Capitolo 53 -qualche settimana dopo-

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TOBIAS -dopo un paio di settimane-
Stasera ho detto a Tris di incontrarci nell'atrio del Dipartimento, ma a quanto pare é in ritardo. Quando arriva é meravigliosa. Come sempre. Mi prende le mani e mi stampa un bacio sulle labbra. ~Che si fa?~ chiede. Io di scatto la blocco e le copro gli occhi con una benda, poi la prendo in braccio. Lei ride e chiede cosa stia facendo, e io non le rispondo, ma la bacio sulla fronte e mi avvio verso la serra. Ho scoperto una posto bellissimo, con un paesaggio da mozzare il fiato, ed è lì che la sto portando. Quando la faccio scendere mi metto dietro di lei, le tolgo la benda, e le stringo la vita. I suoi occhi si illuminano e poggia le mani sulle mie. Quant'é bella...
~Pronta per il nostro appuntamento?~ dico
Lei si gira e mi bacia. È un bacio intenso, come quelli perfetti delle favole, con persone perfette che hanno vite perfette; lei perfetta lo è davvero... Chissà se prima o poi riuscirà a migliorare anche me.
Le prendo la mano e ci sediamo su un muretto, poco distante. Lei accavalla le gambe, e io mi sorprendo della femminilità di quel gesto; non la rappresenta affatto, e al tempo stesso mi sembra che le sia sempre appartenuto. Forse sta solo crescendo, ma avviene sotto i miei occhi e io non me ne accorgo. Mi fa uno strano effetto pensare a lei come donna, e non come la mia piccola, minuta Tris. Ma è questo quello che è: una piccola donna, così matura e così consapevole di sé, in un modo in cui non lo era mai stata. Se rivivessimo ora quella notte, non si bloccherebbe più; ora conosce sé stessa e sa di appartenersi e di appartenermi; sa di essere intelligente, e coraggiosa, e altruista, e bellissima. So che lo sa, lo leggo nel suo sguardo rivolto al tramonto.
Tiro fuori i panini che ho nascosto lì vicino, e mentre gliene porgo uno la guardo negli occhi. Nel tramonto hanno una luce che risveglia in me tanti ricordi: il suo salto, la ruota panoramica, il suo "shh, se fai finta di niente il giorno se ne andrá" di quella mattina... E improvvisamente realizzo: io voglio che lei sia mia per sempre. Voglio che lei sia la mia Tris.
Mi guarda perplessa: ho ancora il panino in mano e la sto fissando come un idiota. Poso il panino e dico ~Scusa é che ho appena capito una cosa, Beatrice~. Lei è ancora più confusa; le prendo una mano, mi metto in ginocchio e, con gli occhi lucidi, le chiedo ~Vuoi sposarmi?~. Si getta su di me e mi ritrovo abbracciato a lei, per terra. La stringo come se fosse l'ultima volta che lo faccio. ~Ti amo~ sussurriamo nello stesso momento.

Un finale divergente da quello di quell'assassina della RothDove le storie prendono vita. Scoprilo ora