Capitolo 19 - Sara

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Sara

Il sole entra dalla grande finestra illuminando la stanza, sono rannicchiata sotto questa enorme coperta sul divano, accoccolata sul petto di Christian che mi stringe a sé.
"Buongiorno."
La sua voce è calda e leggermente roca, mi volto e lo vedo sorridermi, di riflesso sorrido anche io dandogli il buongiorno stringendolo ancora.

Ho dormito davvero bene.
Aspetta un attimo, io, lui, abbracciati tutta la notte sul divano?

Sbarro gli occhi e mi alzo di scatto urlandogli contro.
"Ma che stai facendo? Come ti permetti? Mi devi stare lontano. Ti denuncio."
Corro al piano di sopra lasciandolo  sconvolto e confuso con la bocca aperta, sbatto la porta con forza alle mie spalle rifugiandomi in camera.
Non posso crederci, ho dormito fra le sue braccia come una liceale facendomi abbindolare da due frasi prese dai cioccolatini.
Mi preparo un bel bagno bollente e nel mentre cerco la forza per mandarlo via, devo mantenere le distanze, sono immersa nei pensieri quando il telefono squilla, sullo schermo il nome di Francesco lampeggia.
Non ho la forza o il coraggio di rispondere sinceramente, negli ultimi giorni sono molto sfuggente con lui, ma in fondo è il cuore a comandare, ha ragione Claudio.
Faccio una videochiamata di gruppo alle ragazze nonostante mi trovi ancora in vasca.
Emma è in ufficio ed Emily a casa dividendosi fra la piccola e il lavoro.
"Beata te, anche io vorrei fare un bel bagno rilassante."
La rossa subito si lamenta.
"Scusa ma dove sei?"
La biondina investiga immediatamente.
"Ieri sera sono venuta in montagna, nella baita dei nonni..."
Dovrei aggiungere altro ma non faccio in tempo perché la voce di Christian proviene oltre la porta.
"Sara, ho una sorpresa per te, sbrigati."
Credo che le facce, mia e delle mie amiche, siano molto simili, tutte e tre con occhi e bocca sbarrate, io perché colta in flagrante, loro perché non se lo aspettavano.
"Devi dirci qualcosa? Oppure tante cose?"
Emma fa su e giù con le sopraciglia.
"Non è come pensate, me lo sono ritrovato qui, nevicava e non è potuto andare via, ma non è successo niente."
Mi adombro per un attimo.
"Anche se ha detto che non mi ha mai dimenticata e gli dispiace per il passato, ma è successo qualcosa quella notte che lo ha costretto a lasciarmi e quando avrà il coraggio me ne parlerà."
Spiego triste con tono doloroso pensando a tutta la situazione.

"Sara, devi pretendere di sapere."
Emily parte all'attacco.

"Non voglio, ho paura."
Sono sincera con loro e con me stessa.

"Sono sicura che poi potrete ricominciare se finalmente chiarirete una volta per tutte."
Emma stranamente è dalla sua parte, la fisso sospettosa.

"Ora devo andare ragazze."
Parlarne mi fa sempre male e come al solito scappo.

"Sara, usa una precauzione, guarda me."
Sento dire ad Emily prima che le chiuda la videochiamata in faccia.

Mi affretto a darmi una sistemata, sono curiosa di scoprire a cosa si stesse riferendo Christian prima, quando mi ha parlato di una sorpresa.
Scendo le scale e al centro del salottino trovo tre enormi scatoloni con tutto il necessario per addobbare, deve aver ficcato il naso nel sottotetto, non capisco cosa voglia fare.
"Questi due giorni saranno il nostro Natale anticipato."
Allarga la braccia tutto sorridente e i suoi occhi se possibile brillano ancor di più.
"Tu sei pazzo, cosa vuoi fare?"
Chiedo ridacchiando.

"Dai aiutami."
Inizia a svuotare gli scatoloni con l'entusiasmo di un bambino, usciamo fuori e il primo punto da spuntare sulla sua lista è appendere le luci lungo il perimetro del tetto, un bel lavoro di gruppo, Stark abbaia e scodinzola ed io gliele passo.

"Sara, cara ragazza come sei cresciuta."
Mi volto e dalla baita accanto la Signora Stemmarca mi saluta, una donnina ormai credo piu che ottantenne, tutti gli anni io e Marco giocavamo con i suoi nipoti.
"Salve, come sta?"
"Bene, sei venuta con il fidanzato?"
Indica Christian.

Eh ti pareva.

Il genio qui vicino scende dalla scala e si affretta a mettere un braccio sulle mie spalle.
"Si Signora, è un vero piacere conoscerla."
Chissà perché non sono sorpresa di questa sua risposta, gli tiro una gomitata nelle costole continuando a sorridere alla vicina.

"Quando vi sposate?"

Nessuno vuole mai arrivare ai famosi cento anni di vita.
Ora basta, sempre le stesse domande, se vai all'università, quando ti laurei, se ti fidanzi, quando ti sposi, una volta sposati quando fai un figlio.

"Presto Signora, le invieremo la partecipazione via posta."
Christian saluta tutto contento mentre lo fisso sconcertata, lo trascino in casa tirandogli uno scappellotto sulla nuca
"Ma sei impazzito? Quella conosce mia madre."
Sono furiosa, ha esagerato, già me la immagino quella nonnina intenta a chiamare la mamma, povera me.

Rapiti da questa atmosfera incantata che magicamente si è creata, sarà il paesaggio innevato, sarà il calore della baita, forse la lontananza dalla città, probabilmente aiuta questo piccolo e breve pre-Natale tutto nostro che ha creato, ma sembra tutto perfetto.
Addobbiamo l'albero con battute e risate, lui vuole usare tutto ciò che trova, io invece avrei voluto scegliere solo due colori, come ad esempio il bianco ed il rosso, invece qui non si capisce niente.
"Finito."
Urla sbattendo le mani soddisfatto ammirando il suo capolavoro.
Palline color oro, argento, verde, rosa, blu, rosso, bianco, azzurro, per non parlare di pupazzetti di pan di zenzero, di neve e babbo natale piccolini sparsi qua e là.
"Hai un'espressione davvero troppo schifata Sara, potresti anche fingere."
Mi ammonisce triste.
"Scusa."
Lo guardo colpevole.

L'idea era semplicemente quella di andare a fare un po' di spesa per una cena leggera, ma dopo aver insistito per venti minuti di seguito nel dirmi 'voglio la lasagna, mi fai la lasagna, Sara perché non prepariamo la lasagna', indovinate un po'?
Ora siamo a casa a preparare la lasagna.

"Ok, il sugo con il ragù è pronto."
Inizio a sistemare tutti gli ingredienti sul tavolo, mentre lui indossa il grembiule da cucina, ne prende un altro e si avvicina a me.
"Potresti sporcarti."
Con la scusa di allacciarmelo alla schiena si sporge, peccato che lui sia davanti a me, siamo talmente vicini che il suo profumo speziato lo respiro a pieni polmoni e per un attimo perdo la realtà, che ritrovo solo quando si allontana.
Mi schiarisco la voce e cerco di ritornare in me, nonostante senta caldo all'improvviso, lego i capelli in una coda alta e ci mettiamo all'opera insieme.

"La lasagna era buonissima, credo tu sia più bravo di me in cucina. Complimenti Christian."
Abbiamo divorato due piatti a testa, eravamo affamati.

"Lavoro di squadra."
Mi fa l'occhiolino sorridendo.

Siamo seduti sul divano non curandoci della tavola ancora apparecchiata, non ho resistito, in Tv davano Harry Potter.
"Ogni volta che vedo questo film resto della mia idea."
A braccia conserte assume un'espressione seria.
Lo guardo restando in attesa.
"Ti rivedo nei vari personaggi. Quando hai paura sei identica a Ron, quando sei arrabbiata fai paura come Piton, sei scettica come la McGranith, giuro che hai la stessa espressione."
Prendo il cuscino e inizio a colpirlo interrompendo le sue stupidaggini, una, due, tre volte, poi si alza allontanandosi e lo inseguo girando intondo nel piccolo salotto.
Le nostre risate leggere riempiono la stanza e i nostri cuori, siamo Sara e Christian di quattro anni fa, quelli di un tempo, quei due ragazzi che non si sono fatti del male, che non hanno sofferto, legati da qualcosa di forte nato una sera in un pub con uno sguardo.
Lo inseguo colpendolo ancora, ma stavolta lui si volta e blocca il cuscino, io perdo l'equilibrio cadendogli addosso, finiamo per fortuna sul divano, l'uno sopra l'altro, ovvero io sopra di lui.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now