CAPITOLO 45

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ALLIE'S POV
"è tutto così complicato" Harry preme le dita sulle tempie mentre stringe gli occhi.
"può esserlo meno se me lo dici" sono sorpresa di non venire respinta quando gli accarezzo il braccio quindi continuo il movimento con la mano cercando di rassicurarlo.
"ne dubito"
"Harry.."
"te lo dirò okay? Solo devo prepararmi alle conseguenze" mi interrompe velocemente, le dita lunghe e leste afferrano le punte dei suoi capelli tirandole, faccio affogare un respiro in gola guardando Harry combattere con la sua rabbia.
Finalmente, si volta per guardarmi e vengo scossa dall'orribile sensazione che ciò che sto per ascoltare non sarà bello. Resto in silenzio aspettando che Harry inizi il discorso.
"ti ricordi di Austin?" Harry si siede meglio sul letto guardandomi di sfuggita, è così terribilmente freddo e distaccato..
Annuisco e lui continua "ecco, quando l'ho conosciuto ero un ragazzino e diciamo che frequentava giri che non sono adatti per un sedicenne" posso percepire il dolore dietro le sue parole, lo sento dalle piccole pause tra una parola e l'altra e dal modo in cui sta stringendo drasticamente i pugni. Farò in modo che non scoppi questa volta.
"lui ne aveva diciassette e anche Scott"
"Scott?" non ho mai sentito nominare nessuno Scott da Harry, lui annuisce e aspetto curiosa ed interdetta di sentire di più.
"ero solo un ragazzino.."ripete. la voce rotta, Harry piega la testa in avanti appoggiando i gomiti alle ginocchia e prendendosi la fronte nelle mani.
Le poche e scarse informazioni che ho appena ricevuto mi stanno allarmando attimo dopo attimo e la vista di Harry rotto in questo modo mi riduce a brandelli il cuore.
"che cosa hai fatto, Harry?" devo chiedere, la mia voce impaurita ed incerta quando glielo domando.. si volta verso di me, gli occhi iniettati di sangue, il respiro pesante, l'espressione di chi è appena stato e tornato dall'inferno.
"io.." respira.
"ho odiato me stesso dal primo momento, ho provato odio nei miei confronti subito dopo l'incidente"
Incidente? Che incidente? Non riesco a capire.. devo connettere meglio ogni piccolo particolare e incastrarlo insieme, le informazioni stizzite di Harry riscuotono in me ansia e inquietudine.. non riesco ad immaginare nulla riguardante un ragazzino riccio e sovrastato dall'odio e dalla paura.
Posso dire che ha paura, forse di questo Scott o qualcos'altro ma è così..
"odiare te stesso? Perché mai qualcuno dovrebbe essere spinto ad odiare se stesso?" smorzo le parole mentre osservo l'uomo ferito accanto a me, Harry è così terribilmente rotto.
Un senso di colpa mi invade per il senso di pregiudizio che avevo nei suoi confronti le prime settimane, quando ogni cosa facesse mi sembrava totalmente ingiustificata, quando non capivo il suo essere rude e scontroso, quando non mi era ancora entrato dentro, quando non si era spianato un solco a forza dentro la mia vita.
Il respiro di Harry trema insieme alle sue palpebre serrate, la testa china, i capelli a ricoprigli la fronte, le mani annodate insieme.
"è stato così.." respira quasi come se gli fosse difficile, le parole spezzate e calpestate fuori col dolore.
"cosa? Harry io.." mi avvicino a lui stringendogli un braccio.
Sento come il suo corpo trema non appena lo sfioro, percepisco la solitudine in questo ragazzo.
È davvero così solo?
"mi sono dato la colpa per tutto, giorno dopo giorno ho incolpato me stesso per ciò che è successo"
Parole raccolte nel rimpianto scivolano fuori dalle sue labbra piene, dita agitate sfiorano la mia mano, posso notare lo sforzo che sta facendo per parlarmene. Posso capire la frustrazione nel raccogliere il suo passato e servirmelo su un piatto d'argento ma amo il fatto che ci sta provando, solo provando, a farmi capire, a capirsi.
Un'altra piccola cosa che mi sta spingendo ad amare questo ragazzo, nella maniera più folle e malata che potessi mai immaginare ma è così e non c'è nulla che possa fare per impedirlo.
"non riesco a capire" cerco di far girare le rotelline nella mia testa ma non riesco ad ingranare.
"è stato un fottuto incidente, cazzo" Harry stringe i pugni, la rabbia crescente nelle sue parole mentre cerca di mantener stabile il suo temperamento.
"non sarebbe dovuto succedere, è stata tutta colpa mia.." continua dopo il mio silenzio confuso.
Appoggio due dita sulla sua mascella e lo volto verso di me, gli occhi vuoti e gelidi.
Il corrugamento d'angoscia sulla sua fronte mi svuota, la linea piatta e dura della sua bocca mi contorce i pensieri più di quanto non siano già.
Con un piccolo cenno, lo incito a continuare, anche se sto silenziosamente sperando che la cosa non sia più seria di quanto pensi.
"mia sorella è morta"
La testa di Harry ruota via da me, il suo sguardo precipita. Sono sicura di non sentire più il cuore battere.
"l'ho uccisa io" ammortizza le parole coprendosi il viso coi palmi.
Non riesco a concepire ciò che ho appena sentito. Non può essere vero, non posso immaginare un piccolo Harry incastrato alle prese con la morte.
Non riesco a figurarmi nemmeno volendo un bimbo in lacrime per la scomparsa della sorella, non voglio e il macigno che sento sul petto mi sta schiacciando il cuore terribilmente forte.
"Harry, io.. mi dispiace così tanto" appoggio la testa alla sua spalla ma mi scosta velocemente.
"non ho bisogno della tua compassione" è rigido, troppo rigido, lo odio.
"non ti sto compiacendo, non potrei mai. Mi dispiace così tanto" il magone nella mia voce quando cerco di riportarlo da me, è così lontano adesso.
Harry scuote la testa, scompigliando i rimasugli di ricordi incastrati nell'aria pesante.
"non puoi essere stato tu" sbatto le ciglia trattenendo le lacrime.
"invece si"
"come?"
"aveva diciotto anni, io solo dieci. veniva a prendermi ogni giorno dopo gli allenamenti di pugilato" fa un grosso respiro prima di continuare "non ricordo che giorno fosse ma c'era la neve, questo lo ricordo.
Eravamo soliti a fare un gioco quando nevicava, io contavo i fiocchi di neve che si appiccicavano al parabrezza e lei doveva tenere il conto" si pizzica l'attaccatura del naso ma non si scompone, rimane inflessibile e con lo sguardo teso in un punto a caso della stanza.
"quella sera la temperatura era scesa drasticamente, le persone correvano ai ripari dopo una giornata lavorativa, la strada era imballata"
Guardo Harry cercando di rielaborare mentalmente ciò che mi sta dicendo, non posso davvero credere alle sue parole. Immagino un piccolo Harry sul sedile del passeggero con le mani premute sul finestrino e il naso rosso. Sorridente come non lo è mai stato mentre conta i piccoli fiocchi appoggiarsi sul vetro, le fossette piccole e prominenti.
"ricordo che la radio era accesa, forse è per questo che non sentimmo il clacson dell'altra macchina" si ferma e gira lo sguardo verso di me.
Sono totalmente immobilizzata e assorta nel racconto triste della sua infanzia per dire qualcosa, raccolgo solo qualche respiro quando anche Harry fa lo stesso e continua "non volevo spegnere la musica, mi piaceva quella canzone e non le diedi retta quando mi disse di farlo"
"non è colpa tua" cerco di rassicurarlo, l'angoscia nei suoi occhi tempestati di brutti ricordi.
" i rumori furono forti quando ci vennero addosso.
Il giorno dopo mi sono risvegliato in ospedale e lei era morta"
Harry è freddo quando guarda inflessibile la scrivania davanti a se, sento il cuore picchiare forte e l'incapacità di fare qualcosa per farlo sentire meglio.
"non devi dare la colpa a te stesso, è stato un incidente" odio solo pensare al modo in cui deve essersi torturato e tuttora stia facendo per questo.
Vedo solo un uomo affranto e schiacciato dal suo passato, lui vede un bimbo incapace di salvare sua sorella.
Forse ora capisco perché è così, adesso voglio connettermi di più alla sua vita, voglio conoscerlo e cercare di ricostruirlo.. odio vederlo così.

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