Capitolo 32 - Christian

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Chris

"Che diavolo stai facendo?"
Entro in cucina e la trovo con una padella in mano, combattiva.

"Che ci fai tu qui?"
Mi chiede restando a bocca aperta, non si aspettava assolutamente di trovarmi, di certo deve avere un forte mal di testa e una gran confusione.

"Sei a casa mia. Non ricordi di stanotte?"
Inizia ad agitarsi per la mia domanda, cerca di sistemare meglio il vestito tirandolo più giù per coprire le gambe e contemporaneamente più su per coprire il seno.
"Noi, abbiamo..."
Lascia la frase in sospeso ma la domanda è ben chiara, e anche il fatto che non ricordi assolutamente nulla.
Mi avvicino, la mia altezza le impone di alzare la testa, è così buffa armata di padella, con un vestito elegante, a piedi nudi, spettinata, con sguardo imbarazzato mentre si morde il labbro.

Dio, vorrei prenderla e strapparle questo abito, lo immagino da ieri sera, farla mia in ogni posizione, sentirla urlare il mio nome più volte.

"É stata una notte impegnativa, eri una furia indomabile."
Le faccio l'occhiolino ad un centimetro dalla faccia che si sta colorando velocemente di rosso.

Le tolgo la padella dalle mani approfittando del momento di shock perché questa ragazza è pericolosa, la poso nella credenza in alto, così non potrà riprenderla facilmente.
Mentre sono girato di spalle ad un tratto Sara mi colpisce con un pugno sul braccio, poi un altro e ancora.
"Ero ubriaca, hai approfittato di me, vergognati."
Il suo sguardo infuocato mi fa sorridere, la blocco facilmente intrappolandole le mani dietro la schiena, è fra le mie braccia, le sue labbra sono così vicine, vorrei morderle e poi leccarle.
"Avresti preferito svegliarti nel letto di quel tizio con cui ti ho trovata? Volevi fare sesso con lui?"
Le dico severo.
Abbassa lo sguardo colpevole.
"No, certo che no, ricordo più o meno che me lo hai tolto di dosso, grazie."
La lascio andare, per ora, sapendo che non può scappare e anche perché al solo ricordo di ieri sera sono di nuovo incazzato per la sua incoscenza.
"Eri ridotta male, poteva approfittarsene benissimo, ti rendi conto?"
Sembra Stefany quando fa una marachella in questo momento, occhi bassi colpevoli, muso lungo, si tortura le mani.
Decido di raccontarle come è andata la serata ma non cosa ho in mente per la giornata.

Flashback
Sergio e Carlo come al solito iniziano uno dei loro infiniti battibecchi, non li sopporto più, siamo da me e stiamo mangiando una pizza, sorseggio la mia birra estraneandomi completamente.
Mi sta evitando, lo so che è dal fratello, se andassi da lui finirei per complicare le cose quindi sto evitando, ma sono passati già tre giorni e questa storia di darle tempo mi ha stancato.
La telefonata di Alex a quest'ora mi allarma un po'.
"Christian, ti consiglio di andare al locale 'i re di Roma', Sara è lì, vuole ubriacarsi, direi che è il momento di rapirla, chiuderla da qualche parte e chiarire."

"Grazie Alex."
Mi alzo di scatto, vado all'ingresso sotto lo sguardo dei miei amici, infilo le scarpe.
"Che sta succedendo?" "Dove vai?"
Giustamente sto uscendo senza dare spiegazioni da casa mia, lasciandoli nel mio salotto dopo aver ricevuto una telefonata alle dieci di sera.
"Vado a riprendermi una volta per tutte la donna che amo."
Mentre esco li sento incitarmi, subito dopo Sergio mi urla che andrà a dormire da Carlo, non oso immaginare cosa combineranno quei due.
Scendo le scale di corsa, salgo in macchina, cerco su maps questo locale di cui non ho mai sentito neanche il nome visto che non esco molto, do gas e questa storia ho tutte le intenzioni di finirla stanotte.
Dopo una ventina di minuti sono arrivato, peccato che il parcheggio mi abbia fatto perdere altro tempo, il locale è pieno di gente fuori e dentro, non saprei come trovare Sara.
Faccio un giro in sala per cercarla guardando i tavoli, finalmente vedo una faccia conosciuta, quella sua collega che ci ha provato con me più di una volta quando andavo a fare terapia per la spalla, forse è un segno.
Mi avvicino e la vedo illumonarsi, no, cara, non mi interessa di te, chiedo di Sara, fa subito una smorfia, la stessa di quel giorno, mi indica la pista ed eccola.
La rabbia prosciuga il sangue nelle mie vene, le unghie mi si conficcano nella carne  per via dei pugni chiusi stretti, lei è lì che bellissima balla con uno che la spoglia con gli occhi.
Osa toccarla, gli spezzerei le mani, quel maledetto vestito risale sempre più su ogni volta che ondeggia, i suoi capelli si muovono e ha gli occhi chiusi.
Il mio corpo scatta quando vedo quel coglione avvicinarsi per baciarla e lei respingerlo con forza disgustata.
Lo strattono e quasi cade a terra, non me ne frega un cazzo, se vuole possiamo anche vedercela fuori di qui ma non deve neanche guardarla.
Lo fisso truce e gli dico di sparire urlandogli a due centimetri dalla faccia con tutta la rabbia che mi scorre in corpo.
Sara è ubriaca si vede da lontano, tipi come questo coglione puntano proprio a questo, cioè ad approfittarsene, capisce l'antifona e va via.
Mi volto verso di lei che inizialmente è stupita, poi mi getta le braccia al collo chiamandomi il suo eroe, mi guarda dritto negli occhi.
"Si, ora riconosco i tuoi occhi, sei tu."
Sorride, la stringo a me mentre sono incazzato ma allo stesso tempo i nervi tesi iniziano a rilassarsi.
Balla muovendo il suo corpo formoso appiccicato al mio che purtroppo reagisce in fretta a tutto questo, mi sorride furba accorgendosi della mia erezione.
Scuoto la testa.
"Andiamo via, sei ubriaca."
Le dico ad un orecchio per sovrastare la musica.
"Non vado da nessuna parte con te, non mi meriti, mi hai fatta soffrire."
Muove il dito davanti la mia faccia, cerco poi di prenderla per mano prima che cada.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now