Nel tempo

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INEJ

Inej si muoveva rapida sui tetti della città. Sotto di lei, la frenetica vita del borgo portuale continuava indisturbata, del tutto ignara della figura che, sfruttando l'oscurità, si muoveva fra le ombre. Del tutto ignora delle inclementi lame della giustiziera che chiedevano vendetta.
Inej era stata lontana da Ketterdam per ben quattro mesi, ma conosceva ancora alla perfezione ogni strada, ogni vicolo, ogni luogo.
Rotty aveva detto che Kaz aveva con sé del materiale esplosivo e la ragazza non poté far almeno di domandarsi dove lo avesse preso dato che Wylan aveva smesso di lavorare per lui; decise di iniziare dà lì. Subito si ricordò di Josh: uno dei più bravi Demolitions expert del barile e così di diresse nel magazzino dove lavorava per interrogarlo. All'inizio, il giovane ragazzo non si era affatto dimostrato collaborativo o, almeno, non fino a che Inej non ebbe mostrato lui i suoi coltelli. A quel punto la ragazza venne a scoprire che Kaz era diretto verso sud e si mise subito alla sua ricerca con il cuore che martellava impaziente e spaventato.

KAZ
Il sangue continuava a fluire rapido dalla ferita alla testa e le lesioni che aveva sul torace presero a pulsare. 

I suoni arrivavano ovattati alle sue orecchie come se provenissero dai più profondi abissi marini e non dagli individui armati di pistola affianco al suo corpo.

<<E' confermato. Lo spettro è arrivato a Ketterdam>> disse una voce rauca da qualche parte nella stanza.

Kaz strinse forte i pugni ed obbligò il suo corpo ad alzarsi e, seppur senza bastone a sorreggerlo, colpì con forza la mandibola dell'uomo affianco a sé. Era lì per proteggerla e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Uno dei due uomini si accasciò a terra sotto il suo colpo e, proprio quando Kaz iniziò a pensare che la fortuna stesse girando a suo vantaggio,  un uomo alle sue spalle sparò. Il proiettile si conficcò rapidamente nella sua spalla e l'intenso dolore che attraversò l'intero arto basto a distrarlo per permettere a quello dinanzi a lui di colpirlo al petto e buttarlo a terra. Il ragazzo sapeva bene quanto stupido fosse stato a dirigersi lì senza essersi informato sul numero di nemici che avrebbe dovuto affrontare ma, il solo  pensiero che avrebbero potuto fare del male al suo spettro lo aveva mandato fuori di testa e, proprio mentre il suo corpo  stava per scivolare in uno stato di incoscienza, si ritrovò a notare che questa non era la prima volta che metteva in pericolo la vita della ragazza.

Erano su una barca diretta a Fjerda per quello che sarebbe stato il più grande colpo della loro vita.

Il corpo di Inej era steso sul lettino, il suo petto, sporco di sangue, si alzava e abbassava lentamente. La sua pelle di bronzo aveva una tetra sfumatura pallida. Ricordava di aver sentito la morte scendere sul battello per rubare il suo spettro alla vita e portarlo via con sé; come aveva fatto anni prima con suo fratello. Lui non credeva nei Santi ma, se davvero al di sopra di tutto c'era qualcuno, doveva realmente odiarlo a morte per divertirsi così tanto a portargli via ogni cosa a cui teneva. In quel momento, si rese conto di come, senza Inej, non sarebbe riuscito a sopravvivere, non pienamente: era stata lei, in quegli anni, ad impedire all'odio che gli scorreva nelle vene -ninfa vitale del suo essere- di consumarlo. Era stata lei a preservare intatti quei pochi pezzi rimanenti di Kaz Rietveld.
"Chiedimi scusa" Gli aveva chiesto la ragazza prima di chiudere gli occhi e lui non era riuscito a capire per cosa. Quando doveva essere stato orribile con Inej, per non ricordarsi neanche il motivo per cui avrebbe dovuto scusarsi.
"Nessuno, ovviamente, avrebbe dovuto sapere che lui era stato lì a trovarla. Nemmeno Inej." Si disse Kaz "se si fosse svegliata- QUANDO si sveglierà, non dovrà venir a sapere di questa visita"
E così, rassicurato dalla dolce ma amara certezza che nessuno oltre lui avrebbe mai saputo qualsiasi cosa fosse accaduta lì, fece ciò che non aveva mai avuto il coraggio di fare. Supplicò la ragazza di prenderlo così, con la sua armatura, perché, se mai ci fosse stata la possibilità che lui potesse disfarsene, era solo affianco a lei.

