46

6.5K 370 111
                                    




Il sole era ormai calato da un pezzo, ma neppure il freddo pungente di quella sera riuscì a calmare la mia rabbia.
Vedere quella ragazza aveva risvegliato in me sensazioni mai provate prima, non sapevo nulla di lei, né chi fosse ma non era necessario domandarlo. Era tutto fastidiosamente evidente.
Volevo solo andar via, volevo sono che quell'interminabile giornata finisse e che tutto tornasse al suo posto. Ma i miei piani fallirono ancor prima di iniziare.
<<Sono disposto a pagarvi la benzina per quest'inconveniente>>.
Chiusi gli occhi, e contai fino a cinque prima di guardare Kilian.
Da quando era andato via mi era capitato di sentire la sua mancanza, anzi avevo ammesso a me stessa di pensare a lui costantemente.
Ma in quel momento non sopportavo la sua vista, e non avrei voluto parlare con lui per nulla al mondo. Tuttavia la sua frase mi fece riflettere.
<<Prego?>>
Non ero entrata in casa di quella Cara, e non sapevo cosa si fossero detti quei tre.
<<Ho parlato con il tuo amico, è stato un equivoco>>.
Non mi stava guardando, non si era neppure degnato di salutarmi. Si era acceso una sigaretta e, proprio come fino a qualche attimo prima, stava fissando il mare.
<<Un equivoco>> ripetei, pressando le labbra fra loro.
<<Sì, esatto>> sospirò. <<Ero ubriaco, e sinceramente non ricordo neppure di aver fatto quella telefona e di aver chiesto il vostro aiuto>> aggiunse con tono sprezzante.
La sua frase bastò a risvegliare in me tutto quello che avevo accumulato in quei giorni, dimenticando cose che lui avrebbe notato di lì a poco.
<<Sei il solito ingrato!>> sbottai fronteggiandolo, e quando lui mi guardò, la sua espressione cambiò radicalmente.
<<C-osa... cosa hai fatto alla faccia?>> urlò, facendomi sobbalzare.
Kilian non era il tipo da reazioni incontrollate, non perdeva mai la sua compostezza anche quando ti vomitava addosso cose molto cattive.
<<Nulla che ti riguardi>>.
In quel momento il dottor Bernad era l'ultimo dei miei pensieri.
<<Ci siamo fatti cinque ore d'auto per te, potresti essere meno stronzo>> borbottai, ma lui ignorò quello che gli avevo appena detto.
<<Rose, cosa diavolo è successo?>>
Ingenuamente avrei potuto pensare che lui fosse preoccupato per me, ma continuò a parlare, e a rovinare tutto. <<Sei andata da quel dottore del cazzo, non è vero?>>
La sua mascella si tese, i suoi lineamenti erano così distorti da sembrare quasi che stesse soffrendo.
Ma non era vero, lui non soffriva per me.
Lui era scappato per andare a scoparsi un'altra.
<<E cosa avrei dovuto fare? Aspettare te?>> sbuffai una risata e lui mi guardò male.
<<Sei una testa di cazzo! Certo che dovevi aspettare me!>>
<<E perché? Non sei mio padre, ma in quel caso saresti stato comunque inutile dal momento che scappi come una femminuccia>>.
Io e Kilian superavamo sempre il limite dell'altro, e lo sapevo. Ne ero consapevole, ma ero così ferita dalla freddezza con cui si era avvicinato a me - quasi come se l'avessimo disturbato con il nostro arrivo - da non riuscire a dire o fare la cosa giusta.
Più mi feriva, più lo ferivo.
Il nostro rapporto era malato.
<<Io non sono scappato>> scosse il capo, come se gli avessi tirato uno schiaffo. <<Non mi pare di doverti rendere conto di quello che faccio>>.
<<Assolutamente no! Ma almeno evita di disturbare me e il mio migliore amico>>.
<<Rose>> sbuffò una risata amara, uno di quei sorrisi che precedevano una grande mazzata tra testa e collo. Sapevo che avrebbe fatto male, ma rimasi in attesa. <<Non è colpa mia se appena faccio il tuo nome tu corri come un agnellino>>.
Quindi lo feci, provai a colpirlo con uno schiaffo in pieno viso, ma lui si scansò e afferrò le mie mani.
<<Vaffanculo>> sputai, guardandolo dritto negli occhi, poi lo sorpassai per raggiungere l'auto di William. Avevo io le sue chiavi, lo avrei aspettato lì.
Ma Kilian non era soddisfatto, voleva affondare ancor di più la sua lama nelle mie ferite.
<<Il tuo amico ha sonno, la mia amica vi preparerà una bella cena>>.
Mi fermai, al centro di quella stradina buia e deserta, e lo guardai con tutto l'odio che provavo per lui.
<<Tu sei fuori di testa!>>
<<Quindi è stato lui?>>
Presi un lungo respiro, provando a calmarmi, ma non ci sarei mai riuscita. Kilian mi distruggeva sotto ogni punto di vista. Andare lì era stato l'errore più grande della mia vita.
Non gli risposi, ma presi il cellulare dalla tasca dei jeans per chiamare William.
Fu in quel momento di distrazione che Kilian riuscì a sfilarmi le chiavi dell'auto dalle mani.
<<Che fai?>> urlai, provando a riprenderle, ma lui si allontanò, puntandomi un dito contro.
<<Rispondi alla mia domanda. Cos'è successo e quando è successo?>>
Mi morsi le labbra per frenare i miei istinti illegali.
<<Kilian, non sono affari tuoi>>.
Mi ero impuntata su quella cosa, senza un reale motivo. Infondo lui lo sapeva, poteva immaginare chi fosse l'autore del livido sul mio volto, ma non riuscivo a comprendere il motivo per il quale lui volesse conoscerne i dettagli.
