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INEJ

Le sette campane erano ormai passate da un pezzo e di Kaz Breaker non c'era alcuna traccia.
Jesper e Wylan continuavano a lanciarsi sguardi sconsolati dai rispettivi posti a tavola e il cibo che la cuoca del giovane Van Eck aveva abilmente preparato era ormai diventato freddo.
<< Non verrà>> comprese d'un tratto Inej mentre la delusione si faceva pian piano largo dentro di lei.
<<Forse ha avuto un imprevisto. Forse è stato preso d'assalto da una banda rivale ed è gravemente ferito->> iniziò a borbottare il ragazzo Zemeni per essere poi interrotto dal suo fidanzato che si era affrettato a tirargli un calcio da sotto il tavolo. Ma ormai il danno era fatto.
La preoccupazione aveva preso possesso della mente della ragazza.
Non poteva restarsene di certo lì a mangiare se c'era la possibilità che a Kaz fosse capitato qualcosa di brutto. Così si alzò da tavola e, sotto lo sguardo oramai rassegnato di Wylan e quello invece confuso di Jesper, uscì di casa dirigendosi il più velocemente possibile nel barile.

KAZ
Il ragazzo era chino sulla sua scrivania intento ad esaminare noiosissimi fogli finanziari ma, la sua mente, era sicuramente altrove. Aveva dato buca ad Inej che, a quest'ora, molto probabilmente, era furiosa con lui. (Il che, a dirla tutta, era proprio ciò che voleva ma questo non significava che facesse meno male). Inoltre c'era ancora quella cosa che era venuto a sapere dai suoi informatori di cui doveva assolutamente occuparsi.
D'un tratto, mentre questi cupi pensieri gli navigavano imperterriti nei profondi meandri della mente, l'avvertì: la sua presenza. No. No.
Non andava bene per niente. Lei non doveva recarsi lì da lui. Era una variante che, nel suo piano, non aveva calcolato. Con Inej era sempre così: in qualche modo, quella ragazza riusciva sempre ad essere al di fuori dei suoi schemi. Ma era anche per questo che gli piaceva.
Il ragazzo scattò in piedi e si guardò intorno.
<<Kaz, tutto bene, vero? >> esclamò una voce alle sue spalle. Era carica di preoccupazione e a Kaz si strinse il cuore al pensiero che si fosse preoccupata per lui.
<< Tutto perfettamente, spettro>> rispose secco ma senza voltarsi a guardarla in volto perché, sapeva bene, che se solo avesse provato ad incontrare il suo sguardo la verità sarebbe venuta fuori. Lei avrebbe capito tutto ciò che lui avrebbe dovuto dirgli il giorno prima ma aveva codardamente tenuto per sé. Avrebbe capito quanto le era mancata e quanto aveva sperato in un suo ritorno. Avrebbe capito come, ogni sera, dopo aver richiuso la porta della sua stanza, dopo che quell'esile pezzo di legno aveva interposto un, se pur temporaneo, confine fra lui e l'inferno, lasciava che la chiave scivolasse nella serratura della gabbia dove anni prima aveva rinchiuso Kaz Rietveld in modo da aprirla e permettere, almeno temporaneamente, al rotto lato umano di lui di emergere dagli abissi e di pensare a lei, al suo sorriso, alla sua meravigliosa risata e di essere preoccupato. Avrebbe capito come ogni giorno si fosse recato al porto per chiedere ai marinai appena attraccati a Ketterdam se avessero notizie della sua nave, e che, quando esse non c'erano, passava le giornate divorato dal timore che le fosse accaduto qualcosa. Infondo, sono molte le navi travolte dalle tempeste o assalite dai pirati.
Non poteva permettersi che questo venisse allo scoperto, non dopo ciò di cui era venuto a conoscenza .
<<Kaz, guardami>> chiese dolcemente Inej avvicinandosi a lui al che il ragazzo si allontanò resettando freddamente lo spazio che c'era tra loro.
La tristezza calò come un velo sugli occhi scuri della ragazza ma lei si affrettò a nasconderla. Kaz sapeva bene come la giovane Suli non amasse che gli altri vedessero il suo dolore e questo non gli era mai piaciuto, lui in prima persona sapeva quanto seppellire il dolore dentro di sé non facesse altro che avvelenare il proprio corpo, la propria anima. E, ancora meno, gli piaceva essere la causa di quel dolore ma, al momento, non vedeva alternativa migliore.
<< Io sono stata chiara Kaz. O ti avrò senza armatura, o non ti avrò affatto>> e, così dicendo, uscì rapidamente dalla finestra lasciando il ragazzo da solo, circondato solo da un sinistro silenzio e dai suoi demoni.
Kaz avrebbe voluto urlare, spaccare tutto ciò che lo circondava, ma sapeva bene che questo non lo avrebbe aiutato a riavere Inej (non che lui l'avesse mai realmente avuta).
Sapeva bene che ciò che aveva fatto era la cosa giusta. Sapeva anche che Inej non sarebbe stata d'accordo, ma quando Anika si era presentata quella mattina nel suo ufficio esclamando affannata che aveva sentito dire che i Centesimi di Leone stavano preparando qualcosa per distruggerlo e che, dopo aver indagato, era venuta a scoprire che avevano intenzione di colpire lo spettro per ferirlo, non aveva pensato a qualcosa di meglio che allontanare Inej da lui per proteggerla e poi uccidere chiunque avesse anche solo pensato di farle del male, il responsabile di aver riferito alla gang nemica del suo ritorno e Jan Van Eck, colpevole di aver rivelato la sua unica debolezza a quei ragazzi. (In fondo, lui ero il solo a conoscerla)
La morte che Manisporche aveva in mente per loro non aveva nulla di rapido o di tranquillo.
E così, prese le sue pistole e gli esplosivi che si era procurato, si incamminò inquieto per le scure strade di Ketterdam cullato dal pensiero del dolore che avrebbe loro inflitto che, seppur capace di donare alla sua tormentata anima un certo sollievo, non riusciva a cancellare lo sguardo deluso della giovane Suli mentre usciva dalla sua finestra.

Demons ~Kanej~Where stories live. Discover now