Capitolo 33 - Sara

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Sara

Lui mi sovrasta con la sua altezza, con le sue labbra sempre più vicine, i suoi occhi quasi mi abbagliano.
Deglutisco e mi tremano le gambe per questa vicinanza, non riesco a fare un passo, avrei una via di fuga ma la verità è che non voglio più scappare da noi.
"Di quali promesse parlavi?"
Gli chiedo in un sussurro, le sue labbra sono sempre più vicine, non riesco a non fissarle, le sto già assaporando con la fantasia.
Accarezza il mio viso con il dorso della sua mano, a questo contatto chiudo gli occhi, il suo respiro caldo solletica le mie labbra, le mie mani si muovono istintivamente aggrappandosi al suo maglione.
La magia viene spezzata dal suo telefono che inizia a squillare, apro gli occhi e vedo  lui chiudere i suoi, ha una maschera di rabbia in volto.
Sgattaiolo via e mi allontano da lui che continua a rimanere lì nella stessa posizione, noto però da questa distanza, avendo una visuale completa, i suoi pugni chiusi.
Il telefono continua a suonare, di scatto all'improvviso Christian va a prenderlo sul divano, appena legge il nome sul display la sconfitta si dipinge nei suoi occhi.
"Vorrei solo prenderlo e buttarlo dal balcone e godere nel vederlo sfracellarsi da questa altezza."
Le sue parole sono chiare seppur pronunciate a bassa voce, poi si rivolge a me chiedendomi scusa, si incammina verso il corridoio non prima di sospirare.
Vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, mi scoppia la testa e cerco sollievo massaggiando le tempie con entrambe le mani.

Sono certa che sia la madre della bambina, riuscirei a rapportarmi a tutto questo?
Cazzo, non lo so!
Ma riuscirei a rinunciare a lui?

Prima di potermi dare una risposta eccolo entrare in cucina, è tempo di affrontare i nostri demoni, non si scappa più.
"Vorrei farti conoscere mia figlia."
Mi va di traverso l'acqua, inizio a tossire, lui si avvicina e mi aiuta con qualche piccolo colpetto sulla schiena.
"Sei forse impazzito?"
Quasi gli urlo addosso guardandolo di traverso.
"Devo andarla a prendere io all'asilo e starà con me fino alle tre, quindi potremmo pranzare insieme."
Il suo tono è tranquillo, io invece vado nel panico.
"Non mi sembra il momento adatto, non abbiamo nemmeno parlato noi due."
Poso il bicchiere e vado a passo svelto in salotto, punto alla porta ma mi ricordo di essere in trappola, maledizione.
"Ovviamente non le diremo subito che sei la mia fidanzata, ti presenterò come un'amica speciale."
Strabuzzo gli occhi e credo che dovrò andare a fare una visita da amplifon, quando è il mese delle visite gratis?
"Che cosa hai detto?"
Scuoto la testa perché è impossibile che lui sia così pazzo, o mi sbaglio?
Mi giro lentamente nella sua direzione, mi sembra spazientito, mi raggiunge con due falcate, i suoi occhi sono talmente chiari da sembrare specchi in cui vedo la mia immagine, ho le guance rosse.
Faccio un passo indietro e quasi cado sul divano, mi afferra e mi stringe al suo corpo.
"Mi sono stancato di giocare al gatto con il topo, non puoi fuggire da ciò che hai qui dentro."
Tocca con l'indice il centro del mio petto, poi inizia a giocare muovendo il dito su e giù verso il collo e fino all'ombellico.
Il mio respiro inizia ad accelerare, ogni fibra del mio essere urla a gran voce di cedere le armi perché è la cosa giusta da fare, fidarmi di lui, viverlo.
"Sei la donna della mia vita Sara."
Il mio cuore accelera talmente tanto che potrebbe schizzare fuori dal petto, una parte di me gli crede, vorrei gettargli le braccia al collo e dirgli ciò che sento, ma ancora qualcosa mi  blocca.
"Non voglio perdere altro tempo, voglio far parte della tua vita, voglio che tu faccia parte della mia, viverti fino in fondo, giorno e notte."
Abbassa lo sguardo e si allontana.
"Lo so che ti chiedo molto, non è una situazione semplice, ma giuro che ce la faremo, farò di tutto per noi questa volta Sara."
Si avvicina pronto a baciarmi, ma mi scanso, sinceramente non so perché lo faccio, sono solo una stupida perché me ne pento subito dopo.
Nei suoi occhi leggo delusione, si allontana di mezzo metro e a gambe divaricate e braccia conserte mi osserva.
" Cosa provi per me? "
Questa domanda a bruciapelo mi spiazza, resto in silenzio, uno di quelli che risucchia tutto l'ossigeno che c'è nella stanza nel giro di pochi istanti.
" Non lo so... Cioè, lo so, ma ho paura!"
Dico di getto da brava codarda.
" Mi hai fatta innamorare quando non mi fidavo del genere maschile, mi hai abbandonata senza una parola quando ti ho aperto il mio cuore e abbiamo fatto l'amore."
La mente ripercorre brevemente ciò che è stato fin'ora di noi e la rabbia inizia ad annebbiarmi la mente.
"Non una spiegazione, sparisci per quattro anni, torni nella mia vita e la sconvolgi come se niente fosse cambiato. "
Sono una bomba ormai esplosa.
" Scopro che in realtà mi hai abbandonata perché sei diventato padre, lo scopro proprio quando mi convinco a darti una possibilità, tu non ti sei fidato abbastanza di me e di ciò che eravamo per condividere questo peso quella notte o nei giorni dopo."
Inizio a fare avanti e indietro gesticolando come una pazza nel suo salottino.
" Ora non mi permetti di esserne sconvolta o di averne paura, perché è questo Christian, io ho paura che tu possa abbandonarmi ancora, ho paura che tutto questo sia più grande di me, rapportarmi ad una bambina."
Mi ritrovo a scuotere la testa.

