Ti amo anch'io

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"Sei sola in casa?"
"Sì, perché?"
"Sono qui fuori."
"Aspetta, ti apro." risposi, mettendo giù la chiamata. Gli aprii il portone, e mi fiondai in bagno a cercare di rendermi il più presentabile possibile. Avevo gli occhi gonfi e rossi, i capelli spettinati ed ero ovviamente vestita di merda. Non feci in tempo a sciacquarmi un po' il viso, che bussò alla porta.

"Hey, non mi hai dato neanche il tempo di cambiarmi!" dissi facendo un sorriso forzato. La verità è che non avevo alcuna voglia di sorridere. Non dopo tutto ciò che era successo...
"Tranquilla Jones... sei perfetta così come sei."
Diventai rossa come un peperone sotto il suo sguardo.
"Accomodati." dissi.
Fece come gli dissi, varcando la soglia e procedendo verso il salone, guardandosi bene intorno, mentre io, alle sue spalle, pensavo a quanto fosse terribilemente bello.

"Così vivi qui? Bella casa..." disse, dopo qualche istante.
"Grazie mille. Non potrà mai competere con la tua mega villa, ma comunque è carina." constatai. "Posso offrirti qualcosa? Magari un bicchiere di vino?" chiesi poi, mentre si accomodò sul divano.
"Ma se sei minorenne..." mi prese in giro.
"Credi davvero non abbia mai bevuto?" ribattei, alzando un sopracciglio e sorridendogli.
"Non lo credo, ma in quanto tuo professore non posso lasciarti bere davanti a me."
"E in quanto fidanzato?"
"In quanto fidanzato... se vuoi possiamo ubriacarci insieme e fare l'amore su questo divano." disse, per poi guardarmi con sguardo bramoso. Ancora una volta il mio volto si infuocò.
"Hai un grande talento nel mettermi in imbarazzo, lo sai?" chiesi, poi iniziai a sventolare la mano per farmi vento.
"Ne sono perfettamente consapevole."
"Fa un po' caldo qui, non credi?" dissi.
"Se vuoi possiamo rimediare."
Portò le sue dita al mio volto, accarezzandomi la mandibola, per poi scendere lentamente lungo il mio collo, fino ad arrivare alla mia scollatura. Sempre lentamente, fece per sbottonare il primo bottone della mia camicia.
"Sei scemo?" dissi divertita. "I miei potrebbero tornare da un momento all'altro."
"Sì, hai ragione." disse, fermandosi. "Fammi vedere la tua camera da letto." aggiunse poi, sorridendo.

"Oh andiamo... fai sul serio?"
"Non pensare male Jones, voglio solo vedere dove dormi." disse, divertito.
"Perché?" lo provocai allora.
"Voglio sapere dov'è che fai i tuoi pensieri sconci sul mio conto."
"E chi ti dice io faccia pensieri sconci su di te?"
"Vuoi negarlo?" ribatté, alzando un sopracciglio.
Non risposi, dal momento che sapevo conoscesse già perfettamente la risposta alla sua domanda. Ci incamminammo invece verso camera mia

"Wow... è davvero bella..." disse, guardandosi intorno. Poi mi spinse delicatamente sul mio letto, stendendosi su di me.
"Sei sempre il solito." sussurrai, divertita.

Cominciammo a baciarci, e lentamente iniziò a spogliarmi. Sentivo quanto mi volesse, quanto il giorno precedente non gli fosse bastato, quanto forse non ne avrebbe mai avuto abbastanza. E d'altronde, era esattamente la stessa cosa che provavo anch'io. Rimasi nuda davanti a lui, che però ebbe un attimo di esitazione. Mi stava osservando, come esterrefatto. Di certo non dovevo avere un bell'aspetto.
"Quello stronzo ti ha fatto tutto questo?" chiese, ancora osservando le macchie violacee che mi segnavano il corpo.
"Forse è meglio se mi rivesto." risposi.

Lui non disse nulla. Si rimise la camicia e si annodò la cravatta.

"Mi dispiace tanto Jones." aprì bocca dopo qualche minuto, così dal nulla.
"Di cosa?"
"Di come ti ha trattato. Avrei dovuto proteggerti e non l'ho fatto..."
"Smettila... non avresti potuto saperlo. Non riesco ancora a credere di essere stata con lui per mesi..."

Mi strinse a sé, e rimanemmo abbracciati per lunghi e interminabili minuti, finché non sentii la chiave entrare nella serratura della porta d'ingresso.

