still with you

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-non azzardarti a compiere un altro passo-

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-non azzardarti a compiere un altro passo-

era una voce maschile, accento slavo, tono autoritario ma flebile, un sussurro tagliente alle orecchie di jungkook.

voltò il capo con estrema lentezza, temeva che un movimento brusco avrebbe scatenato un'azione precoce da parte del suo interlocutore.

si trovava ancorato all'angolo del soffitto, probabilmente grazie a degli stivali antigravità, puntava verso di lui una freccia ed era tutto incappucciato, a jungkook risultava impossibile scorgere anche solo una minuscola parte del suo viso a causa della maschera da kitsune che lo copriva.

-getta l'arma- un ordine: una risposta, la sua pistola toccò il suolo e le sue mani si alzarono inconsapevolmente.

il ragazzo scese dal muro, rivelando il suo corpo alto e slanciato, i muscoli ancora tesi e l'arco ancora impugnato nella mano sinistra.

-non toccare mio figlio- pronunciò poi, sembrò quasi una minaccia.

il giovane soldato lanciò uno sguardo al neonato che riposava sotto la coperta che aveva inconsapevolmente alzato poco fa.

-non avevo intenzione di farlo- rispose cautamente, provando a muovere il piede in direzione dell'altro, che sussultò in maniera evidente, spingendolo a rimanere sul posto.

-non ho mai mancato un bersaglio, quindi se vuoi sopravvivere senza buchi in petto sarà meglio che tu rimanga fermo- ma quelle parole gli entrarono da un orecchio e gli uscirono dall'altro a quanto pare, tanto da far sentire sfidato lo straniero.

-non voglio farti del male- un passo.

-divertente che tu assuma che sarai tu a farlo a me- un altro passo.

-non lo farò infatti- un ultimo passo: come promesso la freccia venne scoccata.

la punta in ferro quasi gli sfiorò la guancia. jungkook la sentì roteare accanto al suo orecchio mentre volava a gran velocità, ma cadde nel tranello seguendola con lo sguardo mentre si conficcava nel muro dietro di lui, ritrovandosi poi con le spalle contro lo stesso muro, ed un coltello puntato alla gola.

-chi sei?-

jungkook prese ad ansimare, per un secondo si chiese se sarebbe morto in quell'esatto istante, ma optò per mantenere la calma e mandò giù quel nodo che gli si era formato all'inizio dell'esofago.

-jeon jungkook, tenente delle truppe nettuniane- e il giovane non poteva vederlo chiaramente, ma era quasi sicuro che la sua espressione fosse cambiata: aveva ipotizzato che fino a quel momento le sue sopracciglia fossero rimaste incurvate in un cipiglio, come se avesse voluto incutergli timore anche da sotto il legno della maschera; ma ora non era più teso, la presa sul coltello si era allentata, non aveva più i nervi a fior di pelle, e jungkook lo sentiva.

-in effetti hai la loro fisionomia- osservò con curiosità, il capo leggermente inclinato e la mano libera e guantata che si avvicinava pericolosamente alla sua pelle: pelle vitrea, quasi tendente all'indaco, capelli ed occhi scuri, neri come la pece o spesso blu oltremare e le orecchie che si chiudevano in due punte dall'aspetto elfico, colorate di diverse sfumature che andavano dal cobalto al celeste.

book for taekook ;; oneshotsWhere stories live. Discover now