Capitolo 4

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"Maaa secondo te... È nato prima l'uovo o il pollo?

"Io credo che i polli non facciano le galline. Cioè... volevo dire: i polli non fanno le uova."

"E quindi? Chi è naaato prima?"

"Non lo so, Mary. Mi stai confondendo e io sono di poco meno ubriaco di te."

Gianmaria perde per un attimo l'equilibrio e finisce per sbattere con una spalla contro di me. Muove la bocca e la lingua come se le avesse impastate e finisce per fare una faccia abbastanza disgustata.

Ma... ma... ha sempre avuto quella bella bocca?

Scuoto il capo un paio di volte e mi strofino il viso con entrambe le mani per provare a riacquisire un briciolo di lucidità. Credo proprio di aver esagerato con il gin. O era vodka? O erano tutti e due?

"Io te l'avevo detto che reggo l'alcol."

"Che non reggi l'alcol, volevi dire."

"E io che ho detto? Non fare il perfettino gne gne gne, Ludovico."

"Sono Andrea."

"Grazie a Dio. Odio tuo fratello."

Questa è la conversazione intelligente che abbiamo avuto io e Gianmaria nell'albergo dell'ascensore, mentre salivamo in camera nostra.

Oddio, volevo dire nell'ascensore dell'albergo.

Non sono nemmeno tanto sicuro che questo sia l'hotel giusto.

Non mi ricordo, voglio dormire e non so neanche come sia riuscito a trascinarmi dietro Gianmaria quando il mio tasso alcolemico nel sangue al momento supera di gran lunga il limite massimo.

"Qual è la nostra stanza?" mi domanda, traballando di qua e di là non appena usciamo d'ascensore.

"La 911," gli dico. Credo sia la 911, devo solo riuscire a trovare la chiave magnetica, riuscire a leggere bene il numero su di essa e centrare il lettore della scheda.

Lavoro facile per chi ha fatto serata in una discoteca spagnola ed è in compagnia di un migliore amico fuori uso.

"Oddiooo!" esclama all'improvviso il mio compare di bevute, facendomi sussultare e cadere la chiave che finalmente avevo trovato a terra.

"Non urlare, cretino. Sono le tre di notte," sibilo, nella direzione di Gianmaria che inizia a guardarsi attorno come se ci fosse un pericolo in arrivo. Ha le braccia protese in avanti e gli occhi che ribalzano da una parte all'altra del corridoio deserto.

Mi sale improvvisamente un conato di vomito e mi porto una mano all'altezza dello stomaco. Voglio mooorire.

"Hai detto 911! Chi è che sta male? Sono un pediatra, posso aiutare! Oddio, ma sono riuscito a laurearmi?"

Vado vicino a questo deficiente con più alcool in corpo che sangue e gli tiro un pugno contro la spalla.

"Non siamo in America, cretino! 911 è il numero della nostra stanza, non il numero di emergenza. E ti sei laureato, scemo."

Gianmaria si massaggia il punto dove l'ho colpito. "Perché mi insulti? Io non ti sto insultando. Perché mi hai picchiato?"

Sospiro, apro la porta della stanza e infilo dentro questo barile di birra prima che qualcuno esca dalle altre stanze e ci prenda a calci.

Gianmaria finisce per incespicare nei suoi stessi piedi e cadere di faccia sul letto, rimanendo con il culo all'aria.

"Io non volevo bere," bofonchia contro il copriletto, poi inizia a ridacchiare e io finisco per ridere dietro di lui senza un motivo logico.

Prendo il telefono e gli scatto anche una foto perché domani sicuro non mi ricorderò la metà di quello che è successo al mio addio al celibato quindi immortalare Gianmaria con le chiappe al vento sarà un modo per ricordarmi in che modo il mio migliore amico e futuro testimone di nozze si sia ridotto.

Poi tramite la telecamera del mio telefono lo vedo alzare il capo dal copriletto e girarsi verso di me. Ha uno sguardo diverso, che mi manda ancora di più in confusione. Ha smesso di ridacchiare e mi sembra improvvisamente fin troppo serio.

"Perché ti devi sposare, Andrea?" mi domanda.

Sbatto le palpebre, sorpreso. "Perché me lo stai chiedendo?"

Gianmaria tenta di mettersi seduto sul letto e dopo un paio di tentativi andati a vuoto ci riesce. Per un attimo, nel mezzo della confusione che regna sovrana nella mia testa annebbiata da qualsiasi porcheria Ludovico mi abbia messo in mano in discoteca, ho un flashback del mio compleanno di diciotto anni, di quando si era ridotto ad un colabrodo dopo solo due bicchieri di prosecco.

"Perché... perché..." borbotta, passandosi entrambe le mani tra i capelli castani che ormai gli sparano in tutte le direzioni.

È... carino. Sembra un riccio.

"Perché hai scelto Claudia?" mi pone l'ennesima domanda ambigua.

"Claudia?" ripeto.

Gianmaria si tira una botta contro la fronte e io mi preoccupo che non si sia fatto male.

"Scusa, volevo dire Giooorgia. Claudia è la tua ex, quella che ha partecipato a Miss Cosce Lunghe. No, aspetta, volevo dire Mish Italia."

"Mary, non capisco proprio cosa tu stia dicendo."

Faccio un passo un po' incentro verso il mio migliore amico che si alza in piedi e in un attimo mi è di fronte, mi afferra per il colletto della camicia e mi fa scontrare con il suo petto.

I suoi occhi hanno assunto una strana sfumatura di dorato, ha le pupille dilatate come un gatto. Inizia a mancarmi improvvisamente l'aria e mi ritorna la nausea.

"Perché hai scelto lei? Io sono... sono un coglione. Sono un coglione dalla cazzo di prima elementare."

Sgrano gli occhi e quando le labbra di Gianmaria si posano sulle mie avverto come un pugno nello stomaco che me lo manda definitamente sottosopra. Poi un secondo pugno mi colpisce al centro del petto quando sento una mano umida del mio miglior amico che mi accarezza dolcemente una guancia.

Si stacca da me subito, forse, fin troppo subito. Il telefono che avevo ancora in mano mi cade a terra, insieme a tutti i neuroni che avevo in testa prima di questa serata assurda, probabilmente.

"Mi dispiace..." mormora ancora con il viso vicino al mio.

"Di-di cosa?" domando, la voce troppo incerta.

"Di... amarti da sempre, Andrea," sussurra e poi... si fa tutto buio.





Nota di Jenny

Ah, povero Mary. 💔

Nel prossimo capitolo capirete come si evolverà questa vicenda ad alto tasso alcolemico tra Gianmaria e Andrea.

Dalla prima elementare: Andrea&Gianmaria Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin