Capitolo 19

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«Dobbiamo parlare» esclama il mio ex ragazzo con voce roca.

«Non abbiamo niente da dirci» ringhio liberandomi dalla sua presa.

«Ab» sospira.

«Ab un corno» ringhio «Hai avuto sei anni per parlare e non l'hai fatto»

«Io...» mormora.

«Lei non sa niente vero?» lo interrompo.

«No» sussurra.

«Menti anche alla tua futura sposa» rido amaramente «E scommetto che sei qua in questo momento per pregarmi di non raccontarle niente»

Lui non dice niente e abbassa lo sguardo. Non è cambiato di una virgola, è sempre il solito sbruffone che pensa solo a sé stesso.

«Se avessi voluto dirle qualcosa, l'avrei fatto nell'ufficio del mio capo» dico duramente «A me del passato non frega nulla, non più ormai»

Non so se questa frase sia del tutto vera, però devo essere forte. E come ha detto Evelyn, deve capire che non sono più l'ingenua ragazza che ha lasciato anni fa.

Detto ciò giro i tacchi e mi avvicino alla porta, però mi blocco. Ho bisogno di togliermi un peso, devo sapere.

«Perché te ne sei andato?» chiedo girandomi nuovamente verso di lui.

Ma non ottengo risposta, per la seconda volta. Ricevo solamente silenzio, e questo mi basta per guardarlo per l'ennesima volta con disgusto.

«Lo sapevo» dico facendo una risata amara «Non lo sai nemmeno tu il perché»

Ho passato quattro anni della mia vita a cercare una risposta, addirittura sono arrivata a pensare di essere io il problema.

Ma poi ho capito che non era così, ho messo tutta me stessa in quella relazione, non l'ho mai tradito e gli sono sempre stata fedele. Non ero appiccicosa e non mi comportavo da ragazza psicopatica.

«Stammi bene a sentire» sbotto «Tu ora non sei nient'altro che un mio cliente. Comportati da tale e non provare più a fare una cosa del genere.» dico in tono glaciale indicando la stanza.

«Io volevo solo chiarire la situazione» ringhia

«Adesso?» quasi urlo «Dopo sei fottuti anni vuoi chiarire la situazione?» dico rabbiosa «Solo perché ci siamo incontrati nuovamente non significa che io voglia avere a che fare con te» dico appoggiando i palmi delle mani nelle sue spalle e spingendolo leggermente all'indietro.

Lui prontamente mi afferra i polsi e li stringe nella sua presa bloccandoli. Il mio petto è attaccato al suo, essendo molto più alto di me sono costretta ad alzare la testa per guardarlo, e i nostri sguardi si incatenano. 

Il mio cuore sembra volersi unire al suo. Il suo profumo è sempre lo stesso, mi fa venire un piccolo capogiro, e sono costretta a chiudere gli occhi per qualche secondo per riprendermi.

«Mollami» sussurro non riuscendo a staccare gli occhi dai suoi.

«Ab» sospira lui

«Ti prego, mollami» mormoro con voce rotta.

Lui mi fissa ancora una volta, poi annuisce liberandomi finalmente da quella tortura. Senza guardarmi indietro scappo via da quella stanza. Ho bisogno di stare un momento da sola. Devo sfogarmi.

Entro in bagno e mi chiudo a chiave, mi avvicino al lavandino e appoggio le mani nel marmo. Fisso il mio riflesso nello specchio e stringo la presa. 

I miei capelli sono arruffati, gli occhi sono iniettati di sangue per tutte le lacrime che ho trattenuto e il mio colorito è più pallido del solito.

Tua per sempreWhere stories live. Discover now