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sin da piccoli ci viene posta quella fastidiosa ed ansiosa domanda: "cosa vuoi fare da grande?"

da bambini si è così ingenui e creativi e si risponde sempre con "astronauta", "poliziotto", "cantante" ecc.

qualcuno magari prova a seguire questi sogni e davvero diventa ciò che voleva, altri cambiano idea crescendo e altri lasciano che siano i genitori a scegliere il futuro per loro.

per jisung invece non è mai stato così.

rispondeva sempre con "poi si vedrà", ma il problema è che continuava a dire quella frase finché non era arrivato al liceo.

non sapeva quale scegliere, aveva paura di sbagliare e non sapeva ancora minimamente cosa fare.

alla fine scelse il linguistico, pentendosi dopo neanche 2 mesi. In un modo o nell'altro alla fine riuscì a finire quegli anni infernali, ma l'università non voleva affatto farla.

l'idea di dover studiare per altri anni e quindi avere costantemente ansia, gli metteva ansia.

sapeva ci fossero sicuramente altri casi come lui, ma tra i suoi amici nessuno era in quella situazione.

Seungmin voleva diventare avvocato, e così scelse giurisprudenza.
Felix voleva diventare un professore di inglese, alla fine era madrelingua inglese, e cosi proseguì con gli studi della lingua.
Hyunjin voleva diventare un artista e così andò all'accademia delle belle Arti.

tutti loro avevano un obbiettivo, un sogno, invece nel suo cervello c'era il totale zero.

aveva persino deluso i suoi genitori, che cercavano di fargli cambiare idea e gli proponevano diverse università, ma lui continuava a rifiutare.

il problema principale era che nulla lo appassionava e sapeva bene che se avesse studiato qualcosa che non gli piaceva, sarebbe finita male.

l'unica scelta che gli rimaneva era quella di fare un lavoro da quattro soldi, come il commesso di qualche supermercato.

e mentre camminava immerso nei propri pensieri, si ritrovò davanti ad un locale.

guardò l'insegna che si illuminava di un rosso con la scritta "mirror".

che razza di locale poteva chiamarsi mirror?

ma l'attenzione del ragazzo venne attirata specialmente da un fogliettino attaccato alla vetrina che diceva "cercasi cameriere/cameriera, se interessati chiamare il xxx-xxx-xxx".

quella era la sua occasione, doveva avere quel lavoro.

entrò subito nel locale e un calore piacevole lo accolse insieme all'odore dei vari drink e la musica calma.

camminò spaesato fino al bancone dove un ragazzo poco più alto di lui dai capelli biondi gli sorrise.  Sulla camicia aveva una targhetta dove sopra c'era scritto in grassetto "chan".

"salve, cosa desidera?"

la voce dolce del ragazzo stupì jisung, in altri locali erano tutti antipatici e scorbutici, invece questo chan era proprio bravo.

"uhm ecco in realtà avevo visto il volantino e volevo sapere se è possibile ancora essere assunti."

quel posto era molto accogliente, e il suo presunto collega sembrava molto bravo, jisung dubitava che ci fosse ancora posto.

"certo! Hai già un appuntamento col capo?"

a quel certo jisung sorrise, aveva una possibilità.

"in realtà no, ho visto solo ora il volantino."

chan annuì e fece segno al ragazzo di seguirlo, così da portarlo dal capo.

jisung aveva leggermente ansia, era vestito come un barbone e non aveva nessun discorso in mente da dire per fare bella figura, quindi era leggermente fottuto.

dopo un po' si fermarono davanti ad una porta, ma prima di aprirla chan parlò.

"ti do qualche consiglio, rispondi a tutte le sue domande brevemente, non incantarti a fissarlo, sii sicuro di sé."

tra quelle cose forse solo la seconda sarebbe riuscito a seguire.

e finalmente chan aprì la porta facendo entrare il ragazzo nella stanza, che sembrava quasi un ufficio.

alla scrivania c'era una testa nera china su diversi fogli che venivano compilati e firmati.

il ragazzo alzò la testa sentendo la porta aprirsi e jisung si stupì nel vedere una persona apparentemente giovane ad essere il capo di un locale.

"signor lee, questo ragazzo è interessato al lavoro, non aveva un appuntamento ma credevo fosse una buona idea portarlo qui."

signor lee? Già il cognome metteva paura al minore che era fermo immobile e provava ad avere lo sguardo altrove.

"va bene, grazie chan. Torna pure a lavorare, mentre tu puffo siediti."

puffo? Ok che aveva i capelli blu, ma chiamarlo puffo era esagerato.

senza dire nulla andò a sedersi sulla poltroncina davanti alla scrivania e tenne il capo chino leggermente ansioso per lo sguardo del maggiore su di sé.

"dunque, dimmi come ti chiami, quanti anni hai e qualcosa a tua scelta, guardandomi gentilmente in faccia."

molto sarcastico questo lee.

jisung si ritrovò costretto ad alzare la testa ed iniziò a parlare cercando di non farla troppo lunga.

"mi chiamo han jisung, ho 19 anni e quest'estate ho finito il liceo."

mentre il minore parlava, l'altro cercava qualcosa tra i vari fogli e dopo un po' gli diede un foglio da compilare con una penna.

"spero tu non faccia guai e lavori seriamente, altrimenti non ci metto nulla a cacciarti da qui. Non me ne frega se sei un ragazzo che non sa che fare nella propria vita e che quindi fa il primo lavoro che gli capita, io non faccio miracoli né sono gentile, chiaro?"

jisung annuì deglutendo e si affrettò a compilare il foglio.

"e si risponde alle mie domande, quindi sono stato chiaro?"

"s-sì signor Lee."

il capo prese il foglio e lo guardò per qualche secondo per poi spostare lo sguardo sul ragazzo davanti a lui.

"domani ti voglio qui alle 7, sii puntuale, prenderai la divisa da chan. Arrivederci."

"arrivederci."

il minore si alzò ed uscì da quell'ufficio che ormai gli faceva mancare l'aria.

poteva pure essere attraente, ma era fin troppo severo.

"ci vediamo domani collega."

chan lo salutò prima che jisung lasciasse il locale, almeno lui era gentile.

ma come faceva a sapere che fosse stato già assunto?

autore

ciao

jisung, come sei imbranato.Where stories live. Discover now