Il miglior progetto

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INEJ

La mattina dopo Inej fu svegliata dall'irregolare tamburellio di qualcuno che, insistentemente, bassava alla sua porta.

<< Capitano, è sveglia?>>

<<Sì>> mormorò ancora intorpidita dal sonno e sorridendo nel notare il braccio di Kaz intorno alla sua vita. <<Dimmi tutto >>

<<Siamo approdati, ci stiamo preparando a sbarcare>>
<<Arrivo subito>> esclamò sbadigliando per poi voltarsi verso Kaz e scuoterlo leggermente. <<Hey, siamo arrivati. Dobbiamo alzarci >>

Lui annuì. 

Si rivestirono entrambi silenziosamente, entrambi con il nitido ricordo della sera precedente ancorato in mente. Era stato tutto così bello, pensò Inej voltandosi verso Kaz e sorridendogli. Lui ricambiò.

<<Tutto ok, vero?>> le chiese poi lui.

<<Sì, mai stata meglio >>

****

I due scesero dall' imbarcazione mano nella mano, come se non potessero fare più a meno del contatto l'uno dell'altro, contatto che per così tanto tempo avevano desiderato e che, finalmente, era qualcosa di più, molto di più, che una lontana utopia.

Rivedere Ketterdam faceva ad Inej sempre uno strano effetto: sembrava che il suo cuore si dividesse in due grandi battaglioni pronti ad affrontarsi tra loro in un bellicoso conflitto all'ultimo sangue. Da un lato, odiava quel posto, ciò che quei grigi edifici le riportavano alla mente, le fredde e lascive strade discostate che erano state per il suo cuore e la sua anima una così amara prigione, che le avevano portato via la sua libertà. Quella parte di Inej aveva temuto che, in quel degradato ed intricato labirinto di mercati e case abusive, lei sarebbe sempre stata la Lince di Tante Heleen, il ragno di Kaz Brekker. La perdita totale o parziale della sua identità, che finalmente aveva riguadagnato, l'aveva terrorizzata e portata a rimandare il suo primo ritorno. 

Invece adesso era lì. Era lì mano nella mano con Kaz  intenta a spiegare a dei poliziotti dove e come avessero rintracciato la nave schiavista e quale fosse il paese di provenienza dei bambini da ricondurre dai propri genitori. Adesso lei era lì , ed era il Capitano Ghafa, e questo nessuno avrebbe potuto toglierlo, non più oramai. Almeno che non avessero il coraggio di battersi contro le sue lame, e anche allora, Inej dubitava sarebbero riusciti a sopravvivere. 

****

Kaz e Inej erano allo stand nello studio di quest'ultimo.

Layla, che avevano portato con loro, se ne stava di sotto a giocare con un confusissimo Jesper a cui Inej aveva giurato di spiegare ogni cosa il prima possibile.

Adesso che il sole era alto nel cielo, adesso che l'euforia e l'intorpidimento del giorno precedente erano finiti, la ragazza si rendeva conto di quante cose non avessero discusso: prima di tutto, come dire alla piccola della morte dei suoi genitori (sempre se non lo sapesse già). 

E se non avesse voluto restare con loro? Dove sarebbe andata ? Sapeva di un orfanatrofio vicino Ravka, gestito da un certo Mal Oretsev e sua moglie, avrebbero potuto contattare loro.

E se invece avesse voluto restare? Ketterdam non era il posto giusto per crescere una bambina, questo era certo. Cosa aveva effettivamente in mente Kaz? 

La ragazza lo scrutò, se ne stava seduto alla sua scrivania, preso da un mucchio di strane scartoffie.

<<Kaz>> esclamò lei per attirare le sua attenzione <<Penso che dovremmo parlare di alcune cose>>

Demons ~Kanej~Where stories live. Discover now