Parigi e Tradimenti

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Ad un certo punto chiuse il libro e lo rimise nella borsa. Pensai che non potevamo passare un'altra mezz'ora vicini senza parlare, così cercai di fare conversazione.

"Quindi le piace leggere?" chiesi timidamente.
"Beh, diciamo che non utilizzerei il termine «piace». È una cosa che faccio di tanto in tanto quando mi annoio." rispose lui.
"Capisco..."
"E a lei Jones?"
"Cosa?"
"A lei piace leggere?"
"Beh... diciamo di sì. Adoro leggere. Soprattutto romanzi rosa."
"Ah sì? Sa, non la facevo una da storie d'amore." mi guardò con sguardo divertito.
"E perché mai?" chiesi, incuriosita.
"Non so. Mi sembra più una da gialli"

Ahh... come si vede che non mi conosci proprio...

"Beh, a quanto pare anche lei si sbaglia a volte." dissi, divertita.
"A quanto pare." rispose, ponendo il suo sguardo sui miei occhi, per poi scendere fino alle mie labbra. Restammo a guardarci per pochi istanti che mi parvero interminabili. Eravamo circondati dalle urla degli altri ragazzi, ma mi sembrò come se il mondo attorno a noi si fosse improvvisamente fermato.
C'eravamo solo io e lui.

Distolsi lo sguardo, cercando di uscire da quella situazione imbarazzante.
"Sa, vorrei diventare una scrittrice."
"Cosa... davvero?" disse, visibilmente sorpreso dalle mie parole.
"Cosa c'è, non le sembro in grado?" sorrisi.
"No, non è questo..." rise. "Sa, è raro che alla sua età qualcuno affermi già con certezza cosa voglia fare della sua vita."
"Beh... è il mio sogno da praticamente sempre. Poter scrivere, dare sfogo alle mie idee. Il pensiero che qualcuno possa leggere, magari emozionarsi, davanti a qualcosa creato da me. Non crede sia affascinante?"
"Posso capirlo, effettivamente." sorrise. Dopo quella breve conversazione ripiombammo nel silenzio fino all'aeroporto.

Una volta saliti sull'aereo, mi sedetti vicino ad Anne e Jack. Il viaggio passò in fretta e a mezzogiorno arrivammo finalmente a Parigi, la Ville Lumière.

Quando arrivammo al nostro hotel, per un attimo mi sentii come catapultata in Emily in Paris.
Mancava solo lo chef sexy del piano di sotto, anche se la variante prof sexy era decisamente più allettante.

Io Anne e Lily avevamo scelto di stare in camera insieme, così appena ci diedero le chiavi ci catapultammo in ascensore, ansiose di vedere la nostra chambre. Ovviamente non eravamo esattamente in centro, ma la vista non era per nulla male. La camera era spaziosa e avevamo dei grandi armadi dove mettere tutti i trentamila vestiti che ovviamente avevamo portato per soli sette giorni di viaggio, pronte per ogni evenienza.

Nel pomeriggio visitammo la Tour Eiffel. Il prof Lewis cercò di fare l'acculturato, spiegandoci chi l'aveva realizzata e cercando di tradurre i cartelli con il poco francese studiato alle medie, fallendo miseramente. Era così buffo quando non si sentiva a suo agio, quando non si parlava di polinomi e funzioni. Per nostra fortuna, c'era una guida che parlava un italiano perfetto e ne sapeva molto più di lui.

Quando salimmo in cima, si era ormai già fatto buio. Da lì sopra si poteva ammirare tutta Parigi nello splendore della notte. Rimasi in disparte, affacciata, come ipnotizzata da quella vista, mentre tutti gli altri erano probabilmente impegnati ad aggiornare le loro storie su instagram.

A un tratto, il prof Lewis si avvicinò a me.
"Le piace?"
Feci un sussulto.
"Oh... mi scusi, non l'avevo vista arrivare." dissi, imbarazzata più che mai.
"Ho visto. Sembrava davvero assorta nel panorama."
"Non mi capacito di come possa esistere una cosa del genere..." risposi, continuando ad osservare la città.
"Già, è davvero stupendo..." disse lui, unendosi a me nello scrutare ogni dettaglio di quella vista mozzafiato. "E mi dica un po'..." disse poi, dopo qualche altro istante. Voltò di nuovo il suo sguardo nella mia direzione. "Per quale motivo non scatta fotografie come tutti?"
Mi voltai a mia volta, sorridendo a quelle parole, poi gli diedi la stessa risposta che solevo dare a chiunque mi facesse quella domanda:
"Non mi piace fare foto. Penso che il modo più bello per godersi un viaggio sia osservare, memorizzare."
"In che senso?" chiese, come incuriosito.
"Oh... non mi va di annoiarla." risposi, sorridendo nuovamente.
"No no, davvero, adesso voglio saperlo." disse, visibilmente divertito, invitandomi a parlare.
"Beh... se scattassi una fotografia di questa vista, ovunque sarò in futuro, potrò rivederla quando vorrò. E in questo modo la prossima volta che sarò qui ad ammirare il panormana, non sarà speciale come la prima volta. Invece in futuro vorrei solo ripensare a questo viaggio, pensare a quanto fosse straordinaria la vista da qui su, cercare solo di immaginarla nella mia testa, per poi stupirmi nuovamente quando potrò finalmente rivederla."
"Uhm... mi sta dicendo che preferirebbe dimenticare questa vista per provare le stesse emozioni come fosse la prima volta quando tornerà qui in futuro?"
"Esatto. So che può sembrare stupido-"
"No, non lo è affatto. È davvero... affascinante." mi interruppe, guardandomi negli occhi. Lo guardai a mia volta per qualche istante, poi distolsi lo sguardo, imbarazzata.
"Credo sia l'unico a pensarla così. Ogni volta che lo dico a qualcuno, mi prendono tutti per matta." risposi poi, ridendo.

My ProfessorWhere stories live. Discover now