"Cazzo, sono arrivati i miei." dissi in preda al panico, spingendolo immediatamente a terra. "Nasconditi sotto al letto, presto!"
Fece un leggero sorriso, dal momento che lo sovrastavo completamente. Di certo doveva trovare la cosa eccitante. Vedendomi seria, ritrasse il sorriso.
"Un momento, fai sul serio?" chiese poi, guardandomi con sguardo interrogativo.
"Preferisci calarti giù dal quarto piano?" ribattei allora.
"Hai una fune?"
"Oh mio Dio. Riesci ad essere serio per un istante?" scoppiai a ridere.
Lui, controvoglia, si infilò sotto al letto, e pochi attimi dopo mia madre bussò alla porta della mia stanza.

"Hey Ivy, posso entrare?" chiese.
"Sì mamma, entra pure." risposi, tentando di mostrare sicurezza nel mio tono.

"Come va?" disse, mentre si accingeva a sedersi accanto a me, sul mio letto.

Cazzo, starà qui più tempo del previsto.

"Tutto bene."
"Sicura? Stamattina ti ho vista strana."
"Sì tutto bene, davvero." tentai di rassicurarla.
"Sai... ho sentito di ciò che è successo a scuola."
"Mhh.. cosa è successo?" chiesi, facendo la finta tonta.
"Come fai a non saperlo ancora, ne parlano tutti!"
"Parlano di cosa?" la invitai a continuare.
"Dicono che il professor Lewis... il tuo prof di matematica giusto?"
Annuii.
"Dicono che abbia aggredito Jack fuori scuola."
"Oh..." feci finta di essere sorpresa. "E... cosa gli succederà ora?"
"Non lo so... ma probabilmente lo sospenderanno. Mi dispiace tanto, ma se l'è cercata. Aggredire uno dei ragazzi più ricchi e influenti della scuola... i genitori gliela faranno pagare cara."
Rimasi in silenzio, intristita. Poi ricordai che lui era sotto il letto e stava ascoltando tutta la conversazione.
"Ti sei più vista con Jack dopo che...?".
"Dopo che mi ha tradito con la sua amica? No mamma, non l'ho più rivisto." la interruppi, non nascondendo il mio fastidio di fronte a quelle parole.
"Scusa... non volevo..." disse imbarazzata. Poi cercò di cambiare argomento. "Comunque, volevo presentarti il figlio di Lucas e Nancy. È molto carino e ha la tua età."
"Cos'è mamma, stai cercando di combinare un matrimonio?" la presi in giro.
Scoppiò a ridere insieme a me.
"Non fare la sciocca... dico solo che è un ragazzo molto carino. In più è anche benestante, ed è il figlio dei nostri piùcari amici. Si chiama Nicolas. Insomma... facci un pensiero."
"Lo farò" dissi divertita, solo per potermi gustare in seguito la reazione di Mark.
"Vado a preparare la cena."
"Mhh... che si mangia di buono?"
"Cotolette."
"Buoneee." dissi, mentre già stava varcando la soglia della porta.

"Se ne è andata, puoi uscire." dissi allora a Mark, ancora sotto al letto, una volta che mi fui assicurata che mia madre si fosse chiusa in cucina.
"Non mi va. Vai a cercare il tuo bel Nicolas." rispose lui, fingendosi offeso. Di tutta risposta scoppiai a ridere.
"Dai non fare il cretino. Escii!" dissi, chinandomi e iniziando a tirarlo per i piedi. A fatica, data la sua massiccia corporatura, riuscii a trascinarlo fuori.Ancora steso a terra, mi faceva il broncio.

"Lo sai che voglio solo te." dissi, stringendomi a lui, che di tutta risposta mi abbracciò più forte che potè. E così restammo sul pavimento abbracciati per qualche minuto.

"E ora come faccio a tornare a casa?" mi chiese dopo un po', ridendo.
"Ti cali dal balcone."
Non rispose. Si limitò a guardarmi come se fossi completamente pazza.
"Esci dalla porta, stupido."
"Ma tua madre..."
"Mia madre è chiusa in cucina a vedere la sua telenovela, tranquillo".
Lo trascinai per il braccio fino al pianerottolo, dove ci abbracciamo nuovamente. Mentre se ne stava andando, però, si voltò improvvisamente.
"Jones..."
"Si?"
"Ti amo anch'io."

My ProfessorWhere stories live. Discover now