Spettri del passato

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INEJ

Un raggio di sole attraversò i vetri della finestra accarezzando la bronzea pelle della ragazza e rapendola inevitabilmente dal sonno profondo in cui era precipitata la sera precedente.

<<buongiorno>> mormorò Inej strofinandosi gli occhi.
<< Buongiorno, spettro>> mormorò Kaz e la sua voce, la mattina appena sveglio, appariva ancora più roca.
<< tutto bene? >>
<< si, tu? >>
<< si>> esclamò la ragazza alzandosi dal letto. Kaz fece lo stesso.
<< è andata bene>> ripete' lei sorridendo. A chiunque sarebbe sembrata una cosa stupida, nessuno avrebbe capito quanto tutto quello significasse per loro. Come quella era stata un'immensa vittoria, una prima tra molte, si spera. Anche Kaz stava sorridendo e Inej si rese conto di essere una delle poche persone ad aver visto Kaz sorridere. Sorridere davvero, s'intende. Non un ghigno di sfida o una smorfia strafottente ma un sorriso vero; una di quelli che ti porta a contrarre ogni muscolo della faccia e che ti fa battere forte il cuore. La cosa infondo le piaceva, era come se quel sorriso fosse per lei soltanto.
D'un tratto bussarono alla porta. Inej lanciò a Kaz uno sguardo interrogativo per capire cosa dovesse fare. Voleva che se ne andasse? Sarebbe potuta uscire facilmente dalla finestra.
Lui sembrò non accorgersene << avanti>> gracchiò e Rotty entrò dalla porta.
<<Oh, buongiorno spettro. >> esclamò stranamente non troppo sorpreso. 
<< Giorno Rotty>> rispose lei arrossendo fino alle orecchie. Chissà cosa avrebbe pensando trovandola lì a quell'ora di mattina.
<<Cosa c'è di tanto importante da venire a disturbarmi a quest'ora? >>
<< Abbiamo rintracciato un carico di Jurda che sta per attraccare. Le punte nere hanno pagato i conducenti della barca per portare fin qui la droga confondendola con il resto del carico della nave. Attraccherà al porto fra un'ora>>
<< E il porto è una nostra proprietà>> comprese il ragazzo.
<< Quindi noi rubiamo il carico prima che possa arrivare alle punte nere>> concluse Inej guadagnandosi un'occhiata orgogliosa da Kaz.
<< Tutto chiaro. Andiamo>> gracchiò il ragazzo uscendo rapidamente dalla porta seguito da Inej.

****
Inej camminava rapida affianco a Kaz nascosta dall'ombra degli edifici.
Arrivati al porto, Rotty indicò loro una nave che stava per sbarcare. <<è quella>> sussurrò e Kaz si limitò ad annuire. Il volto concentrato rivolto verso la sua preda. D'un tratto, delle grida ruppero il silenzio che si era creato.
<< Aiutatemi vi prego. Hanno preso la mia bambina. Gli schiavisti hanno preso la mia bambina>> a gridare era una donna di circa a quarant'anni. Le lacrime le rigavano il volto, la voce tremante.
Inej scattò in piedi pronta a correre verso di lei.
<<Ferma Spettro. >> mormorò Kaz. <<mi servi per il colpo e poi, siamo al porto, se qualcuno ha davvero preso la figlia di quella signora, sicuramente è già in mare al momento>> il tono di voce rigido e distante, manisporche. Ma poi il suo sguardo incrociò quello di lei e gli occhi tradirono l'armatura, la maschera che si era creato sul posto di lavoro. Una sorta di non detto. Non le stava mentendo per far sì che lo seguisse nel suo colpo, Kaz pensava o forse addirittura sapeva davvero che non avrebbe potuto salvare la bambina, non in quel modo. Kaz aveva un piano. Il ragazzo si era fidato di lei in quei giorni un'infinità si volta: quando le aveva permesso di tenergli la mano, di dormire nel suo letto...
Adesso toccava a lei fare altrettanto.
<< Andiamo>> esclamò Inej cercando di imitare il tono distante del ragazzo.

***
La missione si rivelò piuttosto semplice:
Dopo che la nave arrivò al punto d'attracco, Inej si intrufolò di soppiatto colpendo in testa con il manico di uno dei suoi pugnali gli uomini a bordo per metterli fuori gioco. Al ché, fece cenno a Kaz e Rotty di salire ed i due presero i carichi di jurda. Quello che richiese più tempo fu riuscire a metterla sul mercato, così, quando ebbero finito tutto, le 9 campane erano già passate da un pezzo.
<< devo ammettere che un po' mi mancava lavorare per te, Brekker>> esclamò Inej dopo che Rotty fu uscito dalla stanza lasciando lei e Kaz da soli allo Stand.
<< come biasimarti>> gracchiò il ragazzo.
<< prima o poi qualcuno riuscirà a distruggere questo tuo enorme ego>> sbuffò lei cercando di nascondere quanto, in realtà, fosse divertita.
Poi Kaz andò in bagno per cambiarsi lasciando la ragazza da sola in stanza, sommersa dai suoi pensieri. Nonostante la missione andata a buon fine, non riusciva a rimuovere dalla testa le urla disperate della donna. << Aiutatemi vi prego. Hanno preso la mia bambina. Gli schiavisti hanno preso la mia bambina>>
Nel suo tono c'era una strana cadenza, come se qualcosa, da qualche parte dentro di lei, si fosse rotto nel momento stesso in cui le avevano strappato via la figlia. Inej non poteva fare a meno di chiedersi se anche i suoi genitori avessero urlato così o dove fosse quella bambina adesso. E poi, Kaz aveva davvero un modo per salvarla? Le domande crescevano e continuavano a vagare senza meta nella mente della giovane ragazza. Poi, Kaz tornò nella stanza e andò sedersi ad una delle due estremità del letto stendendo dinanzi a sé l'arto dolorante.
<< ti fa male? >> domandò Inej.
<< un po'. È a causa del brutto tempo>> la ragazza annuì e lui le fece cenno di sistemarsi dall'altra parte, come la sera prima. Inej attraversò silenziosamente la stanza e si sdraiò sulla sua parte del letto.
Kaz si schiarì la gola e, sotto lo sguardo confuso della ragazza, lasciò che le parole riempissero che lo spazio tra loro.
<< Quando io e Jordie arrivammo a Ketterdam,  ero ancora un bambino. Spesso mi fermavo a guardare le bancarelle dei venditori di giocattoli. Una volta, ero rimasto del tutto affascinato da un cane a molla e mio fratello prese a parlare con il venditore che gli disse di conoscere un uomo alla ricerca di un fattorino che lavorasse per lui. Jordie era al settimo cielo: erano giorni ormai che cercava un lavoro senza risultati. E così lui iniziò a lavorare per il Signor Hertzoon che divenne un nostro caro amico. Ci invitava spesso a casa sua e aiutava sempre mio fratello. Gli aveva anche insegnato come investire piccole somme di denaro in azioni della compagnia suggerendogli cosa fare e, sempre, ciò che diceva funzionava. Ci fidavamo ciecamente di lui. Poi->> la voce del ragazzo si interruppe, il suo respiro divenne irregolare.
<< non devi continuare se non te la senti>> sussurrò Inej e Kaz si limitò ad annuire <<scusa>> mormorò dopo un pò. Il respiro sembrava essere tornato al suo normale ritmo anche se il suo volto era mantido di sudore.
<< va bene così>> gli disse lei sincera. Certo, voleva che Kaz gli raccontasse ciò che era successo (quando aveva detto senza armatura, non ai riferiva solo al corpo) ma doveva farlo quando si sarebbe sentito pronto.
Il ragazzo era rimasto seduto e adesso scrutava Inej dall'alto con aria divertita.
<< che c'è? >> domandò lei.
<< è che sembri ancora più piccola da qui>>
<< idiota>> sbuffò lei all'ennesima presa in giro per la sua altezza.
Kaz soffocò una risata e si avvicinò in modo da potersi chinare su di lei e posare le sue labbra sulla fronte della ragazza.
Fu allora che tutto avvenne. I brividi investirono il corpo di Inej.
<< Aiutatemi vi prego. Hanno preso la mia bambina. Gli schiavisti hanno preso la mia bambina>>
L'odore di vaniglia penetrò rapidamente nelle sue narici soffocandola.
"No. No. Non ora" Pensò la ragazza ma la sua mente stava già naufragando negli abissi. I ricordi come una gabbia di ferro che la teneva rinchiusa, impedendole di risalire a galla. Era di nuovo lì e anche questa volta, era del tutto impotente. Impotente contro la sua mente stessa. L'aria arrivava sempre con più difficoltà ai suoi polmoni. Strinse forte i pugni provando ad infilare con forza le unghia nella carne sperando che il dolore l'avrebbe tirata fuori da lì ma le sue mani continuavano a tremare.
I ricordi di quella notte al serraglio vividi nella sua mente. Quella volta, non era riuscita a distaccarsi dal suo corpo, quella volta, qualcosa che quell'uomo aveva detto, l'aveva tenuta ancorata alla realtà. Il ricordo della sua barba contro la propria pelle fece rabbrividire la ragazza. I suoi occhi chiari e freddi come il ghiaccio -una strana e pericolosa scintilla sembrava brillare al centro di essi- sembravano impressi nella sua mente; fari che illuminavano la strada ai suoi demoni.
Poi, una voce rauca si intromissione nel suo incubo << Inej, Inej è tutto ok. Ascoltami, va tutto bene. Ne sei fuori, adesso. Prova a fare dei respiri profondi>> era Kaz.