Gli ero indifferente, anzi, molto probabilmente per lui ero una fastidiosa seccatura.
Ma non gli avrei dato alcuna soddisfazione, non mi sarei abbassata ai suoi ricatti.
Era scappato, in un certo senso mi aveva abbandonato senza neppure salutarmi, dopo aver condiviso una certa intimità.
Forse per lui quelle cose non contavano niente, forse aveva una ragazza - proprio a Saint Peter Port - che lo stava aspettando.
E io ero soltanto un'altra palla al piede di cui doversi liberare.
<<Perfetto>> iniziò a camminare ma, a pochi passi da casa di Cara, gettò le chiavi di William oltre la staccionata che separava la terra ferma dal mare.
<<Che cazzo hai fatto?>> urlai, andandogli incontro, ma lui mi ignorò completamente. <<Kilian!>>
Non si voltò nella mia direzione, ma aprì la porta di quella tipa mormorando soltanto : <<la cena si fredda>>.
Serrai la mascella per non lasciare uscire dalla mia bocca un'altra serie infinita di offese, ma ne avevo in abbondanza.
Lo seguii solo per comunicare al mio amico quello che era successo, ma quando entrai vidi Kilian mentre gli parlava e la faccia di William impallidire spaventosamente.
<<Ora il signore qui presente troverà una soluzione>> dissi, guardandolo con sfida. Lui mi fissò per qualche secondo, prima di sparire in corridoio.
<<Ma è pazzo!>> esclamò Cara, avvicinandosi. <<Mi dispiace tantissimo, a volte ha delle reazioni eccessive>>.
<<Lo conosci bene!>> la sorpassai, andando a sedermi sul divano.
William venne al mio fianco, sembrava sul punto di svenire ed era tutta colpa mia. Non dovevo coinvolgerlo in quella storia, non dovevamo venire qui per cercare di salvare una persona che non voleva essere salvata.
<<Mi sento male. La mia auto>> sussurrò, passandosi le mani fra i capelli. Cara tornò da noi con due bicchieri d'acqua.
<<Ormai è tardi, potete restare qui per stanotte. Domattina Kilian troverà un meccanico aperto che potrebbe risolvere la situazione>>.
Era molto gentile, era fastidiosamente gentile e odiavo l'idea che lei lo avesse toccato come avevo fatto io.
Era paradossale. Avrei dovuto odiarlo per quello che ci aveva fatto, invece ne ero gelosa.
<<Dobbiamo accettare Rose, non abbiamo altra scelta>> bisbigliò William. Era stanco morto, e distrutto anche per le povere chiavi finite infondo al mare.
Kilian me l'avrebbe pagata!
<<Già>> mi accasciai su quel divano, provando a chiudere gli occhi per qualche secondo, ma quando sentii i passi di Kilian avanzare nella nostra direzione, drizzai la schiena, pronta ad affrontarlo.
<<Ti aspetta una generosa somma da sborsare per i danni che ci hai arrecato>> dissi, mentre girovagava per il salotto in cerca di qualcosa. Poi Cara gli rese il cellulare, e lui mi guardò.
<<Vado a comprare le pizze.>>
Mi accigliai quando ricordai la sua frase. Cara non aveva ancora cucinato, quindi in tavola non c'era nulla che potesse freddarsi.
Era un coglione.
<<Ti accompagno>> William si alzò. <<Io e te dobbiamo farci una lunga chiacchierata>> aggiunse, e Kilian non replicò in alcun modo.
Restai sola con quella tipa, con Cara.
<<Cos'hai da guardare?>> le chiesi non troppo gentilmente, ed era sbagliato dal momento che lei si era offerta di ospitarci per la notte.
Accennò un sorriso. <<Vi somigliate molto, siete entrambi molto gentili>>.
<<Mi stai prendendo per il culo, Cara?>>
<<No, Rose, ma proprio come lui hai difficoltà ad accettare il fatto che qualcuno stia facendo qualcosa per te senza doppi fini>>.
Mi sentii in difficoltà e anche un po' stupida per averla aggredita in quel modo.
<<Mi dispiace, sono solo molto stanca, ma grazie per l'accoglienza>> distolsi lo sguardo e lei venne a sedersi al mio fianco.
<<Kilian sa essere davvero molto stronzo, ma non è così cattivo come vuol dare a vedere>>.
<<Nessuno dei due è un santo, ma ho imparato la lezione. Devo stargli alla larga>>. Mi limitai a quelle parole, non la conoscevo e inoltre non sapevo in che rapporti fosse con il ragazzo di cui - purtroppo - mi ero innamorata.
<<So quello che ti ha fatto, mi ha parlato di te>>.
Sussultai <<Davvero?>>
<<Non posso dirti altro, è un mio amico, ma ci tenevo comunque a farti sapere che è una brava persona. Forse solo molto incompresa>>.
<<Ah, quindi siete molto amici?>> trattenni il respiro e stavo per darle una delle mie classiche risposte taglienti, quando notai che stesse continuando a sorridermi.
<<Lo conosco da sei anni, siamo come fratelli>>.
Quella frase avrebbe dovuto tranquillizzarmi, ma infondo la loro attuale amicizia non escludeva aneddoti passati molto scandalosi.
<<Capisco>> borbottai.
Non ero mai stata una persona molto loquace, non ero in grado di tenere una conversazione, soprattutto quando mi sentivo a disagio e - in quel momento - mi sentivo particolarmente a disagio.
<<Dai, aiutami ad apparecchiare>>.
Raggiungemmo la cucina senza parlare, ma sentivo i suoi occhi sul mio viso.
Voleva chiedermi qualcosa, ma non lo fece.

Prigionieri del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora