura potesse trasformarsi in realtà.

Poi una breve pausa, partì la base, ed improvvisamente non esisteva altro che lui e quelle persone che urlavano a voce piena il testo di quel brano a cui teneva tanto.

Quando finì aveva la gola che gli bruciava, come se esibirsi con tutta quell'agitazione gli avesse reso doppio lo sforzo a livello vocale.

Con un sorriso stampato sul volto salutò il pubblico, e tornò dietro le quinte, con una nuova immagine nella mente.

Come si era sentito? Come se avesse appena toccato il cielo con un dito, e dentro di sé fremeva la consapevolezza che era stato solo un assaggio di ciò che avrebbe fatto, e non stava più nella pelle.

Quella notte si addormentò tardissimo, o meglio, non dormì proprio, troppo impegnato a rigirarsi nel letto ripensando a quello che era successo, e proprio per questo motivo la mattina dopo passò tutta la rotta Brindisi - Roma nel mondo dei sogni.

Arrivò nella città eterna con un solo obiettivo: vedere Giulia e raccontarle tutto quello che era successo a voce, ma ovviamente lei era impegnata tutto il giorno in accademia, e lui doveva firmare e finire di programmare le ultime cose per la partenza.

Dopo ore che sembravano infinite, impegni interminabili, e milioni di scartoffie che Sangio avrebbe volentieri evitato, o per lo meno condiviso con la Stabile, finalmente si fece l'ora di cena.

Per l'occasione il cantautore ordinò da glovo il panino preferito di Giulia dall'old wilde west, così da farle una sorpresa per quando sarebbe arrivata.

Lola uscì dall'accademia stremata, forse anche più del solito, ma felice come non mai di rivedere il suo fidanzato, anche se c'era qualcosa che la tormentava, e della quale gli avrebbe assolutamente dovuto parlare.

Suonò una volta il campanello dell'appartamento, e lui scattò in piedi come una molla per andarle ad aprire.

Si guardarono negli occhi e si sorrisero, poi Gio aprì le braccia, e lei ci si tuffò dentro, e tra i sorrisi iniziarono a scambiarsi una serie di baci a stampo.

«sono così felice che tutte le prossime volte ci sarai tu con me, ti ho pensato tutto il tempo» ammise lui, accarezzandole i capelli.

«tutto tutto? E non ti sei distratto dalla performance» rise Giulia, che però aveva apprezzato quelle parole.

«assolutamente no, mi hai aiutato a concentrarmi» scosse la testa, totalmente incantato negli occhi della ballerina.

«urca! Che responsabilità» esclamò divertita.

Erano le dieci di sera e dovevano iniziare a cenare, lo sapevo benissimo entrambi che avrebbero fatto le ore piccole, come al solito.

«sei pronto per domani?» chiese Giulia tutt'a un tratto, mentre addentava una patatina fritta.

«c'è anche la salsa se vuoi» scosse la testa, passandole una bustina di ketchup.

Giulia ridendo rifiutò l'offerta, era tanto che stesse mangiando cibo d'asporto, era veramente importante che tenesse un'alimentazione adeguata, sopratutto in quel periodo.

Per una settimana intera aveva sognato di dover salire sul palco per ballare, ma era ingrassata, ed i vestiti non le andavano più bene. Allora passava tutta la performance in intimo, con tutti gli occhi puntati addosso, e non riusciva nemmeno ad esibirsi bene perché non aveva controllo del suo corpo.

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