Rabbia

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"Quindi?" chiesi, invitandolo a spiegarmi tutto una volta per tutte.
"È.. complicato." rispose lui.
Lo guardai con sguardo infuriato. Avrei tanto voluto carbonizzarlo con gli occhi sul posto.

"Cosa cazzo significa che è complicato?" sbottai.
"È che..." tentò di parlare, ma invano.
"Porca troia, quando fai così vorrei ucciderti!"
"Ascolta..." esitò ancora un istante, come a cercare di trovare le parole giuste. "...mesi fa, prima che mi trasferissi qui, ho scoperto Elizabeth a letto con un altro." disse, per poi fermarsi nuovamente, forse per sondare la mia reazione, o più probabilmente perché era un discorso molto doloroso da affrontare per lui. "... lei ha detto non significasse nulla, che era stata solo l'avventura di notte. Io ero follemente innamorato di lei, quindi ho provato a passarci sopra, ma, nonostante tutti i miei sforzi, non ci sono mai riuscito del tutto. Ogni volta che la guardavo in volto, ogni volta che la baciavo... l'immagine di lei a letto con quell'uomo mi tornava in mente. Il pensiero che avrebbe potuto farlo di nuovo da un momento all'altro mi faceva star male, mi faceva impazzire. Così alla fine decisi di farla finita, perché sapevo quanto il nostro non fosse più un rapporto sano. Non riuscivo più a fidarmi di lei come prima..."
"Mi dispiace." dissi, prendolo per mano.
Tutto sembrava improvvisamente avere più senso.

"A Parigi, quella sera in cui ci siamo incontrati davanti all'ascensore e poi è successo.... ciò che è successo, avevo appena finito di discutere con lei a telefono..."
"Oh..." dissi, mentre nella mia mente i tasselli del puzzle prendevano sempre più forma.
"...le avevo detto che non avrebbe più dovuto cercarmi, che mi piaceva un'altra persona, che tra noi era finita per sempre."
"E allora perché diavolo è in casa tua ora?!" urlai, lasciando la sua mano bruscamente.

"È un avvocato. Appena ha saputo di ciò che è accaduto si è presentata a casa mia. All'inizio le ho chiesto di andarsene, poi però ho pensato che avrebbe davvero potuto aiutarmi. È la migliore nel suo campo..."
"Mi prendi in giro? Ci sono milioni di avvocati bravi sulla faccia della terra! Perché diamine proprio lei?!" lo interruppi. Ero a dir poco furiosa. "Mark per favore, dimmi la verità. Sei ancora innamorato di lei?" aggiunsi poi, guardandolo dritto negli occhi.
"Io..." esitò qualche istante. "Io non..."

I miei occhi si fecero lucidi di fronte alla sua esitazione. Poi dissi con voce tremante:
"In fondo lei è bella e intelligente. E in più ha l'età giusta per te. Siete anche già sposati!" blateravo come una fuori di testa. "Sarete una coppia perfetta..." aggiunsi infine.
"Ivy non fare così, ti prego. Lo sai che ci tengo a te." disse guardandomi intensamente. Poi, come svegliatosi improvvisamente da un sogno, interruppe il silenzio. Il suo sguardo si scurì.
"Chi era quello?"

Certo. Mi meravigliavo non mi avesse ancora fatto una lavata di capo per Nicolas!

Gli uomini e la loro stupida gelosia!

"Oh mio Dio, fai sul serio?" dissi, mettendomi le mani fra i capelli.
"Chi era quel tizio?" ripeté imperterrito.
"Chi?" risposi esasperata.
"Quello a cui eri avvinghiata sul motorino e che ti ha baciato prima di andar via."
"Mhh... non credo siano affari tuoi sinceramente." risposi fermamente.

"Jones."
"Professore."
"Non fare la stupida. Dimmi chi cazzo era." chiese ancora.
"Un ragazzo che ho conosciuto stasera." risposi, estenuata dal suo atteggiamento.
"Vedo che hai fatto presto a rimpiazzarmi." constatò allora lui, sfoggiando un mezzo sorriso di scherno.

"Ma cosa cazzo vuoi, scusa?! Sono giorni che provo a parlarti e continui a evitarmi! Non ti sei fatto sentire neanche con un messaggio! La notte non riuscivo a dormire pensando che forse in quel momento ti stavi scopando tua moglie. Pensavo fossi stata solo un gioco per te, lo capisci?!"

Mi guardò con sguardo vuoto, poi si voltò in avanti, cercando di evitare i miei occhi colmi di delusione.

"Avevo solo voglia di svagarmi un po' con i miei amici e hanno invitato anche lui. A fine serata si è offerto di riaccompagnarmi, tutto qui. E comunque non ti devo alcuna spiegazione, dal momento che io e te non abbiamo un rapporto esclusivo. Mi sembra ti piaccia tanto avere un piede in due scarpe, no? Beh, sai una cosa? Forse piace anche a me!"
"Che cazzo dici, Ivy?!" mi interruppe immediatamente, incredulo, per poi guardarmi con sguardo serio.
"Quello che ho detto." ribattei fermamente.
"C'è stato qualcosa fra voi due?" mi chiese allora, e lo vidi agitarsi visibilmente.
"Come ti ho già detto, non sono affari tuoi." scandii quelle ultime parole una per una, lettera per lettera, lentamente, in modo che se le mettesse bene in testa.

"Ivy, rispondimi." disse ancora.
"Se anche fosse?" chiesi, volendo vedere fino a che punto fosse davvero in grado di arrivare.
"Quel bastardo avrebbe le ore contate." rispose con tono freddo, e riuscivo a vedere l'ira crescere sempre di più nei suoi occhi.

"Visto che sei interessato così tanto alla mia vita sentimentale, dimmi un po' anche della tua." dissi allora.
"Di che diamine stai parlando?"
"Te la sei scopata?" chiesi, sul punto di piangere, non essendo neanche sicura di voler sentire la risposta.

"Non l'ho sfiorata neanche con un dito, Ivy. Sarò anche uno stronzo, ma so che significa essere tradito e non ti farei mai una cosa simile. Quindi se tu l'hai fatto, ti pregherei di dirmelo adesso."
"E cosa faresti se l'avessi fatto sul serio?" ribattei ancora.

Vidi anche i suoi occhi diventare lucidi di fronte a quelle parole.
"Non ci crederei." rispose fermamente.
"E perché?" gli chiesi ancora.
"Perché so che tu non sei fatta così. Perché so che tu sei diversa e non lo faresti mai. Anche se me lo dicessi adesso, anche se confessassi, io non ti crederei. E lo sai perché?"
Rimasi attonita da quelle parole.

Questa è davvero l'ultima delle risposte che mi sarei mai aspettata.

Feci cenno di no con la testa.

"Perché mi fido di te, più di chiunque altro al mondo. Perché ti amo, e so che tu mi ami allo stesso modo. E so che per quanto possa averti fatto del male con la storia di Elizabeth, tu non mi avresti mai fatto una cosa del genere."

Ero colpita da quelle parole, ma ancora ugualmente incazzata con lui.

"Torno a casa. Si è fatto tardi e i miei mi staranno aspettando già da un pezzo."
"Aspetta Ivy..."
"Buonanotte." dissi, uscendo dall'auto e camminando velocemente verso il portone.

My ProfessorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora