Capitolo 2.

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Due occhi color cioccolato mi fissavano come se fossi in fin di vita. Intorno a me aleggiava uno strano odore di pini e ... di One Milion. Forse stavo sognando. Ero sdraiata in un letto molto carino ed extra morbido, ma continuavo a non capire dove mi trovassi.

«Ti sei svegliata finalmente! Riccioli d'oro, non farlo mai più. Mi hai fatto prendere un infarto, sai?!» disse quel ragazzo, scattando improvvisamente in piedi. Ancora lui. Ancora quell'angelo dannato. Un angelo che sembrava ancora più bello visto da vicino.

Un paio di jeans stretti gli fasciavano le gambe, come se fossero stati disegnati su misura per lui. Portava una canottiera bianca, che lasciava vagare l'immaginazione a pensare a cosa ci fosse sotto di essa. E poi ai piedi... dannazione. Ancora quei maledetti stivali. Puliti, in quel momento, ma pur sempre quei maledetti stivali.

«Scusa, ma dove sono? E tu chi sei? E dov'è Avril?» chiesi, presa improvvisamente dal panico.

In fondo, nemmeno lo conoscevo. Non sapevo chi fosse, da dove fosse spuntato fuori e soprattutto, perché mi avesse aiutata.

Ad un certo punto lo vidi avvicinarsi di più al mio viso. Il mio stupido cuore iniziò a battere senza tregua nel petto, come se stesse correndo una maratona, e il ragazzo misterioso si abbassò vicino a me. Ecco, lo sapevo. Adesso mi avrebbe uccisa e squartata. Cazzo, dov'era Avril?

«Calma piccola. Av è andata a prendere la tua valigia, sarà qui tra un momento.» mi sussurrò all'orecchio, facendomi scorrere brividi ovunque. Che effetto mi faceva, solo Dio lo sa.

«Tu... tu conosci Avril? Quindi non sei un serial killer?» chiesi con una voce apparentemente innocente.

«Certo bambola, fin da quando eravamo piccoli. E no, non sono un serial killer.» rispose serio. «Adesso però non pensare a questo,» disse iniziando a sfilarmi una scarpa, «è meglio se tu riposi un po', avrai avuto probabilmente un calo di zuccheri.»

«Ma tu chi sei?» chiesi, arrivando dritta al punto. Quella domanda mi stava martellando in testa.

«Io sono Dylan. Dylan Coleman. Ma questo non è importante, adesso.» disse con uno strano sguardo. Non mi convinceva per niente.

«E non mi chiedi chi sono?» chiesi scocciata dal suo atteggiamento così superficiale e menefreghista. Non sapeva neanche come presentarsi ad una ragazza. Santo cielo che carattere!

«Tu sei Jane. So con chi ho a che fare piccola, non preoccuparti.» disse facendomi l'occhiolino.

Okay, questa storia stava diventando abbastanza inquietante, era ora di darci un taglio.

La porta si spalancò di colpo, ed Avril spuntò con due valigie e tre sacchi a pelo messi di sopra.

«Avril, potevi anche farti aiutare da Colton, santo cielo!» esclamò Dylan, un attimo prima di andarle incontro per aiutarla.

«Bimba, ti sei svegliata? Come stai? Dylan mi ha raccontato tutto. Cielo, mi hai fatto prendere un colpo, dovevi dirmelo, e sarei venuta subito con te! Per fortuna c'era lui!» disse Avril senza fermarsi per prendere fiato. Aveva gli occhi spalancati e i lunghi capelli che solitamente teneva sciolti, erano legati in una coda di cavallo disordinata. Era splendida anche quando era spaventata. I capelli rossi, combinati con gli occhioni azzurri e le lentiggini, creavano un mix perfetto. Nessuno gli resisteva, era bellissima.

«Avril tranquilla, va tutto bene. Dylan è stato molto... gentile.» sputai a fatica quelle parole, «ma dove siamo?»

Mi ero svegliata in una stanza del tutto sconosciuta, e non ci avevo neanche fatto caso. Le pareti erano fatte in legno, come anche il pavimento, l'armadio, le porte... in pratica, ero circondata da legno, ecco spiegato l'odore di pini. Ma come stanza, tutto sommato, non era poi tanto male, anzi, era davvero bella. Era enorme, c'erano quattro letti disposti in modo disordinato nella stanza. Vi erano diversi armadi, comodini, due scrivanie in legno, molti quadri che rappresentavano diversi paesaggi, e un'enorme finestra che dava sul lago. Sembrava tutto così magico, così strano.
Forse era strano sentirmi così lontana da casa, ma posso assicurarvi, che non avevo mai provato una sensazione più serena di quella.

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora