Nuovi Orizzonti

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Comprammo i biglietti, i pop corn e le bibite, per poi incamminarci verso la sala. Mi sedetti proprio vicino a Nicolas e, prima che il film iniziasse, decisi di parlargli un po' per conoscerlo meglio.

"Non ti ho mai visto in giro... sei di qui?" gli chiesi, poco dopo che tutti avessimo preso posto.
"Mi sono trasferito da poco dalla mia scuola slla vostra."
"Ah, capito. E come mai?"
"Ho avuto un po' di problemi."
"Problemi di cuore?" chiesi, sorridendogli.
"No no..." disse, facendo un piccolo sorriso e grattandosi la nuca. Il suo volto era diventato tutto rosso.
"Scusa, non volevo metterti a disagio."
"No no ma tranquilla..." mi sorrise.
Poi continuò:
"Comunque... no, nessun problema di cuore. Non c'è nessuno nella mia vita."
"Buono a sapersi." dissi, facendo un mezzo sorriso. Sorriso che fu prontamente ricambiato.
"E tu invece?" mi chiese dopo qualche istante, guardandomi dritto negli occhi.
"Uhm... io?"
"Sei single?"

Oh... beh... in realtà sì... cioè... forse?

"Più o meno." risposi.
"Storia complicata?"
"Storia che non porterà a nulla." replicai.

L'inzio del film interruppe la nostra conversazione. Si trattava di una storia d'amore.
Tutto nei due protagonisti mi faceva tornare in mente me e Mark nei nostri momenti felici. Mi mancava così tanto, anche se non volevo ammetterlo. Non poterne parlare con qualcuno rendeva tutto più difficile da superare. Ogni tanto gettavo uno sguardo su Nicolas, che sgranocchiava pop corn guardando attentamente il film. Non pensavo esistessero ragazzi a cui piacessero le storie d'amore. Mark le detestava. Nicolas, al contrario, ne era completamente assorto. Ogni tanto si voltava per qualche secondo, rivolgeva il suo sguardo su di me; poi ritornava al film. Era davvero un bel ragazzo.
La serata passò in fretta. Lily se ne andò con John, Anne con l'altro ragazzo, e così io Nicolas rimanemmo soli.

"Ti do un passaggio con la moto se vuoi." disse.
"Oh... beh sì, grazie mille."
Mi passò un casco e mi invitò a sedermi dietro di lui.
"Mantieniti forte." disse.
Lo ascoltai e mi strinsi a lui. Non ero mai stata su una moto. Adoravo il vento freddo che mi soffiava in volto. Sfrecciando sulla strada, ebbi come un'improvvisa sensazione di libertà. Come se avessi potuto fare qualunque cosa mi passasse per la mente, senza dover dare conto a nessuno. In quel momento non mi importava più di Mark, né tantomeno di Jack. Ero finalmente senza pensieri.

"È stato bello." dissi, mentre mettevo il casco a posto, una volta arrivati sotto casa mia.
"Possiamo rifarlo quando vuoi." disse Nicolas, sorridendomi.
Sentii qualcuno tossire alle mie spalle.
Ne fui stranita, dato che era davvero tardi. Poi mi voltai e lo vidi. E sì, ragazzi, era proprio lui. L'ultima persona che avrei mai voluto vedere in quel momento.

"Nicolas, ora devo proprio andare." dissi, non appena capii che Mark fosse proprio dietro di me.
"È tuo padre?" mi chiese, confuso, indicandolo.
"No... tranquillo. È solo un conoscente, davvero puoi andare."
"D'accordo. Allora buonanotte." disse, dandomi un bacio a stampo sulla guancia. Percepii l'agitazione di Mark crescere alle mie spalle.
"Buonanotte."
Se ne andò.

"Chi diavolo era quello?!" disse quasi urlando, quando Nicolas era ormai lontano.
"Non sono affari tuoi." risposi, e mi incamminai velocemente verso il portone, ma lui mi trattenne per il braccio.
"Lasciami andare." dissi freddamente.
"Per favore Ivy... dobbiamo parlare."
"Non c'è nulla di cui parlare. Mi hai preso in giro. Le tue erano tutte menzogne. Stupida io che mi fidavo anche di te..."
"Cosa?! Non erano menzogne, Ivy. Ti prego ascoltami. Non lo erano..." il suo sguardo si fece triste.
"Perché mai dovrei crederti?! E poi perché diavolo mi stai evitando da giorni?! Credevo ci tenessi a me, invece l'unica cosa che hai saputo fare è mentirmi per tutto questo tempo! Per favore, non me ne faccio nulla delle tue inutili giustificazioni. Ti chiedo solo di non illudermi ancora, perché davvero, Mark, non riuscirei a sopportarlo." dissi, facendo per andar via.
Ma ancora una volta mi trattenne per il braccio.
"Ti prego... lasciami almeno spiegare."

Lo guardai negli occhi, e dovetti ammettere a me stessa che sembrava davvero sincero. Pensai fosse meglio non parlarne lì, sotto casa, dove chiunque avrebbe potuto vederci.
"D'accordo, ti ascolterò. Ma non qui."
"Sali in macchina."
Lo seguii nella sua auto.

"Sono nei guai." disse, una volta chiusa la portiera e assicuratosi che non ci fosse nessuno nei dintorni.
"Cosa?!" dissi, con tono preoccupato.
"I genitori di Jack mi hanno denunciato."
"Beh... era prevedibile..." lo guardai negli occhi intensamente. Poi continuai:
"È tutta colpa mia. Non avrei dovuto dirti nulla."
"Cosa?! Cosa diavolo stai dicendo?! Non devi pensarlo nemmeno! Tu non hai la colpa di nulla. L'unica vittima qui sei tu." disse, prendendomi il volto tra le mani e cercando di rassicurarmi.
"Ho reagito d'istinto e ora dovrò prendermi le mie responsabilità."
"Forse se parlassi con Jack..." provai a proporre "... magari potrei convincerlo a ritirare la denuncia."
"Tu con quel coglione non ci devi parlare mai più. Tanto meno per parare il culo a me, capito? È una questione che devo risolvere da solo."
"Ma risolvere come? Sei colpevole, e pure di brutto. Non ne uscirai mai fuori illeso."
"Lo so, ma..."
"Ma nulla, Mark, non puoi fare nulla."
Mi guardò con occhi tristi, e sentii una fitta di dolore pervadermi il corpo.
I sensi di colpa si facevano sentire.
"C'è un'altra cosa di cui vorrei parlare ora." dissi, dopo qualche istante.
"Elizabeth?"
"Sì."

My ProfessorWhere stories live. Discover now