Capitolo 4 - Christian

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Chris

Il mio telefono continua a vibrare, é Gabriella, mi conferma l'ora in cui dovrò andare da lei domani e qualche altro dettaglio, ultimamente è più nervosa del solito con il sottoscritto.
I suoi continui cambi d'umore mi irritano da sempre, ma devo almeno ammettere a me stesso che da quando siamo qui a Roma, anche io sento un astio nei sui riguardi non indifferente.
É colpa sua se sono qui, è per seguire lei e il suo dannato lavoro se mi trovo nella stessa città di Sara.

Riporto la mia attenzione sullo schermo del PC, devo finire questo programma per stasera e sono in alto mare.
Una pacca sulla spalla mi fa voltare, è Alex, siamo diventati molto amici e spesso qui a lavoro ci aiutiamo a vicenda.
"Forza, facciamo pausa, vedo uscire fumo dalle tue orecchie."
Scuoto la testa ridendo, ha ragione.

Andiamo a prendere un triste caffè alla macchinetta e chiacchieriamo del più e del meno.
"I genitori di Emily vogliono prendere casa qui a Roma per darle una mano con la piccola e godersela di più."
Lo vedo preoccupato.

"Non è una buona cosa?"
Chiedo guardingo.

"Certo, soprattutto per lei, dovrà presto tornare a lavoro e comunque ha bisogno di non pensare solo ed esclusivamente alla piccola, quindi sí, è un bene."
Continua a giocherellare con il suo bicchiere.

"Però..."

"Non vorrei si piazzassero sempre a casa nostra.
Non fraintendermi, apprezzo il loro aiuto e farà bene ad Emily, ma non vorrei trovarli tutte le sere li, o tutte le domeniche. Abbiamo già poco tempo da dedicare a noi."
La sua espressione è pura paura.

"Cosa ti fa pensare che sarà così?"
Sono curioso, da dove nascono queste idee?

"Forse dal fatto che la madre stia cercando casa nel nostro quartiere dicendo 'ci vedremo tutti i giorni'."
Ah.

"Se così fosse, con garbo dovrete dirgli che volete comunque un po' di privacy. Ora non pensare negativo."
Sono felice di aver instaurato questo rapporto di fiducia con lui, e mi sento un po' in colpa a non essere totalmente sincero, ma ancora non me la sento visti i rapporti che ha con Sara.
Quando mi sono trasferito qui, conoscevo solo Carlo e sua sorella, un amico di università che ha trovato lavoro nella capitale e si è trasferito subito dopo la fine degli studi, ora gli amici di Alex sono anche i miei.

Passa davanti a noi la nostra collega Monica, una mora con forme mozzafiato, molto amante dell'esercito fisico che si fa in due.
Non giudico, non sono affari miei, cerca sempre di provocare, le sue scollature sono ammirevoli, ha ricevuto più volte il due di picche dal mio amico, ancora le brucia secondo me.
"Ciao Christian."
Prima di andare via posa la mano sul mio braccio e la fa salire fino alla spalla, è la terza volta questa settimana.
La ignoro, se volessi una bambola gonfiabile non la cercherei in ufficio così da far parlare poi tutti.
Mi dispiace denominarla così, è in gamba nel suo lavoro, ma non abbiamo mai fatto un discorso serio.
"Amico, ora ha puntato decisamente te."
Mi sbeffeggia Alex.
"Dopo il lavoro vieni da me, ti aiuto a finire quel programma."
Lo ringrazio e torniamo alle nostre scrivanie.

Ormai sono quasi le diciotto quando Alex apre la porta di casa sua, sentiamo la voce di Emily e contemporaneamente quella metallica di Emma e Sara, probabilmente sono in videochiamata.
Per un attimo ho creduto fosse lì, ne sarei stato felice, sono giorni che non la vedo e posso prendermi in giro quanto voglio, tento di non pensarla, non volerla, ma è tremendamente difficile.
Mi ripeto di esserci riuscito per anni, già, ma la sapevo lontana da me chilometri, invece ora è ad un passo, temevo di rivederla perché temevo di non riuscire a fare a meno di lei.

"Basta divagare Sara, dicci come è andato il tuo appuntamento con Francesco."
La domanda di Emily mi pietrifica, le mie gambe si bloccano, come ogni muscolo del mio corpo.
"Si, vogliamo un resoconto completo del bel poliziotto."
Dalle parole di Emma ho la certezza di non aver frainteso chi sia l'uomo in questione, Alex mi guarda con espressione colpevole.
Fa un passo avanti per manifestare la nostra presenza ma lo blocco con il braccio, voglio ascoltare la sua risposta, mi farò del male, ma devo sapere.
"Sono stata bene, mi sono sentita a mio agio e ci rivedremo."
Le ragazze esultano, mentre sento sgretolarsi un altro frammento di quel che resta del mio cuore.
"Io vado."
Sussurro al mio amico, non attendo risposta, sono già per le scale con i pugni stretti.
Arrivo alla macchina, metto in moto e parto sgommando, non ho meta, corro, spingo il pedale sull'acceleratore, sfogo questa rabbia attraverso la velocità.

Cosa ti aspettavi brutto codardo?
Hai rinunciato a lei, è giusto che vada avanti, ora mantieni i tuoi propositi di starle lontano.

Non ho quasi chiuso occhio, non ho fatto altro che ripetermi di mantenere le distanze, non dovrò più vederla, non sapere nulla di lei, solo così ne uscirò.
Entro in azienda e salgo in ascensore con Monica, quasi quasi non sarebbe una cattiva idea darle ciò che vuole, ovvero io dentro di lei nello sgabuzzino.

Che diavolo stai pensando?

Alex mi accoglie con espressione preoccupata, leggo quasi pietà nei suoi occhi.
"Ehy amico, come va? Hai una brutta cera, mi dispiace per ieri, comunque ho chiesto..."
Lo blocco subito.
"Alex, ti chiedo per favore di non parlarmi di Sara e di avvisarmi quando sarà presente, tra noi è finita anni fa prima di iniziare, non voglio avere nessun contatto con lei."
Mi volto verso la mia scrivania e mi dedico a quel maledetto programma che non ho finito, dovrò fare gli straordinari oggi.

Dopo il lavoro vado dritto in palestra per sfogare questa rabbia che attanaglia le mie viscere, un pensiero fisso, lei con un altro.
Aumento la velocità del tapis roulant, inizio a correre, l'aria esce dalla bocca ed entra dalle narici, continuo a premere questo bottone, cerco di spingere il mio corpo al massimo.
I muscoli iniziano a far male e i polmoni iniziano a bruciare in cerca di ossigeno, ma ho bisogno di spostare il dolore che ho nel petto verso altro.

Magari sentendomi a pezzi fisicamente, sentirò meno male al cuore.

"Ehy Christian, come va?"
Con sorriso sincero e occhi azzurri vispi, Francesco si avvicina a me con ricci scuri grondanti di sudore.
Mi sembra più muscoloso ed informa dell'ultima volta.

Non ci posso credere, che diavolo ci fa qui?

Chiamarmi amico lo trovo fuori luogo, ci siamo visti tre volte tra cui l'ultima davanti ad uno stalker psicopatico.
"Ciao, come va? Come mai qui?"
Non credo che il mio tono sia molto affabile, ma me ne frego.

"Sono qui con un amico. Lui frequenta questo posto e sono venuto a dare un'occhiata."

Perfetto, ora dovrò cambiare palestra, non si accontenta di avermi rubato la ragazza?
Ignoro la mia coscienza che sottolinea l'inesistenza di alcun legame fra me e Sara, a causa mia ovviamente.

"Ti stai vedendo con Sara."
Merda, il cervello non è collegato alla bocca, la mia è un'accusa, credo neanche troppo velata.

Che stai combinando idiota?
Mi ammonisco da solo.

"Sí, spero abbia parlato bene di me, mi piace la tua amica, ci rivedremo domani sera."
Ha già gli occhi a cuoricino, maledetto.
Faccio una cosa che non dovrei, mi informo sulla serata che sta progettando e gli consiglio io un ristorante.
Niente, la ragione è totalmente spenta, domani sera ci sarò anche io.

Il telefono squilla, devo informare Gabriella che domani non potrò passare da loro.
Ormai l'ultimo barlume di buon senso è andato a farsi benedire, ora è guerra.

Ciao a tutti, abbiamo perso Christian, è impazzito, cosa avrà in mente?😈

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Ciao a tutti, abbiamo perso Christian, è impazzito, cosa avrà in mente?
😈

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now