Quando Kaz riaprì gli occhi gli ci volle un po' per rendersi conto di aver smesso di sognare. Inej si trovava a pochi metri da lui, il  volto incorniciato da alcuni ciuffi ribelli che erano sfuggiti alla treccia, il pugnale stretto in mano, pronto a scagliarsi sugli uomini dinanzi a lei, lo sguardo tagliente quanto le lame dei suoi coltelli, fiero e letale. Il primo pensiero che fece breccia nella mente del ragazzo fu che non aveva mai visto nulla di più bello. Poi, dopo essere tornato a ragionare, desiderò avere le forze necessarie per alzarsi e urlarle di andare via. Che erano in troppi. Che non voleva morisse per lui. Ma aveva perso troppo sangue perché potesse anche solo riuscire a pronunciare una qualsiasi frase. E poi, infondo, era stato lui a metterle in mano quei coltelli. "Come avrebbe desiderato non farlo" fu l'ultimo pensiero del ragazzo prima di risprofondare nell'incoscienza.

<<Devi tenere il gomito più alto>> gracchiò Kaz scrutando attentamente la postura della giovane Suli che si affrettò a sollevare il gomito.
<<No, no. Così è troppo>>  disse avvicinandosi alla ragazza <<non riuscirai mai a tirare il pugnale dritto in questo modo>> mormorò sconsolato sistemandole il braccio con la punta del suo bastone.
<<Prova adesso>> 
Inej prese attentamente la mira e colpì perfettamente il bersaglio davanti a lei. Kaz non potè far almeno di rimanere stupito. In pochi giorni era migliorata tantissimo con le armi, per non parlare del suo innato talento nella scalata. Quando l'aveva assunta, sapeva di star facendo la scelta giusta ma, la giovane acrobata aveva del tutto superato le sue aspettative.
<<Eccezionale!>> esclamò prima di riuscire a seppellire le parole. Per un attimo, si perse nei compiaciuti occhi scuri della ragazza, nel suo appena accennato sorriso poi, però, la ragione tornò a governare il suo corpo e si rese conto di essersi avvicino troppo.  Più  di quanto non avesse fatto con chiunque altro dalla morte di suo fratello. (Inej, non  era come chiunque altro. Ma questo ancora non lo sapeva).

<<Continua ad esercitarti. Devi migliorare sulla velocità se non vuoi finire uccisa>> esclamò freddamente per poi voltarle le spalle e tornare allo Slat.

Anche l'ultimo uomo cadde sotto le lame della ragazza. 

Inej si asciugò con la manica nera della tuta da scalata un rivolo di sangue che era scivolato sulla guancia da una ferita sulla fronte. Poi si voltò verso di lui.

<<Kaz>>esclamò e, il ragazzo, cullato dal dolce suono della sua voce, chiuse gli occhi.

***

Quando, ore dopo, si risvegliò, era nel suo letto allo Slat. La testa gli faceva ancora un gran male. Kesha, una giovane Spaccacuore che aveva da poco iniziato a lavorare per gli scarti, era china su di lui, intenda ricucirgli le ferite sul petto, prestando maniacale attenzione a non sfiorare la sua pelle.

<< Finalmente ti sei svegliato.  Iniziavo a dubitarne e non sarei voluta essere io a dare la brutta notizia allo spettro. Quella ragazza mi terrorizza>>

<<Inej>> esclamò Kaz mentre pian piano i ricordi di ciò che era successo gli riaffioravano alla mente <<Dov'è? Devo parlarle>> le  doveva delle spiegazioni.

<<L'ho mandata via perché il suo nervosismo rendeva nervosa anche me. Dopo che avrai riposato potrai vederla.>>

<<Io devo parlare con lei adesso!>> Kesha sospirò rassegnata. Non importava quante competenze avesse in materia medica, Kaz restava comunque il capo.

<<Lascia almeno che finisca di ricucirti le ferite e poi raggiungila>> mormorò mentre cercava di sistemare la ferita da arma da fuoco allo spalla del ragazzo. Kaz annuì, consapevole che Kesha non gli avrebbe permesso altre concessioni

Demons ~Kanej~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora