Un amore maledetto [SukunaXReader]

11- Spiegazioni

Chiusi la porta alle mie spalle e mi inginocchiai.
Presi tra le mie mani il suo viso accarezzandolo. Lui mi guardò con sguardo triste.
<<Vorrei baciarti in questo momento>>
<<Perché sei scappato? Perché uccidere?>>

<<Sono scappato perché avevano intenzione di farmi diventare un samurai e farmi lasciare la scuola>> rispose istantaneamente.

flashback...

Ryomen POV

Uscii dalla mia camera dopo che t/n era andata via. Quella si che era stata una bella serata, avrei voluto non finisse più. Andai a farmi un giro quando origliai il preside parlare con qualcuno, il mio insegnante.

<<Sei sicuro? Ryo è il più bravo della scuola>>
<<I piani alti sono stati chiari, deve andare a fare il samurai. I suoi genitori hanno richiesto che lasciasse la magia per qualcos'altro. Ritengono che sia meglio per lui, per la sua agilità non sarebbe facile ucciderlo in battaglia e quindi rischierebbe di più stando qui, con la stregoneria e gli esorcismi>> sentii dire il preside.
Stanno scherzando? Io il samurai lo avrei fatto volentieri se non fosse che volevo essere uno stregone.
Me ne andai dall'istituto dal retro in modo che nessuno potesse vedermi.

Fine fleshback...

T/n POV

<<Ti rendi conto? Era un pretesto per portarmi via. I piani alti non mi hanno mai voluto da quando hanno scoperto la mia forza>> continuò lui.
<<Mi dispiace, non pensavo fosse questo... >> dissi un po' dispiaciuta.
Non mi piaceva vederlo triste e in quella situazione.
<<Ma perché uccidere?>> chiesi.
<<I due stregoni che ho ucciso sono i miei genitori, in un momento di pura rabbia>> rispose abbassando lo sguardo.

<<Io... devo andare... >> dissi allontanandomi.
Lui alzò la testa fissandomi triste e preoccupato.
<<Tornerai?>> chiese.

Io non risposi e tornai in camerata, mettendo tutto a posto.

Non ci posso credere, lui... tutto questo...

Chiusi gli occhi e mi addormentai, cercando di non pensarci, invano.

Passai la giornata dopo come al solito e la sera tornai da lui.

Nell'arco della giornata feci una copia delle chiavi con argilla e ceramica che trovai in giardino ed entrai da lui con del cibo e dell'acqua che avevo nascosto sotto il letto.

<<Avrai fame>> dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
Lui alzò la testa con occhi pieni di gioia. Sarà stato a digiuno, pensai dispiaciuta.
Lo imboccai dato che aveva i polsi sigillati e finito di mangiare mi sorrise.
<<Grazie t/n, nessuno è mai stato gentile così tanto con me, soprattutto in questo periodo>> mi disse. Io arrossì leggermente.
<<Avvicinati>> chiese.
Mi avvicinai.
Lui mosse la testa e mi baciò. Le sue labbra erano un pochino raggrinzite dato che era a digiuno da un po' di tempo, ma rimanevano morbide e soffici.

<<Prendi il ciondolo>> disse ad un tratto, rompendo i miei pensieri.
<<Cosa?>>
<<C'è una collana che, se indossata da uno stregone, è capace di usare un po' della sua energia maledetta per far reincarnare qualcuno. Io so solo questo, non so altro. È un ciondolo blu di cristallo e la catenella è vecchia>>
<<E con questo?>> chiesi confusa.
<<Domani verrò giustiziato, dopo l'esecuzione torna qui, togli questi simboli e segui le istruzioni dell'incantesimo numero... 376, capitolo più, capitolo meno>> continuò lui a spiegare.

<<Morirai?>> chiesi allarmata. Entrai in panico.
<<Si ma no. Domani alla morte questa stanza "manterrà il ricordo" di me per un po'. Quando si muore questi simboli non servono a tanto>> spiegò.
<<Ma io non voglio perderti>>
<<Non lo farai, fidati di me>> concluse sorridendo <<Andrà tutto bene>>

Uscii dalla stanza e tornai in camerata.

Il giorno dopo, senza farmi vedere, mi intrufolai nella stanza con gli oggetti maledetti.
Frugai ovunque e trovai una collana con una catenella lunga e un ciondolo blu.
L'avevo trovato.

Lo infilai da qualche parte nelle mie vesti e andai in biblioteca.
Trovai subito il libro dato che sapevo a memoria ormai queste cose.
Cercai il numero 376 e ci aveva azzeccato lui, era quello giusto.
"Come reincarnarsi partendo da dell'energia maledetta"
Sapevo la ricetta a memoria ma la ricontrollai per esserne sicura.