III

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jisung non aveva chiuso occhio quella notte.

non capiva se fosse l'ansia o il fatto che dovesse svegliarsi alle 5, quindi quasi non aveva senso dormire.

si alzò pigramente dal letto ed indossò le sue ciabatte pelose con le orecchie da coniglio. Odiava svegliarsi presto, gli ricordava il periodo scolastico e solo il pensiero lo faceva rabbrividire.

guardò fuori dalla finestra e notò che il cielo era ancora buio, alla fine in inverno il sole sorgeva solo dopo le 6. Era necessario farlo venire a quell'ora?

andò in bagno così da sciacquarsi il viso che aveva un'espressione chiaramente stanca e l'acqua gelida non l'avrebbe tolta.

iniziò così a prepararsi, indossando i primi vestiti che trovò, lì comunque avrebbe indossato la solita camicia e i soliti pantaloni.

in cucina mangiò una ciotola di cereali, giusto per non avere lo stomaco vuoto, e quando si fece l'orario giusto uscì di casa.

mise le cuffiette nelle orecchie, alzò il cappuccio e fece partire la musics dirigendosi poi verso il locale Mirror.

quell'atmosfera era la sua preferita. Buio illuminato solo da qualche lampione, strade vuote tranne qualche macchina di qualche lavoratore che a malincuore lavorava così presto, il freddo che gli colpiva la pelle e la musica nelle orecchie che lo distraeva dai pensieri.

era tutto perfetto, si sentiva il main character, infatti non riuscì a nascondere un sorriso felice.

arrivato davanti al locale notò che fosse, ovviamente, chiuso e che non ci fossero tracce di minho.

fece spallucce e decise di aspettare lì davanti mentre la musica gli faceva compagnia, come sempre.

canticchiò la canzone che in quel momento suonava, ovvero the eve degli exo, mentre era concentrato a guardare le storie su instagram dei coetanei.

la sera precedente loro erano usciti a divertirsi, come sempre d'altronde, mentre jisung era a lavoro ed era tornato a casa sia spaventato che con una mano fasciata.

certo che la vita era proprio crudele con lui.

improvvisamente sentì la sua cuffia sinistra lasciare il suo orecchio e quando si girò sobbalzò alla vista del suo capo.

"ascolti musica simile di prima mattina?"

jisung subito spense la musica e si inchinò mentre nascondeva le cuffie nella tasca del giubbino.

"buongiorno signor Lee."

minho lo guardò e sorrise, gli piaceva proprio tanto sentirsi superiore ed essere trattato da tale.

"su vieni, oggi ci eserciteremo a casa mia, e sappi che non torni a lavorare finché non sarai un lavoratore perfetto."

e così andarono alla casa del maggiore che era affianco al locale.

"ma come farà chan da solo?"

jisung si sentì un peso in quel momento. Per colpa delle sue capacità lavorative inesistenti, ora chan era solo e doveva cavarsela da solo.

"non ti preoccupare per lui, è bravo."

entrarono in casa del maggiore e jisung si guardò attorno. Non era una casa grande né aveva oggetti appariscenti, sembrava una di quelle case che gli universitari fuori sede compravano per restare vicino alla scuola. Magari era così?

"ti eserciterai in salotto, guai a te se fai casini."

e così minho andò in cucina per preparare il vassoio.

jisung si guardò ancora attorno, notando diverse cornici sui mobiletti che avevano varie foto.

in una c'erano tre gattini, due arancioni e uno grigio, in un'altra c'era minho con i suoi genitori ed infine una della laurea del maggiore.

"hai visto che carini i miei fratellini, si chiamano soonie, doongie e dori."

il ragazzo sobbalzò leggermente sentendo la voce dell'altro e si girò verso di lui sorridendo lievemente.

"io ho un cane, però amo tanto i gatti."

si fissarono per qualche secondo in silenzio, ma il minore venne risvegliato dai propri pensieri sentendo il vassoio nelle mani.

"io sarò il tuo cliente, raggiungi il divano senza far cadere nulla."

detto ciò, il maggiore andò a sedersi sul divano e jisung restò un attimo immobile avendo paura di sbagliare.

prese un profondo respiro ed iniziò a camminare tenendo lo sguardo fisso sui bicchieri per assicurarsi che i bicchieri non cadessero.

focalizzato completamente sui bicchieri, non notò il tappeto e così inciampò, ma prima che cadesse minho le afferrò per le braccia evitando che egli cadesse.

per fortuna i bicchieri erano di plastica, alla fine minho si aspettava una scena simile.

l'acqua si rovesciò finendo sulla felpa del maggiore che non se ne preoccupò.

"la prima cosa che sbagli è guardare solo i bicchieri, devi camminare guardando in avanti."

jisung annuì sospirando e posò il vassoio sul tavolino per poi sedersi sul divano affianco al maggiore.

"mi dispiace capo, sono una nullità e non so fare nulla, è inutile che perdiate tempo con uno come me, licenziatemi direttamente."

com'era suo solito fare, jisung subito si arrese. Lo abbatteva parecchio il fatto di non essere bravo in nulla.

"è vero, sei una nullità. Non capisco come mi sia venuto in mente ad assumerti, ora per colpa tua la mia felpa è bagnata e sempre per colpa tua mi sono dovuto svegliare presto."

il minore, sentendo quelle parole, guardò male il capo che invece lo guardava con un sorrisino divertito.

"ah è colpa mia? Beh tu hai deciso di farmi venire qui alle 6 di mattina, per colpa tua non ho chiuso occhio e perlopiù per colpa tua avevo un'ansia assurda a tenere quel vassoio in mano!"

mentre jisung gli rinfacciava queste cose, gli puntava anche il dito contro avvicinandosi ad ogni "colpa" il viso al suo, non accorgendosi nemmeno di avergli dato del tu.

"per colpa tua ieri sei clienti se ne sono andati insoddisfatti e mi hanno detto che fosse colpa tua, secondo te a cosa servono quelle targhette che porti sulla camicia come un bravo cagnolino, mh?"

e mentre diceva ciò, prese per il colletto il ragazzo, avvicinandolo ancora di più al proprio viso mentre lo guardava con sguardo di sfida.

"e io per te non sono minho, ma signor lee, quindi attento a come parli."

e mentre qualche secondo prima jisung era completamente sicuro di sé, in quel momento si sentiva una formica minuscola davanti ad un gigante.

a quel punto realizzò di essere fin troppo vicino al suo CAPO quindi si ricompose e si alzò dal divano riprendendo il vassoio imbarazzato.

continuinò ad esercitarsi per altre ore ininterrottamente, non voleva arrendersi, voleva far vedere a minho che in fin dei conti non era una nullità e qualcosa di buono l'avrebbe fatto.

certo gliene costò una felpa, ma alla fine ci riuscì. Finalmente riusciva a portare il vassoio senza problemi nonostante tutte le provocazioni del ragazzo, che in fin dei conti si divertì.

era proprio imbranato quel jisung.

autore

hello my people

jisung, come sei imbranato.Where stories live. Discover now