Capitolo 12

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"Fratello, finalmente hai la faccia di qualcuno che si è svuotato le pa..."

"Ludovico, per favore, non andare avanti," sibila tra i denti Andrea.

Io mi sbatto una mano contro al viso, imbarazzato, e con sempre più voglia di ritornare in camera.

Io non sono fan della vita per i locali, questo credo che ormai si sia capito da un pezzo. Mi sento a disagio, fuori posto, lo odio, soprattutto perché le mie capacità di interagire con altre persone che non rientrano nella mia cerchia di conoscenti sono abbastanza scarse.

Come sono riuscito a diventare pediatra rimarrà un mistero anche per me stesso.

Al momento, stiamo facendo la fila per entrare in un locale spagnolo, ma gestito da due fratelli marocchini, conoscenti di Ludovico, e io non ho voglia di stare qui. Stavo bene in camera, tra le braccia di Andrea a fare... beh, avete capito cosa, non mi piace essere particolarmente esplicito.

Poi, se ci aggiungiamo la presenza ingombrante di Ludovico, il mio desiderio più grande diventa senza ombra di dubbio quello di avvelenarlo e fuggire in Portogallo, portandomi Andrea dietro così da poter fare pem pem in tutta libertà e coronare il mio sogno d'amore da quando ero un ragazzino innamorato perdutamente del suo migliore amico lentigginoso.

"Il mio odio per te cresce di giorno in giorno," mi rivolgo al fratello minore di Andrea che, acchitato per bene con camicia bianca, pantaloni blu aderenti e capelli corvini sistemati, fa spallucce, continuando a sogghignare in quel suo modo malevolo e fastidioso.

"Non sei né il primo né l'ultimo che afferma di odiarmi. Ma vorrei ringraziarti comunque," mi risponde.

Inarco un sopracciglio all'insù, istintivamente, perché da che ne ho memoria Ludovico non mi ha mai ringraziato per nulla.

"Ah, sì?" replico, sospettoso.

"So già che non ci piacerà quello che sta per dire," sospira Nicola, anche lui agghindato perfettamente per la serata in discoteca, con i capelli biondi spettinati ad arte.

Tra i quattro, se messi a paragone, l'unico che sembra un ragazzino disadattato appena uscito dai superiori, nonostante abbia quasi trent'anni, sono io.

Non sto nemmeno qui a specificare Andrea quando sia una visione per gli occhi con quella pesca che al posto del sedere, messa in risalto dai pantaloni bianchi di lino. E il davanti...

Basta, Gianmaria, non distrarti! Concentrati su altro!

Ludovico continua a sogghignarsela poi afferma con candore: "Ti ringrazio di avergli fatto fare una bella scopata come si deve perché si capiva che Giorgia la dava per bene solo ai cubisti magrebini."

"Ecco, lo sapevo, era meglio che la teneva chiusa quella fogna di bocca che si ritrova," borbotta Nicola, scuotendo il capo negativamente.

Ludovico prova a sorridere come farebbe un bambino che si reputa innocente e che non sa nulla del suicidio del suo criceto, ma risulta solamente più inquietante.

Con la coda dell'occhio, sbircio verso Andrea e, sorpresa delle sorprese, invece di trovarlo irritato o quanto meno un minimo arrabbiato, lo sorprendo a ridacchiare.

"Purtroppo, fratellino, devo darti ragione. Anche se, come sempre, il tuo vocabolario e il tuo modo di esternare i pensieri fanno decisamente schifo," risponde, poi mi circonda le spalle con un braccio e mi costringe - oddio, che scocciatura immensa - ad appiccicarmi contro il suo fianco.  

"Mary tra le lenzuola è indubbiamente migliore di Giorgia," continua a dire.

Spalanco la bocca che quasi mi tocca a terra, le guance mi diventano laviche, il collo ardente e la risatina di Nicola mi giunge alle orecchie, facendomi solo imbarazzare ulteriormente quando risponde: "Devo darti ragione."

Dalla prima elementare: Andrea&Gianmaria Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora