malinconia
/ma·lin·co·nì·a/
sostantivo femminile
1. Stato d'animo di vaga tristezza, spesso alimentato dall'indugio rassegnato o addirittura compiaciuto, nell'ambito di sentimenti d'inquietudine o delusione.
Storia iniziata: 2021
Storia conclusa: a...
Mi sento scuotere delicatamente. Produco qualche verso strano e mi giro dal lato opposto. <<Piccola svegliati, farai tardi>> la voce di Alex è roca e bassa. Deve essersi svegliato da poco anche lui. Mi stiracchio e poi apro gli occhi. Davanti a me vedo il ragazzo sorridermi e porgermi la mano, per aiutare ad alzarmi.
<<Buongiorno Malinconia. A cosa devo questo dolce risveglio?>> dico con la voce impastata dal sonno. <<Buongiorno anche a lei, da oggi sono il suo accompagnatore personale>> si inchina leggermente. <<Ho capito, stai utilizzando la scusa del mio incidente per passare più tempo con me. E non darmi del lei, mi fai sentire una vecchietta>> Lui ridacchia e poi mi aiuta ad avvicinarmi all'armadio. <<Ti voglio solo aiutare>> <<Mhh>>
Prendo i vestiti che ho scelto ieri sera e poi mi chiudo la porta del bagno alle spalle.
<<Ti aspetto qui fuori, fai presto>> <<Okok, mi muovo>>
Mi faccio una doccia veloce e indosso i vestiti, poi esco dal bagno e Alex si alza velocemente dal letto per correre ad aiutarmi.
Gli faccio compagnia mentre fa colazione e poi mi saluta per andare a lezione.
Oggi non ho nessuna lezione di mattina e ho saltato palestra per via del dolore al piede. _______________________________________
È arrivato il pomeriggio e io ed Alex stiamo uscendo dalla casetta per andare verso gli studi.
Lui ha insistito per portare anche il mio zaino, nonostante le mie minacce. Ha detto che "non devo fare troppi sforzi". Ho capito che mi vuole aiutare, ma non sono mica paralizzata...
In sala relax ci salutiamo, visto che dobbiamo andare a lezione.
Entro il sala 3 e saluto Raffa, la mia vocal coach. Subito mi spiega che dobbiamo preparare dei nuovi brani e ripetere alcuni vecchi, per la sfida. Mi metto al lavoro e sono soddisfatta del lavoro sui nuovi pezzi che mi sono stati assegnati. Non mi vengono alla perfezione, ma per essere la prima lezione sono soddisfatta. Dopo un'oretta Raffa mi saluta, ma io resto ancora per provare. Ho la sfida e devo mettercela tutta per vincere.
Dopo un buon quarto d'ora sento bussare alla porta, così alzo lo sguardo dal testo della canzone. Mi avvicino lentamente alla porta. Il piede mi fa molto più male di prima, visto che sono rimasta in piedi per la maggior parte della lezione, e quindi non riesco a camminare molto bene. Apro la porta nera e sbuca Alex.
Sta diventando letteralmente la mia ombra, è ovunque.
<<Che ci fai tu qua?>> chiedo confusa. <<Ti stavo aspettando per tornare insieme in casetta, ma la lezione dovrebbe essere finita da un pò e non uscivi>> <<Hai percaso imparato il mio orario a memoria?>> <<Cosa? Noo. Mi ricordavo solo che finivamo alla stessa ora...>> si tocca ripetutamente i capelli. È in imbarazzo.
<<Okok, farò finta di crederci. Comunque la lezione è finita, ma mi sono trattenuta per provare. Se avessi saputo che mi stavi aspettando non ti avrei fatto perder tempo, scusa>> <<Ma vah, andiamo>> entra nella stanza e recupera il mio zaino, prima ancora che io possa fermarlo. Mi lamento, ma non mi ascolta.
Ci incamminiamo verso casa, insieme. Lui si accorge della mia smorfia, dovuta al dolore, e si ferma.
Senza dire nulla mi prende in braccio e poi ritorna a camminare. <<Ma sei impazzito???>> urlo e lui ride. <<Così va meglio il dolore?>> ignora i miei lamenti e mi guarda, con un filo di preoccupazione nello sguardo. <<Si, ma non sono una bambina e so camminare da sola>> <<Smettila di lamentarti, che siamo quasi arrivati>>
Appena davanti al cancelletto mi rimette a terra e mi aiuta a fare gli ultimi passi verso la casa.
Mi fa sedere sul divano e posa i due zaini.
Certo che deve essere in bella forma se riesce a trasportare 2 zaini più me...
<<Ti prendo il ghiaccio, non muoverti>> <<Va bene capo>> Si sta comportando come se fossi in fin di vita e spero la smetta il prima possibile.
<<Che hai fatto?>> mi chiede Dario, vedendo il ragazzo al mio fianco che mi posa il ghiaccio sul piede. <<È solo una caduta, ma qui qualcuno si comporta come se stessi morendo>> <<Mi sto solo prendendo cura di te>> alza la testa e i nostri sguardi si incrociano.
Ok, forse queste sue attenzioni non mi dispiacciono del tutto.
"Prenderti cura di me"
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