KAZ
Quando Inej era sobbalzata al suo tocco Kaz si era affrettato ad allontanarsi ma ormai era troppo tardi. Le mani della ragazza avevano preso a tremare. Lei non era più lì, glielo leggeva negli occhi: lo stesso sguardo spento e disperato che aveva lui ogni sera quando si svegliava in preda agli incubi della carne putrefatta di suo fratello sotto le proprie dita. Avrebbe voluto avvicinarsi a lei, dirle di stare tranquilla, consolarla. Ma sapeva che questo avrebbe peggiorato le cose. Così si tenne a distanza e provò a parlarle. Voleva che lei sentisse la sua voce, che sapesse che era al sicuro, che lui era lì per lei.
<< Inej, Inej è tutto ok. Ascoltami, va tutto bene. Ne sei fuori, adesso. Prova a fare dei respiri profondi>>

INEJ
<< Inej, Inej è tutto ok. Ascoltami, va tutto bene. Ne sei fuori, adesso. Prova a fare dei respiri profondi>> KAZ
Un fioco pensiero di speranza fece breccia nella mente della ragazza. Un raggio di luce che squarcia il buio più assoluto. Kaz era lì con lei. Era allo Slat con Kaz. Era al sicuro. Nessuno le avrebbe fatto del male.
Cercò di aggrapparsi con tutte le sue forze a questi pensieri sicura che fossero la chiave per forzare la serratura della gabbia. Kaz che l'aveva tirata fuori dal serraglio, Kaz che aveva compreso il suo potenziale quando nessuno lo aveva mai fatto, non nel barile. Kaz che le aveva detto che poteva essere pericolosa. Kaz che le baciava dolcemente la fronte mentre, nessuna pericolosa scintilla di follia, prendeva posto nei suoi dolci occhi color nocciola. Kaz che l'aveva ricongiunta con la sua famiglia.
D'un tratto udì il click della serratura, il respirò si regolarizzò e la stanza riprese fuoco attorno a lei.
Kaz era un metro più il là, dove poteva lasciarle il suo spazio ma, allo stesso tempo, far sì che lei sentisse la sua voce chiaramente
<< Inej, stai bene? >>
<< Si. Solo- io- >> non riuscì a terminare la frase.
<< è tutto ok, Inej. Qui sei al sicuro>>
<< lo so>> mormorò lei.

KAZ
Kaz non si era neanche accorto di star trattenendo il fiato ma, solo quando il respiro della ragazza si fu totalmente regolarizzato, lui tornò a respirare. E poi la paura fu sostituita dalla rabbia. Un'incredibile rabbia per chiunque avesse fatto del male ad Inej. Sapeva che, se si fosse dato da fare sarebbe riuscito a rintracciare tutti i clienti di quel dannato bordello e gli avrebbe fatti a pezzi nel più brutale dei modi. Ma prima, probabilmente, gli avrebbe torturati perché, chiunque facesse sentire così Inej, solitamente così forte, non meritava una fine semplice.
D'un tratto, la voce spezzata della ragazza interruppe i suoi pensieri omicidi <<Kaz, io voglio salvare quella bambina>> esclamò mentre, con la manica, si asciugava le lacrime.
<< Questo lo so. E come ti ho detto al porto, ho già un piano. Un piano che non ti permeterrà di salvare solo la vita di quella bambina ma anche di molti altri>>

INEJ
Un piccolo sorriso curvò le labbra della ragazza. Sapeva che Kaz non le stava mentendo. Aveva fatto bene a fidarsi di lui come aveva fatto bene a fidarsi di lui quando le aveva offerto una possibilità per uscire dal serraglio. Avrebbe sempre fatto bene a fidarsi di lui.
<< domani ti dirò tutto, adesso devi riposare un po'. Io dormirò sulla poltrona>> disse sedendosi su essa.
<< Kaz, grazie>> sussurrò la ragazza consapevole che lui avrebbe sentito.
<< Va tutto bene Inej. Non hai motivo per ringraziarmi>> "si sbagliava. Si sbagliava di grosso" Pensò la ragazza mentre ringraziava silenziosamente i suoi santi per aver fatto sì che la sua strada incrociasse quella del ragazzo.


//Scusate tanto per l'assenza, la scuola mi ha tenuta davvero molto occupata. Ecco a voi il capitolo

Demons ~Kanej~Where stories live. Discover now