Confronto

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Lui mi amava.
Quella notte ero riuscita a dormire tranquilla. Lo avevo sognato e risognato. Il suo sguardo, le sue mani, i suoi baci. Tutto era perfetto di lui, di noi.

E così mi svegliai di buonumore, mi preparai accuratamente, volendo essere perfetta per Mark, e poi andai in cucina, dove mia madre stava già facendo colazione.
"Buongiorno!" dissi, stampandole una bacio sulla guancia.
"Buongiorno. Mi fa piacere vedere ti sia tornato il buonumore." mi rispose, vedendomi pimpante come forse non mi aveva mai visto da anni. La scuola, infatti, mi distruggeva, e al mattino presto non ero mai esattamente una Pasqua; quel giorno, però, era diverso. Avevo ritrovato la voglia di esser felice
"È una splendida giornata mamma, non trovi?"
"Beh insomma... sta piovendo a dirotto." rispose, indicando la finestra.
"Vabbè... mi piace la pioggia! Sento che sarà una bella giornata!" dissi, afferrando una fetta biscottata con la marmellata.
"Ora scendo, ti voglio bene mamma!" la congedai poi subito, mentre sgranocchiavo la mia fetta biscottata.

Quella mattina lo vidi all'entrata, impeccabile come sempre. Quando anche lui mi vide, mi venne incontro, sorridendo come un ebete. Cercammo di non dare nell'occhio e di appartarci dietro a una siepe.

"Come mai mi hai portata qui?"
"Non avevo alcuna intenzione di aspettare fino ad oggi pomeriggio per poterti baciare." disse, poggiando candidamente le sue labbra sulle mie.
"Tu sei un pazzo." sussurrai.
"E tu sei bellissima." rispose, accarezzandomi la guancia.
"È meglio che vada, sono arrivate Anne e Lily."
"D'accordo." rispose. "Ah Jones... hai studiato?" aggiunse poi, quando già mi ero voltata per andare via.
"Qualcuno è venuto a distrarmi ieri sera, professore." lo provocai
"Spero sia stata una bella distrazione."
"Lo è stata eccome."
Non riuscivamo a staccarci gli occhi di dosso.
"Al diavolo la scuola! Vorrei solo passare tutta la giornata con te." disse intrecciando la sua mano nella mia. Poi si avvicinò lentamente al mio volto, tentando baciarmi. Ma io mi ritrassi indietro, anche se in realtà l'avrei voluto con tutta me stessa.
"Mi dispiace, ma devo proprio andare ora, professore. A più tardi." dissi, ridendo.

Anche le due interminabili ore di storia quel giorno mi parvero così belle. Era come se il mondo in bianco e nero dei giorni precedenti fosse finalmente tornato a colori. Come se gli uccelli quel giorno cinguettassero più assiduamente e la vita scorresse lentamente, in maniera perfetta, coerente, piacevole. Ma la mia felicità si arrestò ben presto, quando, durante la ricreazione, mi ritrovai di fronte a Jack in corridoio. Per fortuna Mark non era nei paraggi.

Probabilmente sarà rimasto in classe, pensai.

"Ivy..."
Cercai di andarmene, ma lui mi bloccava la strada.
"Fammi passare." dissi con tono duro, ma lui rimase fermo sul posto.
"Cosa c'è? Non ti è bastato violentarmi in quel modo a casa mia? Hai deciso di volermi rovinare la vita, adesso?" dissi, cercando di tenere il tono basso, per non farci sentire dall'intera scuola.

"Voglio che mi ascolti."
"Tu sei pazzo. Ascolta... non mi importa se eri ubriaco o ferito. Tu mi hai fatto del male. Devi solo considerarti fortunato del fatto che non ti abbia ancora denunciato."
"E perché non l'hai fatto?" mi chiese allora.

Che cazzo di domanda è, brutto idiota?!

"Beh..." esitai per qualche istante. Probabilmente non sapevo neanche io il motivo.
"Siamo stati insieme per molto tempo e in fondo ci tengo a te." dissi, cercando di mantenere sempre un tono duro.
"Lo sapevo..."
"No aspetta, non provare a fraintendermi. Tra noi è finita. Il nostro rapporto non esiste più. L'hai mandato a puttane."
Le lacrime si fecero minacciose.
"Non parlarmi più, ti prego. Non farmi stare più male di quanto non stia già."
"Ma Ivy-"
"Ah, e un'ultima cosa: credo tu abbia un problema con l'alcol... vedi di fatti vedere da uno bravo." lo interruppi.
Rimase pietrificato, poi si spostò, lasciandomi passare.

Tornai in classe e dopo qualche minuto Mark fece il suo ingresso.
"Buongiorno ragazzi." 

Il suo sguardo sembrava turbato, più pesante e preoccupato, completamente diverso rispetto a quello di poche ore prima. Era chiaro fosse accaduto qualcosa nel frattempo, e la cosa mi fece preoccupare. Pensai potesse essere per tutto ciò che si diceva a scuola sul suo conto dopo la rissa con Jack, che, ovviamente, non era passata passata per nulla inosservata. Lo vidi portarsi le dita alle tempie, come fosse stremato da un gran mal di testa, poi appoggiarsi alla finestra, com'era solito fare durante le interrogazioni, tentando di riprendere lucidità.  Iniziò a interrogare, e mentre lo faceva, continue chiacchiere e risatine risuonavano nella classe, tanto che, dopo qualche minuto in cui tentò di mostrarsi indifferente, perse il controllo e tentò di riportare l'ordine in aula.

"Ragazzi... se avete qualcosa da dirmi per favore, sono tutto orecchie." disse, con tono aggressivo, scostandosi dalla finestra e guardandoci con sguardo duro. Tutti, compresa me.

È decisamente successo qualcosa...


La classe piombò immediatamente nel silenzio a quelle parole.

"Credo sia una mancanza di rispetto nei miei confronti e nei confronti del vostro compagno alla lavagna. Su forza, cosa volete sapere? Se sarò sospeso? Non lo so ancora. Siete soddisfatti? Bene, ora per favore, fate silenzio."

Di colpo il suo cellulare iniziò a squillare.

Che strano... non lascia mai la suoneria accesa in classe...

"Scusate ragazzi, devo rispondere." disse, visibilmente turbato, uscendo velocemente dall'aula. Avrei tanto voluto sapere chi l'avesse chiamato, essergli vicino. Il fatto di essere lì senza poter fare nulla, impotente, senza poter capire cosa lo turbasse, mi straziava. Volevo sapesse che io c'ero per lui, in ogni momento.

My ProfessorWhere stories live. Discover now