"Ci apparteniamo Sara, vuoi rinnegarlo? Fallo!"
Alzo gli occhi verso i suoi e vedo fiamme in quell'azzurro.
" Vuoi scappare? Accomodati." Indica la porta.
"Vuoi cercare l'amore altrove? Prego! Sarà tutto inutile, lo sai.
Non ti sono bastati quattro anni?"
Chiede duramente.
"Niente è servito, lo dimostra il fatto che siamo qui, lo dimostra il fatto che sia bastato un solo sguardo a quella festa dopo tutto questo tempo per riuscire a sentire che qui dentro avevo ancora qualcosa che batteva e non lo credevo più possibile."
Indica il suo petto.
"Ora combatterò anche contro di te Sara."
Nei suoi occhi c'è una determinazione che non vi ho mai visto.

Mette la mano in tasca ed estrae le chiavi, va alla porta e la apre.
"Devo andare a prendere mia figlia."
Quasi non mi guarda, capisco che è ora di andare, in fondo è ciò che volevo, ma non lo voglio più è questo il problema.
Esco di qui senza dire una parola, ma bensì con le sue che mi vorticano in testa, con l'amaro in bocca e un vuoto nel cuore.
Raggiungo il mio appartamento con l'autobus cinquanta in soli quindici minuti, appena apro la porta Stark mi fa le feste, io sono quasi in trans.
La mia mente è altrove, quasi totalmente distaccata dal mio corpo, non faccio altro che chiedermi se sono davvero pronta a rinunciare a lui.
Guardo l'ora, i minuti rincorrono le ore, proprio come le immagini di noi si sovrappongono alle sue parole.

Mi sembra di impazzire.

Stark viene da me e mi porta la pallina di Christian.
"Vuoi dirmi ciò che penso piccolino?"
Mi guarda e poi abbaia verso la porta, gli tiro la pallina e va via felice.
"Hai ragione Stark, sto sbagliato tutto!"

Prendo il telefono, il cappotto e la borsa, purtroppo l'auto è ancora davanti il locale, sono costretta a prendere di nuovo l'autobus.
Sembra non passare mai, inizio a camminare verso casa sua, non posso credere di essere stata davvero così ottusa.
Arrivo da lui dopo un tempo che sembra interminabile, l'ascensore sale lento per torturarmi, finalmente sono davanti la sua porta.
Suono il campanello e il nodo in gola si stringe e rischia di soffocarmi quando lui mi apre la porta a petto nudo con il pantalone della tuta e scalzo, la sua pelle è leggermente lucida per via del sudore e in una mano ha ancora un guantone da boxe che sta togliendo.

"Scusami, sono qui e voglio restare per noi, lei c'è?"
Christian è visibilmente sorpreso e sul suo viso nasce un tenero sorriso, si sposta per farmi entrare ed è cio che faccio.
"La piccola è già andata via, sono felice che tu sia tornata."
Quasi non lo ascolto, la mia attenzione è completamente catturata da qualcosa che i miei occhi fissano con insistenza, un tatuaggio sul suo petto.
La mia mano si muove da sola, sfioro tracciando con le dita quel disegno, un pezzo di puzzle disegnato esattamente nella parte sinistra, identico al mio, ma con qualcosa in più, due piccole lettere 'S' incise all'interno.

"E questo? Quando lo hai fatto?"
Continuo a toccare la sua pelle sporca di inchiostro.
"Dopo un anno da quella notte, volevo qualcosa che mi legasse a te."
Poggia la sua mano sulla mia.
"Ti ho sempre sentita qui. Siamo come pezzi di puzzle, alla ricerca dell'altro pezzo combaciante solo con noi, per sentirci completi."
Mi tuffo nel mare cristallino racchiuso davanti a me.
"Sono le mie parole, quello è il mio tatuaggio."
Emozioni talmente forti esplodono al centro del mio essere nel profondo, solo lui è in grado di trasmettermi tutto questo.
"Lo so.. Le ho capite a pieno quando ti ho amata e quando ti ho persa Sara."
Sotto il palmo della mia mano il suo cuore scalpita, combatte, urla a gran voce ciò che prova, ed io, lo sento.

Ciao a tutti, finalmente Sara ha ceduto le armi, credo lo meritino entrambi

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Ciao a tutti, finalmente Sara ha ceduto le armi, credo lo meritino entrambi.
Vi è piaciuto il capitolo?
Ci tenevo al dettaglio del tatuaggio.
😘
Ed ora direi che dovranno recuperare il tempo perso, che ne pensate?😎😎

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now