Smells Like Teen Spirit

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"E poi?"
"Mi baciavi..."
"Mh..." disse, baciandomi. "E poi?" si scostò per quel poco che gli serviva a guardarmi intensamente negli occhi.
"E poi... è suonata la sveglia." scoppiai a ridere.
"Ottimo." rise anche lui. Poi rivolse lo sguardo al suo orologio.
"Al diavolo la cravatta... abbiamo pochi minuti."
"Non vorrai mica farlo qui?"
"Cosa c'è, hai paura?" chiese, guardandomi con sguardo malizioso.
"Non dovresti rischiare, soprattutto dopo quello che è successo con Jack..."
"Jones, per favore, possiamo non pensare a lui proprio adesso?" disse, riprendendo a baciarmi il collo.
"Dico sul serio Mark. È meglio se ci fermiamo."
"E va bene." disse, sbuffando. "Però promettimi che continuiamo stasera."
"Stasera non posso." dissi con tono basso, come a cercare di non farmi sentire.
"Come, non ci sei?" disse, guardandomi con sguardo triste.
"Devo andare al compleanno di un amico dei miei genitori."
"Che amico?"
"Lucas."
"Ah... il padre di quel ragazzo che tua madre voleva presentarti?"
"Uhm... sì."
"Quindi in pratica è una sorta di appuntamento al buio?" chiese, scoppiando a ridere, anche se nei suoi occhi percepivo un velo di gelosia.
"Se vuoi dico a mia madre che sono fidanzata. Poi però glielo spieghi tu che il mio ragazzo è il mio prof di matematica."
"Touché." disse, sorridendo leggermente.

"Dovremmo tornare in classe." dissi io allora, dopo qualche altro minuto che eravamo rimasti a pomiciare, noncuranti del fatto che solo una porta sottile ci divideva da tutto il resto del mondo, che ci avrebbe giudicati se anche solo avesse avuto il sospetto di quanto stesse accadendo tra noi due.
"Di già?" rispose, riprendendo a baciarmi il seno.
"Sì, di già." dissi, scostandolo controvoglia. Poi mi rimisi la maglia.

"Ci vediamo più tardi." dissi, dandogli un ultimo bacio a stampo e uscendo dallo stanzino. Lui aspettò lì dentro per qualche minuto, poi lo vidi incamminarsi verso la sua aula.

Tornata in classe, Anne e Lily mi chiesero dove fossi stata per tutto quel tempo. Cercai di evitare l'argomento, e per fortuna la professoressa di storia dell'arte arrivò a interromperci più puntuale che mai.

All'uscita, mi trattenni con Anne e Lily più del previsto, perché ovviamente volevano sapere cosa fosse accaduto tra me e Nicolas la sera precedente.

"Mi ha accompagnata a casa in motorino." le accontentai alla terza volta che mi chiedevano di lui.
"E... tutto qui?" disse Lily.
"Tutto qui."
"Ma come, neanche un bacio?" chiese Anne, delusa.
"Quando se ne è andato mi ha dato un bacio sulla guancia."
"Beh è già qualcosa..." constatò poi.
"Secondo me gli interessi. Ieri sera ti stava sbranando con gli occhi." la interruppe Lily. Sentii le mie guance infuocarsi a quelle parole.
"Davvero?"
"Non te ne sei resa conto? Sei proprio cieca!" si mise a ridere Lily.
Ci incamminammo verso l'uscita continuando a parlare di Nicolas.

Quando fummo fuori, vidi Mark in piedi, appoggiato al muro. Con una mano controllava il cellulare, nell'altra teneva una sigaretta. Mi fermai.
"Che fai, non vieni?" disse Anne, vedendomi esitare.
"Credo di aver dimenticato una cosa in classe. Avviatevi, vi raggiungo fra poco."
"D'accordo" dissero all'unisono.

Quando furono lontane dalla mia vista, mi avvicinai a Mark.

"Quanto diavolo ci hai messo?!" mi chiese, sorridendo, come impaziente di vedermi.
"Scusa, mi sono fermata a parlare con Anne e Lily."
Dietro di noi passavano e ripassavano persone, e la cosa non mi faceva stare affatto tranquilla.
"Quanto vorrei poterti toccare qui davanti a tutti." disse, sfiorandomi il braccio, cercando di non farsi vedere da nessuno.
"Un giorno, magari..." risposi.
"Pranziamo insieme?" mi chiese poi, volendo rendere l'aria più leggera.
"D'accordo. Aspetta però, devo avvisare Anne e Lily che mi stanno aspettando."

Chiamai Anne e le dissi che avevo avuto un problema è che mia mamma sarebbe venuta a prendermi davanti a scuola. Poi salii nell'auto di Mark, accesi la radio e mi misi a guardare i suoi dischi.

"Ahh... sei un rockettaro?" chiesi, osservando la sfilza di dischi rock nel suo cruscotto.
"Perché, tu no?"
Mi misi a ridere.
"Ti sembro una da musica rock?"
"Mhh... perché no?"

Fece partire un pezzo dei Nirvana, poi iniziò a cantare a squarciagola. Ovviamente non potei far a meno di unirmi a lui.

Come fa ad essere affascinante anche quando stona come una campana?

"Jones, sei stonatissima." urlò, sorridendo.
"Io stonata? Ma ti sei sentito?!" controbattei, fingendomi offesa.
Ridemmo come due matti, e fu proprio in quel momento, mentre cantavamo come due bambini quella canzone, che realizzai quanto mi sentissi felice. Quanto, nonostante tutto ciò che era successo, io avrei continuato a sceglierlo, avrei continuato a cercarlo sempre. Perché da quando Mark era entrato nella mia vita, l'aveva resa sì più complicata, ma anche così fottutamente bella.

Quando la canzone finì, abbassò il volume.
"Ti piace il sushi?"
"Lo adoro."
"Bene, ordineremo quello allora."
"È così che si fa felice una donna!" Ottimo lavoro soldato!" dissi, facendogli il segno della mano sulla fronte, a mo' di generale.
"Sei proprio scema, Jones."

E così continuammo a parlare del più e del meno.
"Così stasera hai il tuo appuntamento al buio." disse, sorridendo leggermente, come per prendermi per il culo.
"Oh andiamo, non dovremmo definirlo tale. È solo una festa piena di quarantenni in piena crisi di mezza età con i loro figli costretti a seguirli come cagnolini al guinzaglio."
"E come si chiama il fortunato?"
"Nicolas, credo..."
"Ah si aspetta, fammi ricordare..." disse sorridendo. "È un ragazzo molto carino, in più è anche benestante. Ha la tua stessa età e si chiama Nicolas." disse, imitando la voce di mia madre.
Scoppiai a ridere sentendolo.

"Minchia, la fai proprio bene!"
"Mi sono esercitato, cosa credi?"
"Ah, davvero?"
"Ovviamente."
Scoppiammo entrambi a ridere, e non mento nel dire che questi momenti insieme mi erano mancati come l'aria.

Ma per quanto stessi bene, c'era una domanda che mi tormentava da quella mattina, che alla fine non riuscii a non fargli:
"Tua moglie sta dormendo da te?" chiesi, senza troppi giri di parole.
"Sì. È stata da me. Ha dormito nella camera degli ospiti."
"Perché parli al passato?"
"Ieri notte quando sono tornato, dopo che... beh insomma, hai capito..." disse imbarazzato. "Insomma... mi sono reso conto che l'unica persona che avrei voluto trovare una volta tornato a casa eri tu."
A quelle parole mi sciolsi come un ghiacciolo al sole.

Poi continuò:
"Così stamattina le ho detto come stavano le cose. Lei ci è rimasta male, ha provato anche a baciarmi ma l'ho respinta."
"E ora come farai con la denuncia?" gli chiesi, preoccupata.
"Assumerò un altro avvocato. L'hai detto tu: il mondo è pieno di avvocati bravi nel loro lavoro."
"Dio mio, perdonami, forse non avrei dovuto essere così gelosa. Ora ti ritrovi ancora più incasinato per colpa mia."
"Tranquilla... era la cosa giusta da fare. Dopo il tradimento il nostro rapporto si è frantumato in mille pezzi. Ero solo molto confuso, ma ora non lo sono più." disse, guardandomi intensamente, accennando un piccolo sorriso.
"Tieni gli occhi sulla strada."
"Scusa." disse sorridendo.

My ProfessorWhere stories live. Discover now